C’è un consigliere comunale a Palermo, si chiama Igor Gelarda, che da qualche mese è alla guida (sotto la supervisione del commissario Stefano Candiani) del Carroccio in Sicilia. La Lega è sbarcata anche qui: nella terra di conquista di Arabi e Normanni. Gelarda è il responsabile enti locali del partito di Salvini nell’Isola (insieme a Fabio Cantarella, assessore al comune di Catania). Palermitano doc, 44 anni, ispettore di polizia, con una laurea e un dottorato di ricerca in storia. Quello che si occupa di coordinamento e di fare squadra. Di costruire un vissuto che da queste parti manca. Nessun siciliano può essere nato leghista. Ma molti lo stanno diventando: per convinzione o impulso, poco cambia.
Di recente sono state staccate 4mila tessere di un partito che ha fame di Sud, forse più di quanto il Sud abbia fame di Lega. Eppure il consenso cresce: “Questo entusiasmo – si diverte Gelarda a snocciolare statistiche – dipende per il 49% dall’operato di Salvini, un politico che fa ciò che promette. E per il 51% dalla speranza di costruire una Sicilia diversa, sul modello di alcune regioni del Nord che sono passate dall’essere un fanalino di coda in Europa all’essere fondamentali nel panorama economico italiano. Noi stiamo declinando in modo serio e importante l’impegno di questa forza politica. E Salvini ne è soddisfatto”.
Ma la Sicilia non ha radici leghiste. O forse sì?
“Qualcosina c’era già. Parlo dei militanti della prima ora, che hanno accompagnato Salvini da sempre. Erano pochi, organizzati così così, ma c’erano. E per questo ho il piacere di coinvolgerli. Ma noi adesso vogliamo ripartire dai temi. Dal tema, in verità: parlo dello sviluppo territoriale. Tutte le altre questioni, dalla sicurezza alle infrastrutture, si agganciano a questo. La Lega è uno strumento, un mezzo, attraverso il quale la Sicilia deve avere uno sviluppo del territorio”.
In effetti, parlando di persone, vi state rivelando difficili. Il vostro non è un partito maglie larghe, che raccoglie transfughi di altre esperienze politiche… Ma non potreste trovare anche delle risorse tra i “reduci”?
“Ma assolutamente sì. Ci può essere anche gente che fa politica da cent’anni. Non ci interessa se viene dal Pd o da Marte: l’importante è che si tratti di persone pulite da un punto di vista morale ed etico. Questa, tuttavia, è una condizione necessaria ma non sufficiente. Nei mandati che hanno svolto da deputati, sindaci, assessori o consiglieri comunali, devono dimostrare di aver agito nell’interesse del territorio. Se non lo hanno fatto prima, non lo faranno neanche ora”.
Quindi il metodo di selezione implica l’esclusione di chi si è compromesso col potere e ha arrecato danno alla Sicilia. Ad Agrigento avete preso di mira gli alfaniani.
“Su Alfano e sui suoi eredi politici non c’è spazio nella Lega. Ma la mia chiusura è ancora più ampia. Chiunque ha avuto ruolo e responsabilità nella gestione della cosa pubblica non può tirarsi fuori: transfughi, opportunisti, politici in cerca di poltrone comincino a cercare un lavoro, se pensano di potere usare la Lega come opportunità per riciclarsi. La Sicilia è in ginocchio per loro responsabilità. Hanno tenuto in piedi ed alimentato i governi Lombardo e Crocetta, i peggiori che la Sicilia ricordi. Eppure adesso intervengono nella scena pubblica. Dovrebbero vergognarsi. Bisogna mandare a casa gli opportunisti che hanno devastato la nostra terra”.
Quindi è impossibile un dialogo con i centristi?
“Lo schema destra, sinistra, centro, è saltato da tempo. La sinistra di Renzi è stata al servizio del sistema bancario, Monti ha svenduto l’Italia ai tecnocrati europei. Io sono un uomo di destra e ritengo finalmente utile che qualcuno si occupi del rispetto delle regole. Ma la realtà più significativa è che la Lega è un movimento che ascolta la gente. La politica parte dai territori. Da quello che le persone registrano come problema. La politica fatta di categorie precostituite è conclusa”.
Perché Lei è passato dal Movimento 5 Stelle alla Lega?
“Non mi pento di ciò che ho fatto in passato. Ritengo che il M5S sia pieno di brave persone, ma è privo di una struttura sul territorio. Almeno in Sicilia. E senza di essa non puoi svolgere alcuna attività politica. La Lega offre a ciascuno di noi uno spazio di azione lontano dalla logica dell’uno vale uno del Movimento 5 Stelle. Quella logica ha fatto illudere migliaia di persone che ciascuno può fare il presidente del Consiglio. Non è così. La Lega insegna la militanza. Rispetta la voglia di partecipazione, ma riconosce il merito. Le competenze”.
Ora che abbiamo chiarito il rapporto coi transfughi, può dirci come vi presenterete alle prossime Europee. Lei sarà candidato?
“Non so se sarò candidato, l’ho letto su alcuni giornali. Ma farò quello che mi dirà il partito. Anche sul fatto di andare da soli, attendiamo di conoscere le decisioni di Salvini e Candiani, anche se le ultime dichiarazioni sembrano convergere in quella direzione”.
Governate con una forza di governo, i 5 Stelle, che hanno pensato di placare la fame dei siciliani con il reddito di cittadinanza. Nessun’altra forma di sviluppo è possibile?
“Queste misure sono una base di partenza, utili a far riprendere l’economia, a far girare dei soldi. Non ci si può basare solo su quelle. Lo sviluppo economico e commerciale deve essere complessivo. Se si guarda al reddito di cittadinanza in chiave di sviluppo è un conto, se lo vediamo solo come punto d’arrivo non abbiamo fatto niente”.
Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha paragonato Salvini al “primo Mussolini”. Cosa replica?
“C’è forse qualcuno che può smentire il nostro sindaco perfetto, quello che il sindaco lo sa fare per davvero? Nessuno ovviamente. Più che sembrare Salvini un Mussolini della prima ora, è Orlando a sembrarci Nerone che guarda fuori mentre Palermo brucia. Farebbe meglio a concentrarsi su quello che sta combinando lui, piuttosto che pensare a Salvini”.
I toni del Ministro dell’Interno non andrebbero regolati? Si rischia di creare ogni giorno un nemico diverso, e spargere il focolaio in seno all’opinione pubblica.
“Non credo che i toni di Salvini siano particolarmente alti. Sono adatti a gente che ormai è disperata. Ogni anno vanno via da Palermo 1500 siciliani. Poi, parlando di razzismo, vorrei darle una statistica…”.
Prego…
“In Italia nel 2017 sono stati denunciati 350 episodi a sfondo razzista, che mi fanno schifo dal primo all’ultimo. In Gran Bretagna ne sono stati denunciati 65mila. Questo vuol dire che in Italia il fenomeno del razzismo per fortuna è limitato. Gli italiani hanno una cultura dell’accoglienza. Quindi non vedo alcun collegamento fra i temi di Salvini che sono forti, ma strutturati, con eventuali episodi razzisti – ripeto, mi fanno schifo – che in Italia non ci sono”.
Come sono i rapporti con Musumeci?
“I rapporti, politicamente, sono buoni. C’è un nostro deputato che lo sostiene. Ma ci aspetteremmo dal governo qualcosa in più. Almeno un impegno pari ai bisogni dei siciliani. Che sono grandi”.