Dal “suca” di Manlio Messina al “t’affucu” di Carlo Autieri sono passati tre anni. Il primo si è edulcorato, transitando dall’assessorato regionale al Turismo alla poltrona di vicecapogruppo di FdI alla Camera; il secondo, invece, rischia di inabissarsi se Fratelli d’Italia, che non ha ancora espresso una parola di sdegno per il lessico dell’onorevole deputato, dovesse decidere di cacciarlo (per il momento si è autosospeso lui). A saltare, intanto, sarebbero i contributi alle associazioni della madre e della moglie, che la trasmissione Piazza Pulita, su La7, ha quantificato in poco meno di 330 mila euro (negli ultimi tre anni). Ma è sul modus operandi, oltre che sul linguaggio irripetibile e le minacce a La Vardera, che la politica dovrebbe interrogarsi. Riportando all’ordine del giorno un tema mai dibattuto all’Assemblea regionale, di fronte ai banchi (pieni) del governo: cioè la questione morale.

Non si tratta solo di assessori o deputati indagati, di essere figli di personaggi discutibili (così hanno messo alla gogna l’assessore Nuccia Albano), o di aver scontato cinque anni per favoreggiamento ed essere riammesso alla vita pubblica (come vuole lo stato di diritto). La vicenda, intesa in senso più ampio, riguarda l’utilizzo maldestro e privatistico delle istituzioni, che diventano un bottino di caccia per alimentare il consenso di personaggi senza vergogna. Come si fa a gestire i soldi pubblici in questo modo? Il fatto grave è che la politica continua a non prendere posizione rispetto agli spregiudicati avventurieri, né dei loro sponsor, che introducono strane società – col biglietto da visita – nei palazzi della Regione, nelle partecipate, nelle Aziende sanitarie, per proporre (o imporre) collaborazioni a peso d’oro e senza uno straccio di gara a evidenza pubblica. E’ inammissibile che si voltino dall’altra parte.

Arriverà il momento in cui interverranno le procure, sollevando l’ira dei politici (da sempre allergici alle ingerenze). Se ad attivarsi non sono i magistrati, però, non accade mai nulla che serva a scongiurare comportamenti, riti e pratiche impregnate di malcostume. Eppure Schifani ci aveva provato: di fronte all’affidamento diretto da 3,7 milioni a una società lussemburghese, che avrebbe dovuto realizzare una mostra fotografica su donne e cinema a margine del Festival di Cannes, aveva ritirato il provvedimento in autotutela, incolpando il dipartimento del Turismo per aver arrecato un danno d’immagine alla Sicilia. Il Tar gli diede ragione, confermando la revoca. Ma nessuno, né la magistratura contabile tanto meno la politica, ha appurato o voluto appurare (nella seconda fattispecie) le responsabilità dello scandalo. Eppure, già nel 2022, la Regione aveva consegnato poco più di due milioni agli stessi avventurieri per organizzare l’evento.

Auteri a Brucoli

I dissidi fra il presidente della Regione e l’ex assessore al Turismo, ritenuto il mandante politico di ‘Sicily, Women and Cinema’ si risolveranno in una bolla di sapone, nel magnifico scenario di Brucoli, dove da un paio d’anni a questa parte Fratelli d’Italia continua a impartire lezioni su come si amministra il Turismo. Nell’ultima edizione, per fortuna, Carlo Auteri si è presentato solo per i saluti, con un’etichetta cucita addosso: componente della commissione Cultura dell’Ars. Qualche giorno fa, finito nel mirino de ‘La Sicilia’ per una questione di contributi assegnati a enti e associazioni riconducibili alla sua “galassia” (made in Sortino), aveva spiegato che “quelli che qualcuno chiama ‘Amici ‘ sono le persone che, con il loro impegno, arricchiscono la nostra cultura”. Meno male.

Con la cultura non si mangia, diceva un vecchio saggio. Eppure qualcuno ci prova. Fratelli d’Italia è il partito della corrente turistica, che negli anni, oltre a Cannes, ha partorito altre iniziative meritevoli di attenzione. Come nel caso di SeeSicily, il programma inventato da Manlio Messina per dare ristoro alle imprese del settore ricettivo dopo la crisi del Covid. Ma anche ai big player pubblicitari – concessionari della Rai, di Mediaset, del Gruppo Cairo – che hanno potuto beneficiare di una fetta considerevole della torta (per l’equivalente di circa 24 milioni sui 70 messi in palio dalla misura finanziata dall’Europa). E non è bastato il rifiuto di Bruxelles a liquidare una seconda tranche di fatture per spese ritenute “non ammissibili”. Anche Elvira Amata, che ha rimpiazzato Messina in via Notarbartolo (dopo il passaggio disastroso di Scarpinato) ha elogiato il sistema SeeSicily, mentre Schifani se l’è presa coi dirigenti che – dichiarato il fallimento dell’operazione – avevano iniziato a revocare i contratti con gli albergatori che avevano incassato il regalino della Regione dimenticando di offrire i voucher ai turisti per usufruire di notti gratis o servizi a prezzi agevolati. Una dimenticanza che è costata all’Amata il servizio-inchiesta di Fuori dal Coro, il disprezzo di Mario Giordano e una fuga a gambe levate.

La vergogna, però, non è tutto. Nell’ambito del turismo, negli anni di Musumeci e anche in quelli di Schifani, si sono innescati strani meccanismi che riguardano la distribuzione delle prebende e la scelta delle persone. Sempre uguali. Come nel caso della maestra Gianna Fratta, che è stata richiamata alle Celebrazioni Belliniane (in qualità di project manager strapagata) dopo aver fatto il bello e il cattivo tempo alla Sinfonica, un’istituzione lirica messa a soqquadro dalle pratiche poco trasparenti da parte di taluni patrioti, che ne hanno gestito la governance in regime commissariale per anni. O come nel caso di un avvocato d’affari, che ha imbastito una campagna d’odio contro il giudice che lo aveva condannato a versare 621 mila euro di tasse non pagate all’Agenzia delle Entrate, e che oggi, tuttavia, si ritrova a essere destinatario di consulenze e incarichi di prim’ordine. Si potrebbe continuare per ore ad elencare i casi di mala gestio. Vicende su cui si è preferito stendere il velo dell’indifferenza, al netto di poche eccezioni.

Come quella dei deputati dei Cinque Stelle Luigi Sunseri e Antonio De Luca: “Il caso Auteri arriva dopo i casi Cannes e SeeSicily che abbiamo denunciato in varie sedi. Sul caso SeeSicily, per il quale abbiamo fatto anche accessi agli atti e un esposto alla Corte dei conti, ci avevamo visto giusto, come dimostra il buco nei conti della Regione, certificato, nero su bianco, nelle carte inviate alla Commissione Europea dall’Autorità di Audit della Regione. È ora di procedere al dibattito parlamentare, il presidente dell’Ars Galvagno convochi la seduta d’aula dedicata all’argomento che chiediamo ormai da due anni. E il presidente Schifani non può più far finta di niente: tolga l’assessorato a Fratelli d’Italia, andando oltre il gioco delle tre carte che ha messo in piedi a gennaio dello scorso anno, scambiando solamente le deleghe tra gli assessori Amata e Scarpinato”. “È indispensabile – concludono i due deputati – un confronto che non sia solo sui giornali, ma davanti a tutta la deputazione regionale e ai cittadini, che devono poter ascoltare l’assessore Amata e Schifani, ai quali abbiamo tante cose da chiedere. È un approfondimento necessario che va oltre ai casi specifici, ma che investe il corretto uso dei fondi europei, nazionali e regionali che devono essere spesi bene. Fratelli d’Italia ha ampiamente dimostrato di sapere fare solo disastri col turismo, Schifani ne prenda atto e tolga il giocattolo-turismo dalle loro mani”.

Ma probabilmente Galvagno rimarrà impassibile, non avendo alcuna intenzione di danneggiare il partito da cui proviene né di pregiudicare la sua corsa per la casella più dorata, quella di Palazzo d’Orleans. Il ruolo di presidente dell’Ars imporrebbe una certa terzietà e la necessaria tutela dell’istituzione: lui, però, preferisce glissare. Come hanno fatto, per la maggior parte del tempo, gli altri partiti della maggioranza (i forzisti, la cui livrea è stata lucidata dalla magistrata Caterina Chinnici, restano ‘murati’) e quelli dell’opposizione. Che appaiono da sempre troppo morbidi rispetto alle vicende riguardanti la questione morale. Ma dov’è finito il Pd? E dove il fustigatore Cateno? Anche su quest’ultimo scandalo – le minacce di Autieri e tutto il resto – si sono limitati alla solidarietà di rito nei confronti dell’offeso, senza andare oltre. Avrebbero tutti gli strumenti parlamentari per agitare la ricerca della verità. Ma le vie dell’inciucio sono infinite…

Auteri si autosospende dal partito

“In queste ore, a seguito della vicenda che mi ha coinvolto, ho deciso di autosospendermi dal partito di Fratelli d’Italia per tutelare il buon nome della mia comunità e della politica che rappresento. Voglio che sia fatta piena chiarezza su ogni aspetto delle accuse che mi sono state rivolte, e lo farò carte alla mano, con la massima trasparenza e serenità”. Lo ha detto in una nota il deputato di Fratelli d’Italia, Carlo Auteri. “Mi sento vittima – aggiunge – di una situazione strumentalizzata, dove dettagli e tempistiche sono stati riportati in modo parziale. I fondi di cui si parla risalgono al periodo Covid e sono stati erogati prima che io entrassi all’Ars, il 18 gennaio 2023. Questo fatto, che ritengo cruciale, è stato ignorato. Sono quindi determinato a dimostrare la mia integrità e il rispetto della legge che ha sempre guidato il mio operato. Nel frattempo, sospendo ogni mia attività nel partito, in attesa che la verità venga chiarita in tutte le sedi opportune”.