La metafora dei teatri vale per tutto

I primi effetti della crisi economica siciliana, certificata dalla Corte dei Conti, colpiscono la cultura: a dispetto delle previsioni, infatti, il governo Musumeci ha ammesso a finanziamento solo 5 degli oltre 32 milioni promessi qualche settimana fa per la riqualificazione di 161 teatri. Ora la platea dei beneficiari si è ristretta a 27: vale, pertanto, una postilla del decreto emanato a novembre, secondo cui i primi 27 progetti sarebbero stati finanziabili nei limiti di uno stanziamento di poco inferiore a 5 milioni. Così è stato. Non vale, però, il resto del decreto, che faceva riferimento a una graduatoria stilata dal dipartimento regionale dei Beni Culturali diretto da Sergio Alessandro. Secondo il quale si sarebbero finanziati 6,2 milioni per 34 teatri nel Catanese, 6 milioni per i 29 teatri del Palermitano, 5,1 milioni per gli stabili di Messina e così via.

Lo stop al piano originario è arrivato con un decreto del 6 dicembre, che ha annullato il precedente e stabilito una drastica “selezione”. I soldi, per il momento, vanno solo a 27 teatri. A commentare la situazione è stato il deputato del Pd Michele Arancio: “Il bluff del governo Musumeci ormai non ha più limiti, spazia a 360 gradi in tutti gli ambiti della vita sociale, culturale ed economica della Sicilia e oggi sfiora il ridicolo rispetto alla vicenda del finanziamento a beneficio dei teatri siciliani. Oggi scopriamo che i soggetti beneficiari sono soltanto 27, il 90 per cento dei quali, guarda caso, nel versante centro-orientale della Sicilia – osserva il deputato commentando la nuova graduatoria –. Al di là delle conclusioni beffarde di questa vicenda, che certamente susciteranno reazioni nel mondo della cultura e delle arti, mi chiedo che senso abbia continuare a illudere la Sicilia con proclami che poi restano lettera morta, suscitando disillusione e amarezza”. Musumeci ha risposto: “Con l’anno nuovo saranno emessi i decreti di finanziamento per tutti i teatri, nessuno escluso. E proprio per non escluderne alcuno il governo ha chiesto al dipartimento dei Beni culturali di predisporre una riprogrammazione di risorse non vincolate, già al Bilancio per la registrazione. Una semplice operazione interna per non lasciare indietro nessuno”.

Ma i teatri potrebbero essere soltanto l’incipit di una lunga stagione di tagli che fa già tremare il trasporto pubblico e persino l’assistenza ai disabili, così come molti precari. E Musumeci ha scritto una lettera a Conte per evitare che anche i comuni già in difficoltà, privati dei trasferimenti regionali, possano andare in default. Con una manovra di assestamento da completare entro il 31 dicembre, il governo si è impegnato a recuperare circa 300 milioni per riallinearsi alla quota di disavanzo (da 1,1 miliardi) che la Corte dei Conti ha detto di ripianare urgentemente.

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