L’indignazione è forte, la rabbia pure. Davide Faraone, senatore del Partito Democratico, ne ha accumulata parecchia. E’ bastato uno show di pochi secondi, quello di Grillo al Circo Massimo, per mandare in frantumi l’idea di una società solidale, che non fa differenze, che non respinge. Soprattutto quando si parla di ragazzi “diversi”, costretti a convivere ogni giorno con le difficoltà. Poche parole – per accomunare gli autistici a degli psicopatici, spiegando che in Italia ne siamo pieni – hanno gettato fango su un’intera categoria di persone che oggi fatica ad affermarsi e a difendersi. Pochi secondi, e tanti risolini compiaciuti, che spazzano via i progressi (tentati) e le notti bianche (vissute) dei genitori che ogni giorno lottano per affermare uguaglianza, utilità sociale, vita. La politica “urlata” non ha pietà di niente e di nessuno: “Alla base delle dichiarazioni di Beppe Grillo – spiega un risentito Faraone – c’è il tentativo di piegare dei temi di umanità e socialità agli interessi della politica, e al cinismo di certa politica. Io ci leggo solo disumanità”.

I leader politici, perché Grillo è tuttora in leader politico, non dovrebbero dare esempi più alti?

“Credo che la politica debba sempre essere considerata un’arte nobile, quindi i suoi protagonisti dovrebbero saper pesare le parole. Sempre. Noi viviamo in una società complessa, dove ci sono famiglie che ogni giorno sudano e buttano sangue per costruire percorsi d’inclusione. Se ci si mette pure un leader di partito a gettare benzina sul fuoco, è chiaro che diventa tutto più complicato. Quella di Grillo è stata una vigliaccheria perpetrata nei confronti di persone che non possono difendersi”.

Pensa che quelle frasi siano dettate più da ignoranza od opportunità?

“Io sono tempestato ogni giorni da racconti d’esclusione. Solo una percentuale irrisoria arriva sui giornali. Oggi quello della diversità – non parlo solo dei disabili, ma anche degli immigrati, delle donne, degli omosessuali – è diventato un tema di propaganda, di costruzione di un consenso politico. A furia di solleticare questi argomenti, ci sarà sempre il deficiente che fa il bullo a scuola o che evita di sedersi sul bus accanto al ragazzino di colore. Purtroppo le due forze politiche che si trovano al governo stanno costruendo il loro consenso proprio su questi sentimenti”.

Lei è papà di Sara, una ragazza autistica. Cosa vuol dire, ogni giorno, vivere in quel contesto?

“Ci sono ragazzi e ragazze, bambini e bambine, che vivono nella solitudine, nell’isolamento. E genitori che devono sempre spiegare perché è importante coinvolgere i propri figli, o fare in modo che i compagni partecipino alle loro feste di compleanno. O perché un ragazzino autistico non debba essere picchiato in classe. Credo che le dichiarazioni di Grillo suonino come un’umiliazione nei confronti dei genitori. Avrei avuto la stessa reazione se a farle fosse stato un esponente del Pd. Qui la politica non c’entra. Ma il Movimento 5 Stelle su questi temi sta dimostrando di avere zero sensibilità”.

Fino a dove potrà spingersi questa deriva?

“Non si tratta solo di una deriva… Qui c’è anche l’ipocrisia di aver istituito un ministero della disabilità, che di per sé vorrebbe essere una foglia di fico per dire che “ci stiamo occupando” del tema. Ma che in realtà si dimostra la classica idea segregazionista, che noi del Pd abbiamo contrastato con forza negli anni passati. La disabilità non è un tema da delegare a qualcuno, ma attraversa le nostre vite. Quando devi occuparti di persone con difficoltà, non puoi separarle dal resto del mondo. E’ questo uno dei motivi per cui abbiamo abolito le “classi speciali” a scuola. Creare dei momenti di inclusione permette ai ragazzi con difficoltà di costruire percorsi di crescita e alle persone “normali” di crescere imparando a costruirsi una vita con loro. Questi due mondi hanno bisogno di marciare insieme”.

Il Circo Massimo ha riso. Da Grillo si aspetta delle scuse?

“Quella piazza mi è sembrato il Colosseo che urla di fronte all’imperatore che decide di abbassare il pollice, per poi manifestare approvazione. Non c’è stata una spontanea indignazione neanche dopo: nessun esponente dei 5 Stelle ha chiesto scusa. E non lo farà neanche Grillo. Uno si scusa quando ha la consapevolezza di aver sbagliato. Ma lui parla allo stomaco di quei cittadini che considerano l’avere a che fare con persone più deboli un freno alla società e allo sviluppo di un Paese. C’è una forte differenza culturale fra noi e loro: infatti noi stiamo all’opposizione, loro dall’altra parte”.

Cosa farà adesso?

“So che tante famiglie si stanno organizzando per una querela. Credo che apporrò anche la mia firma”.