Salvini si prende Lombardo

Alla fine la federazione arriva. Ma non con Diventerà Bellissima. La Lega, dopo un lungo peregrinare, ha ufficializzato un accordo con gli Autonomisti. Si tratta di “un patto federativo, leale e collaborativo, basato su precisi progetti, idee chiare e programmi possibili, per la crescita della Sicilia, con l’obiettivo di condurla alla pari del resto del Paese”. Lo stesso patto che Matteo Salvini, fino alla scorsa estate, aveva proposto al movimento di Musumeci, ma che il presidente della Regione – nonostante le pressioni di Razza, il fautore – ha messo in stand-by per alcune resistenze da parte della base. Così il Carroccio ha bussato altrove: l’accordo è stato siglato a Roma dallo stesso Matteo Salvini, in qualità di segretario della Lega, e Roberto Di Mauro, del Movimento per la Nuova Autonomia (il contenitore che fa riferimento a Raffaele Lombardo). Presenti anche l’attuale segretario regionale del Carroccio, Stefano Candiani, e il deputato nazionale Nino Minardo.

“L’obiettivo comune è lo sviluppo economico della Sicilia – si legge in una nota – che richiede un salto di qualità dell’azione politica attraverso azioni basate su pochi ma concreti punti cardine: lo sviluppo infrastrutturale, partendo da priorità ineludibili come il Ponte sullo Stretto, l’Alta velocità ferroviaria sull’asse Catania-Messina-Palermo, il completamento dell’anello autostradale e i collegamenti viari interni; ma anche la fiscalità di vantaggio; la lotta senza quartiere alla criminalità organizzata; lo sviluppo dell’agroalimentare siciliano, con la valorizzazione in sicurezza della filiera, la salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio”. Fra i temi alla base dell’accordo vengono evidenziati pure il “turismo come priorità d’azione e una continua e costante promozione dell’Isola ad ogni livello” e “la semplificazione burocratica”. Dulcis in fundo, lo “stop immediato all’assistenzialismo, piaga e vulnus per la Sicilia del domani e della nuova classe dirigente”, a cui contrapporre “iniziative comuni di valorizzazione del merito, della competenza e dell’etica responsabile, puntando su una generazione di Siciliani che non vedano oltre lo Stretto il proprio futuro ma possano essere protagonisti della Sicilia del domani a ‘casa propria’”.

La federazione, proposta nei mesi scorsi dal deputato modicano Nino Minardo (che ora punta alla conquista dell’elettorato moderato), parte da una condivisione di programmi. Ma già in occasione delle prossime consultazioni elettorali (le Amministrative di primavera) potrebbe tradursi in qualcosa di “altro”, sul modello dell’alleanza fra la Lega e il Partito Sardo d’Azione. Per il momento, invece, ci si sofferma su “pochi e precisi principi – si legge nella nota – su cui la Lega per Salvini premier e il Movimento per la Nuova Autonomia, lavoreranno da subito, in sinergia e condivisione ad ogni livello istituzionale e territoriale, cooperando nelle scelte e nelle decisioni, condividendone i passaggi, pensando e pianificando insieme la Sicilia di domani”.

La Sicilia di domani è sempre più nel segno della Lega. Con gli equilibri della coalizione totalmente sconvolti rispetto al 2017, quando Musumeci ottenne l’elezione. L’accordo di Roma fa segnare un punto a favore di Salvini e di Minardo (che è tra i papabili per la successione di Candiani alla guida del Carroccio in Sicilia), ma anche degli stessi autonomisti che con un guizzo, a inizio ottobre, erano riusciti a far eleggere Franco Miccichè sindaco di Agrigento. Costringendo, dopo l’ottima prestazione al primo turno, tutti gli alleati (dallo stesso Musumeci a Forza Italia) a ripiegare sulla candidatura più forte.

L’ex Mpa, nonostante la perdita di Carmelo Pullara, in rotta col gruppo, rappresenta l’ago della bilancia della coalizione di governo. Soprattutto in virtù del fatto che Raffaele Lombardo, che di recente si è visto annullare una condanna per voto di scambio, è ancora un forte influencer della politica siciliana (sebbene si definisca “distaccato”). Era stato l’ex governatore di Grammichele, sommessamente, a garantire sostegno a Musumeci durante la sua candidatura e una copertura all’Ars quando le cose si mettevano male. L’asse catanese, adesso, si spezza: l’irruzione di Salvini, che non fa mistero di ambire alla guida dell’Isola fra un paio d’anni, rimescola le carte. Ristabilisce alcune posizioni di forza e denota, al contrario, chi è più debole. Per Musumeci la strada verso la conferma Palazzo d’Orleans è sempre più in salita.

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