Il governo della melina

L'assessore all'Economia e vice-governatore, Gaetano Armao. E' responsabile della vigilanza sulle partecipate

Mentre l’Assemblea regionale continua a parlare di fiscalità di sviluppo, e l’assessore Armao a pretendere la restituzione da Roma della “tassa occulta” (il prezzo dell’insularità costerebbe alla Sicilia fra i 4 e i 5 miliardi l’anno, pari a un sedicesimo del Pil), a Sala d’Ercole è tornato di moda il Ponte sullo Stretto. Un’opera che a molti deputati e a parecchi siciliani farebbe senz’altro piacere, ma al momento è quanto di più distante dalla realtà sostanziale, che parla di una Finanziaria “sospesa” e di una spesa bloccata. La Regione non riesce ancora a liberare i soldi – un miliardo e quattrocentomila euro – previsto dall’ultima Legge di Stabilità, ma demandato all’utilizzo di una formula (la riprogrammazione dei fondi strutturali) che non ha ancora ottenuto l’approvazione di Roma. Parlare di Ponte appare, per questo, del tutto anacronistico. Un puro esercizio di stile che nelle stanze del potere qualcuno vuole perseguire ad ogni costo. Ben venga la testardaggine.

Solo che i problemi sono altri e rischiano di mandare in tilt la solita maggioranza fragile, che ogni giorno trova un modo per andare in crisi. L’ultimo avvertimento nei confronti del governo Musumeci, che non riesce a sbloccare la trattativa col governo Conte, arriva dei deputati Figuccia e Lo Giudice, del gruppo dell’Udc, che hanno convocato una conferenza stampa per sapere “di chi è la colpa, del governo regionale o nazionale, se le risorse stanziate nella legge di stabilità non arrivano alle imprese, ai comuni, ai lavoratori stagionali, ai sanitari che hanno affrontato il Covid-19 ed ai professionisti. Basta con le prese in giro, qualcuno si assuma la responsabilità”. I due hanno presentato un’interrogazione che il vicepresidente della Regione, Gaetano Armao, ha snobbato: “La partecipazione ai lavori parlamentari è più utile delle propalazioni. Bastava leggere i giornali”. “Forse Armao non vive in Sicilia – è stata la controreplica di Lo Giudice, a stretto giro di posta – Questo si chiama babbìu”. E in effetti l’indirizzo del governo appare chiaro: scaricare la responsabilità su qualcun altro – Roma – dimostrando che la Regione siciliana, ormai da venti giorni, sta facendo il massimo per rimodulare le risorse extraregionali che riempierebbero le tasche ai lavoratori messi in crisi dal Covid e che il Dipe (il dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica) non ha ancora avallato.

La Finanziaria, approvata un paio di mesi fa, aveva un solo scopo: fronteggiare l’emergenza. Ma sono passati sessanta giorni e siamo ancora all’interlocuzione tecnica, stando alle ultime dichiarazioni del Ministro per il Mezzogiorno, Peppe Provenzano. Secondo le comunicazioni fatte da Armao all’aula, invece, la situazione non sarebbe poi così malaccio: “Una notizia ve la posso dare: nessuna regione ha firmato l’accordo con lo Stato in materia di fondi strutturali. Per questo non è corretto distribuire pagelle”. Una “verità” che si scontra con quella fornita dallo stesso Provenzano, che una settimana fa aveva denunciato come “ad oggi la Sicilia è l’unica regione che ancora non ha predisposto l’accordo con il mio ministero per la riprogrammazione dei fondi strutturali sull’emergenza. Un’opportunità da dieci miliardi a livello strutturale, che tutte le altre regioni hanno colto”. Capire chi menta, come al solito, è un’impresa. L’unico strumento per dimenarsi è l’affidabilità dell’interlocutore.

La Sicilia, intanto, rimane con 1,4 miliardi di risorse extraregionali “congelati”, che non si possono spendere in assenza dell’ok del Ministero per il Sud. La tempistica tuttora appare incerta e Armao, nelle sue dichiarazioni, non riesce a delinearla nonostante lo sforzo: “A seguito dell’ultimo incontro tra gli uffici della Presidenza della Regione e i Dipartimenti per la programmazione economica della Presidenza del Consiglio e della Coesione – ha scritto in un comunicato stampa – è prevista la stipula dell’accordo complessivo sulla riprogrammazione che sarà portato alla prossima Giunta e poi sottoscritto tra il presidente Musumeci e il ministro per la Coesione”. La prima delibera, per un valore di 400 milioni più i 100 destinati all’assistenza alimentare , è arrivata solo oggi, come ha comunicato in serata una nota di palazzo d’Orleans. Riguarda scuole, imprese e operatori economici. Il documento del governo adesso andrà all’Ars per il parere delle commissioni Ue e Bilancio per poi essere inviato a Roma e Bruxelles.

L’assessore regionale all’Economia aveva fissato una deadline: la prima tranche dei soldi, per circa 600 milioni (che sono diventati meno), sarà immediatamente disponibile, e in questo modo potrà soddisfare i primi appetiti. Per vedere i soldi restanti, invece, occorrerà attendere l’autunno. Ma è una previsione più che rosea: significherebbe che Roma avrà garantito lo spostamento delle somme da progetti per investimenti a progetti per spesa corrente (un nodo non irrilevante). E tutti potranno beneficiarne: le imprese e le cooperative che sono in attesa dei prestiti a fondo perduto per rilanciare la propria attività dopo la chiusura forzata per il Covid, i lavoratori stagionali, gli operatori della sanità (c’era la promessa di istituire un bonus da 1.000 euro a testa) e persino il turismo. I voucher che la Regione pensava di garantire ai turisti che avrebbero acquistato servizi con le compagnie aeree o con le strutture ricettive, ammontano (da soli) a 75 milioni.  Bisogna solo capire quando saranno disponibili. L’estate è già cominciata.

Ballano anche il fondo di perequazione per i comuni – 300 milioni che farebbero comodo dato che molti sindaci hanno sospeso le imposte ai cittadini – e l’esenzione del bollo auto, che è stata la misura più festosamente annunciata nei comunicati stampa dei partiti. E, perché no, i famosi cinquemila euro per rifare le facciate delle case. Di carne al fuoco ce n’era davvero tanta. Manca la brace. “Ci risulta – continuano Figuccia e Lo Giudice – che finora ci siano state solo interlocuzioni con Roma, ma mancano le carte e gli atti propedeutici per la rimodulazione dei fondi Poc che deve essere autorizzata prima dal ministero della Coesione e poi, con una delibera, dal Cipe. E’ il caso di chiedere conto sulla sua azione all’assessore all’Economia Armao. L’esponente del governo regionale non può continuare con la ‘melina’ sul tema. Servono fatti che finora non ci sono stati”.

Nel frattempo, Armao, augurandosi di tutto cuore una ripresa della “trattativa” con Roma, sulle base del rispetto istituzionale e senza alcuna polemica, ha continuato a battere su alcuni tasti. In primis, il riconoscimento della piena autonomia finanziaria di Sicilia e Sardegna. Come? Tramite l’applicazione delle attuazioni statutarie, su cui – per ammissione del vicegovernatore – le discussioni sono impantanate da un paio d’anni. “Per la fiscalità di sviluppo non bisogna aspettare l’Europa – ha detto Armao – ma agire subito. Lo Stato deve compensare le nostre perdite dovute a una condizione di insularità”. E mentre dai banchi dei Cinque Stelle lo accusavano di presentarsi a Roma col piattino in mano, ma di non fare i compiti a casa, l’assessore si è ricordato di un altro dei suoi cavalli di battaglia: “Centronord e Centrosud stanno vivendo la crisi postpandemica in modo completamente diverso, com’era inevitabile che fosse, perché le due realtà economiche hanno connotati, strutture e morfologie totalmente diverse. Una cosa è chiudere un’azienda che produce ceramiche e che all’indomani della riapertura può ripartire, un’altra è riaprire un albergo dopo il lockdown. A livello centrale si è scelto di usare misure uguali per un Paese diviso. Le misure per l’accesso al credito hanno effetti assai limitati sull’economia siciliana, a causa dell’incidenza del sommerso e delle imprese che non possono accedervi; mentre sono più consistenti nell’economia del Centronord”.

Da qui una disamina più approfondita: “Avremo un calo pesantissimo delle entrate, per cui se lo Stato non vi farà fronte, è evidente che ci saranno effetti negativi sulla qualità dei servizi alle persone e alle imprese. Abbiamo calcolato che, come Regioni, di fronte a 5 miliardi di euro di minori entrate, lo Stato nel Decreto Rilancio ne rende disponibili solo 1,5 miliardi. Sono tre le direzioni su cui puntare per affrontare la crisi post pandemica: gli investimenti sul digitale, in infrastrutture e beni culturali, il sostegno alle imprese e alle famiglie mediante incentivi a fondo perduto e le riforme”. Ecco, le riforme sono il tasto dolente: mandata in archivio quella sulla semplificazione delle procedure amministrative, l’Ars si è nuovamente impantanata sull’Urbanistica, prolungando i termini per la presentazione degli emendamenti fino a mercoledì prossimo. Mentre non si muove nulla che riguardi gli sprechi o i costi della pubblica amministrazione, tanto meno la ridefinizione delle società partecipate (che all’ultima partita di giro hanno pure strappato 30 milioni di mancia in Finanziaria). Niente che ci consenta di poter dire che la Sicilia sta provando a ripartire. Da sola e con le proprie gambe, senza chiedere a Roma la carità. E senza sperare di risolvere tutto con un Ponte di cui si parla inutilmente da 40 anni.

Incontro Musumeci-Gualtieri sul negoziato Stato-Regione

I temi dell’autonomia finanziaria della Regione Siciliana e la prosecuzione del negoziato con lo Stato sono stati tra gli argomenti al centro dell’incontro che il presidente Nello Musumeci ha avuto stamane con il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Lo scrive in una nota Palazzo d’Orleans. Alla riunione in video collegamento – durata circa un’ora – erano presenti anche, per conto della Regione, l’assessore all’Economia Gaetano Armao e il dirigente generale del dipartimento Finanze, Benedetto Mineo; per conto del ministero dell’Economia, il ragioniere generale Biagio Mazzotta, il dirigente generale del dipartimento Finanze Fabrizia La Pecorella, l’ispettore generale per la Finanza delle Pubbliche amministrazioni Salvatore Bilardo e il direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Ruffini.

In particolare, sui rapporti finanziari Stato-Regione, il presidente Musumeci ha sollecitato la ripresa del negoziato, già avviato nel 2018 con il precedente ministro Tria, e poi interrotto per il cambio di governo e l’esplosione dell’epidemia. Una richiesta che il titolare del dicastero di via XX settembre ha accolto, auspicando che entro ottobre possa già arrivare una prima risposta sui temi della Finanza locale e della Sanità, in modo tale da inserire le conclusioni nella Legge di stabilità nazionale.

Altro argomento affrontato è quello della condizione di “insularità”. Un tema molto sentito dalla Regione Siciliana che proprio per questo motivo ha commissionato uno studio per quantificare i costi di tale svantaggio. Musumeci ha assicurato a Gualtieri che subito dopo l’estate i risultati di questa indagine verranno trasferiti al governo centrale. «Oltre alla difficoltà del tessuto produttivo, dovuta principalmente alla carenza di infrastrutture – ha detto il governatore – la Sicilia sconta lo svantaggio della propria condizione frontaliera: ai normali costi tipici dell’impresa, si aggiungono così quelli legati ai trasporti (via mare, via terra e via aerea)».

Musumeci ha ribadito al ministro la richiesta sulla possibile defiscalizzazione dei prodotti petroliferi per i cittadini residenti in Sicilia. «Per l’Isola, dove ogni anno si lavorano milioni di barili di petrolio – ha detto – sarebbe un grande segnale morale, prima che economico». Per quanto concerne la Fiscalità delle autonomie locali siciliane e la situazione delle ex Province, il ministro ha assicurato la ripresa delle trattative, soprattutto per l’aspetto riguardante le risorse finanziarie, al pari delle altre Regioni.

Ultimo argomento trattato è stato il riassetto del sistema dell’esazione dei tributi nell’Isola e il ruolo di Riscossione Sicilia. In tal senso, sia il ministro Gualtieri che il direttore Ruffini hanno manifestato grande disponibilità nel ripresa delle trattative per arrivare presto a una soluzione definitiva della vicenda. «Ho colto – commenta Musumeci – disponibilità e interesse da parte del ministro Gualtieri. E’ stato un primo incontro, ma sono ottimista che già subito dopo l’estate possano arrivare i primi risultati».

Paolo Mandarà :Giovane siciliano di ampie speranze

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