Torniamo sul sindaco Orlando. Non c’è dubbio che Palermo sia cambiata, che la mafia non ha più la potenza aggressiva di vent’anni fa, che lo Stato ha vinto e la società civile è cresciuta. Non c’è dubbio che la città sia maturata culturalmente e che le iniziative del Comune, come Manifesta, abbiano contribuito a renderla più attraente, più serena, più soffice. Non c’è dubbio che i problemi ci sono, dai trasporti ai rifiuti; ma sono problemi per i quali il sindaco può trovare una giustificazione. Ciò che invece scavalca i confini della decenza sono le 326 bare accatastate, senza pace e senza pietas, in un deposito del cimitero dei Rotoli. Orlando, apostolo dell’accoglienza, dovrebbe provare un pizzico di vergogna. Più di quanto non ne debba provare Salvini, il prepotente che ha tenuto in mare per dieci giorni, sotto il picco del sole, i 116 immigrati della Gregoretti.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
La pietà scomparsa per morti e immigrati
leoluca orlandopalermo
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