La Meloni è una supertrumpiana, tranne che sull’Ucraina

La presidente del Consiglio Meloni

Trumpiana con l’asterisco. L’intervento di Giorgia Meloni alla Cpac ha avuto una forte connotazione identitaria che la rende pienamente parte della famiglia dei sovranisti mondiali riunitisi a Washington. Su un punto, però, la presidente del Consiglio ha voluto svincolarsi: la difesa dell’Ucraina. Bisogna lavorare insieme per “una pace giusta e duratura”, ha scandito in videocollegamento. Due giorni fa, parlando al telefono col premier canadese Justin Trudeau, la pace era solo “duratura”. Il dietrofront di oggi, dunque, è un segnale importante del fatto che Meloni non vuole abbandonare il suo posizionamento pro-Kiev strenuamente difeso in questi tre anni anche dalle bordate di chi è al governo con lei. “In Ucraina”, ha sottolineato, “un popolo combatte per la sua libertà contro una brutale aggressione”: un messaggio chiaro a chi, in queste ore e sulla scia delle sparate di Trump, sta cercando di rilanciare la propaganda russa secondo cui il conflitto è scoppiato per colpa di Volodymyr Zelensky.

Se sulla guerra la differenziazione rispetto al popolo Maga e a molti altri leader europei invitati alla Cpac è stata netta, sul resto Meloni si è mostrata pienamente una di loro. “Sapete quanto io sia affezionata alla vostra manifestazione, non potevo non essere presente anche in questa edizione, seppur da lontano”, ha esordito. Non una semplice frase di circostanza: la consonanza con i conservatori mondiali è totale: la Cpac, ha detto Meloni, “ha compreso prima di altri quanto la battaglia politica e culturale per l’affermazione dei valori conservatori fosse non solo una battaglia negli Stati Uniti ma una battaglia di tutto l’Occidente”. Con questa parola, “definiamo un modo di concepire il mondo nel quale la persona è al centro, la vita è sacra, gli uomini nascono uguali, e liberi, e quindi la legge è uguale per tutti, la sovranità appartiene al popolo e la libertà viene prima di ogni altra cosa. Questa è la nostra eredità, e non dovremo mai chiedere scusa per questo”, ha detto tra gli applausi. “Dobbiamo dire chiaramente e con forza a chi attacca l’Occidente da fuori e a chi cerca di sabotarlo dall’interno con il virus della cancel culture e dell’ideologia woke, che non ci vergogneremo mai di quello che siamo”. Continua su Huffington Post

Francesco Crippa per Huffington Post :

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