La storia fantastica della Sicilia racconta che un nobile dei nostri tempi – che abitava a Palazzo d’Orleans, o forse no – si invaghì del proprio campiere: un uomo rozzo, arrogante, bullesco e pieno di sé. E ogni volta che lo incontrava gli si inchinava salivoso fino ai piedi con riverenze assurde e prive di senso. A forza di piegarsi lo sconsiderato aristocratico siciliano finì per somigliare al barone Giovannino Cannitello, un grand viveur del secolo scorso che Tomasi di Lampedusa ha ritrovato tra le memorie giovanili. “Mia madre che andava a visitarlo sino alla fine – scrive l’autore de Il Gattopardo – ritornava impressionatissima perché egli era talmente curvo che, seduto in poltrona, il suo volto era a venti centimetri dal pavimento e per parlare con lui occorreva sedersi su un cuscino direttamente sul pavimento”. Storie di una Sicilia senza capo né coda.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Il barone Cannitello alla fermata d’Orleans
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