A De Luca sono bastati 20 giorni da sindaco (di Taormina) per scatenare la prima crisi di governo (alla Regione). L’arrampicata a mani nude del leader di ‘Sud chiama Nord’ ha provocato un terremoto istituzionale anche all’Ars, dove non sarà più Schifani (bensì il suo vice, Luca Sammartino) a rapportarsi col parlamento e col presidente Galvagno, reo, quest’ultimo, di aver offerto un’apertura a Scateno per ridare dignità ai comuni, come Taormina, nel cui territorio ricadono i Parchi archeologici (in Sicilia ce ne sono 14). E’ una questione di piccioli, come ovvio, ma anche di principio. “Le sembra logico che al Teatro Antico il Comune di Taormina non possa disporre nemmeno di una serata? Significa che, per organizzare un evento, devo presentare una domanda in carta bollata a una commissione interdipartimentale che, se non ci sono altre richieste, eventualmente me lo concede…”.
Il racconto di De Luca parte da lontano. E precisamente dalla descrizione della Commissione di Valutazione “Anfiteatro Sicilia”, composta da quattro membri: tra cui un paio di dirigenti degli assessorati al Turismo e ai Beni culturali e un rappresentante del Parco Taormina Naxos. Il sindaco parla e, man mano, smantella il sistema: “Questa commissione stabilisce le date e le assegnazioni per i grandi eventi. Ma l’organizzazione è appannaggio dei soliti due-tre impresari. Quindici giorni fa ho scritto una lettera per segnalare che il Comune, con quattro vigili urbani, non era in grado di garantire i servizi di pubblica sicurezza e di pulizia. Credevo che avessero convocato la commissione per discutere di questo: invece, all’ordine del giorno, c’erano altre quattro richieste da parte dei privati. Con un pugno sul tavolo ho fatto saltare tutto”.
E cos’è cambiato?
“Io non posso fare nulla, perché la gestione e l’assegnazione delle date compete a loro in virtù di un decreto che, per altro, non prevede nemmeno l’evidenza pubblica per l’utilizzo del bene archeologico. Che è pur sempre un bene pubblico”.
E come si decide l’organizzazione?
“Attraverso una trattativa privata con gli impresari”.
Ci spieghi.
“Gli impresari vanno, si prendono le date e poi iniziano a trattare coi cantanti. Hanno in mano le date di un bene unico come il Teatro Antico e un collegamento privilegiato con la politica. Sfruttando l’esclusività della location – nessuno rifiuterebbe mai un’esibizione al Teatro Antico – possono fare ciò che credono. E’ diventato un monopolio. Ma per me resta una gestione politico-mafiosa”.
L’emendamento proposto da Schifani mette in palio per i Comuni il 10 per cento dello sbigliettamento ordinario. Lei ha già detto che la proposta non la soddisfa. Perché?
“Ma il 10 per cento di cosa? Al Teatro Antico lo sbigliettamento ordinario è gestito da Aditus Srl, che pur avendo il contratto scaduto, si tiene il 30%. Poi ho scoperto che c’è una norma che prevede che il 10% degli incassi di Taormina vada a finire all’assessorato ai Beni culturali, che a propria volta li assegna ai cosiddetti parchi minori. Non sappiamo secondo quale logica… Tolti i costi di gestione, cosa resta? Inoltre, così com’è scritto, l’emendamento Schifani prevede che i direttori dei Parchi “sono autorizzati” a stipulare una convenzione coi sindaci e che si “possono” prevedere oneri fino al 10 per cento. In pratica otterrei il 10 solo mettendomi in ginocchio. Questa è una presa per il culo che gira da mercoledì scorso e fa il gioco delle lobby: ho già detto no”.
Ci parli del suo rapporto coi privati. Partiamo da Aditus.
“A dieci giorni dalle elezioni avevano ottenuto la gestione del Palazzo dei Congressi, il secondo bene più prezioso di Taormina, in violazione di legge. Quando sono arrivato io la gara è stata annullata in autotutela. Hanno fatto ricorso al Tar e hanno perso. Abbiamo avuto uno scontro terribile”.
Passiamo agli impresari che organizzano gli eventi al Teatro Antico.
“Quando ho scritto che avrei bloccato i grandi eventi, hanno fatto un comunicato per darmi lezioni d’economia, dichiarandosi disponibili a parlare col sindaco. Ma a che titolo? Per dirmi cosa? Li ho mandati a fanculo e non hanno più fiatato. Ogni tanto mi scrivono per sapere se ho bisogno di biglietti gratis. Per il concerto di Vasco Rossi a Palermo avrei potuto averne a bizzeffe…”
Ammesso che esista un comitato d’affari, come si spartisce la torta?
“Aditus si prende il 30% sulla gestione ordinaria, ma non entra nel capitolo dei grandi eventi che è esclusivo appannaggio dei privati. I quali, a loro volta, versano 3 mila euro di canone a serata e il 3,5 per cento sullo sbigliettamento, oltre ai ticket in omaggio che vengono utilizzati per la politica. Questo è il quadro”.
Al Comune restano gli oneri dei servizi.
“Che durante i grandi eventi non riusciamo a gestire… Taormina, già full, è costretta ad accogliere 4-5 mila persone in più, coi parcheggi pieni e i vigili ridotti al lumicino. Ma c’è anche un altro elemento da valutare”.
Quale?
“Ogni grande evento genera un danno di 20 mila euro alle casse della Regione. In occasione dei concerti, infatti, il Teatro è costretto a chiudere già alle 16. E solitamente, fra le 16 e le 19, arrivano dai due ai tremila visitatori. In questo modo si rinuncia a 40-50 mila euro d’incassi dallo sbigliettamento ordinario per ricavarne 15 o 20 mila dal grande evento. Una follia”.
La sua proposta?
“Riservare ai Comuni il 20% dello sbigliettamento dei grandi eventi. E’ una proposta che non ha neppure bisogno di copertura finanziaria. Inoltre è prevista per il Comune la possibilità di utilizzo esclusivo del bene archeologico ricadente nel suo territorio per 120 giorni l’anno”.
Lei è uscito dalla Fondazione TaoArte, che proprio in questi giorni sta organizzando il Festival del Cinema. Perché?
“Anche in questo caso mi sono imbattuto in una situazione squallida. Ho chiesto una modifica dello Statuto per riequilibrare un Cda dove la Regione esprime tre componenti e il Comune soltanto uno. Ma a quel punto s’è messa in azione la lobby di Elvira Amata (l’assessore al Turismo, ndr), la quale ha dato mandato ai tre consiglieri – tutti nominati da lei – di bocciare la mia proposta. Così mi sono dimesso. La sovrintentente Ester Bonafede, che aveva provato a mediare, ora sta cercando di salvare se stessa: se il quadro non si ricucirà, TaoArte salta definitivamente”.
Prima di andare via, però, ha revocato una concessione prestigiosa…
“Il Comune di Taormina, nel 2019, aveva concesso alla Fondazione i locali dell’ex pretura in comodato d’uso trentennale. Si tratta di un edificio di circa 1.000 metri quadrati, in pieno centro, che vale 30 milioni sul mercato immobiliare. A duecento metri da lì, per dirle, Louis Vuitton ha acquistato un immobile a 25 mila euro al metro… Puoi fidarti di un socio, la Regione, che non conferisce nemmeno un suo bene per ospitare la Fondazione? Così ho revocato la concessione”.
TaoArte, Taobuk, Taomoda, Tao FilmFest. Ha capito gli ingranaggi?
“Funziona tipo scatole cinesi: ad esempio c’è una legge (l’art. 79 della legge regionale 9/2021, ndr) che assegna un contributo alla Fondazione TaoArte da destinare in pari quota a supporto del Taobuk Festival e del Taormina FilmFest, che a loro volta prendono soldi da altre fonti. C’è tutto un giro che riesci a seguire fino a un certo punto e poi si perde. Un meccanismo da scatole cinesi, appunto”.
Il primo luglio rischia davvero di saltare il banco?
“Emetterò l’ordinanza, differendo gli effetti di 15 giorni per dare tempo al prefetto di trovare una soluzione. Se la soluzione non arriva, l’ordinanza entrerà in vigore e la via d’accesso al Teatro Antico sarà interdetta. Mi assumo tutte le responsabilità”.