Il momento dello showdown è lì, dietro l’angolo. Ma la resa dei conti non arriverà prima di un paio di settimane. Il tempo necessario all’Assemblea regionale per portare a termine il lavoro sulla Finanziaria e, magari, di approvarla tenendo conto dei suggerimenti avanzati in queste ore dai partiti. Il rimpasto, secondo il deputato leghista Nino Minardo, è un tema caldo ma non a tal punto da indirizzare, o pregiudicare, il lavoro di Musumeci, alle prese con l’emergenza economica e sanitaria. Eppure, al vertice di maggioranza di venerdì scorso – per la Lega erano presenti il capogruppo Antonio Catalfamo e, in videoconferenza, il segretario regionale Stefano Candiani – sarebbe emersa la voglia smodata di cambiare le carte in tavola. E la lettura più frequente, su siti e giornali, è la seguente: Agricoltura al Carroccio (è tornato a circolare il nome di Orazio Ragusa), con Forza Italia che avrebbe mani libere sul vicepresidente. A farne le spese, con l’assenso di Musumeci, sarebbe ovviamente Gaetano Armao.
Nella parte che concerne la Lega, però, Minardo ha voglia di ribadire un concetto: “Mi arrabbio quando apro i giornali e leggo di toto nomine – spiega il deputato nazionale di Modica, determinante per la nascita del gruppo all’Ars – anche perché noi non abbiamo mai fatto questi ragionamenti al nostro interno. Sono voci messe in giro ad arte. Purtroppo è il classico tentativo di buttarla in caciara, degno della più vecchia e dannosa classe politica siciliana. Un comportamento che respingiamo con fermezza”.
Ma è vero che la Lega attende un cenno per entrare in giunta. Perché si arrabbia tanto?
“Dovremmo affrontare l’emergenza dando un segnale di discontinuità, e non per farci odiare ancora di più dai cittadini. In questa fase non frega niente a nessuno del toto nomine o dell’assessore di turno. Quindi le strade sono due: far capire ai siciliani che possiamo fare qualcosa d’importante e utile per la nostra terra, o dare adito a chi vuole criticarci di trovare lo spunto per farlo. Io voterei per l’ipotesi a), ma qualcuno ha voglia di condannare la Sicilia commettendo gli errori di sempre”.
Quel “qualcuno” si trova all’interno della sua stessa coalizione…
“Chiunque sia, lo invito a smettere. Grazie alla guida del senatore Candiani, per fortuna, siamo immuni da certe liturgie pirandelliane. Il progetto della Lega si fonda su quattro capisaldi: pragmatismo, lealtà, trasparenza e sintesi. Vogliamo applicare alla Sicilia un modello di governo già sperimentato in altre regioni virtuose del Nord. Questo è il motivo per cui ho scelto di aderirvi. E questo è il motivo per cui – se e quando entreremo in giunta – i siciliani dovranno accorgersene”.
E’ lecito pensare che avverrà presto?
“Se ne parla dopo la Finanziaria, anche perché la politica non può interrompere il suo corso. Fino ad allora il nostro obiettivo è dare a Musumeci un sostegno serio, propositivo e senza alcuna remora. Il governo della Regione deve diventare un modello anche per quello nazionale, che in questa fase non sta concludendo un granché”.
La vostra presenza in giunta per Musumeci sarà uno stimolo o rischia di diventare motivo di ulteriore preoccupazione?
“Deve essere uno stimolo. Altrimenti questa operazione non ha senso”.
Quali sono le vostre proposte per affrontare l’emergenza economica?
“Alcune le anticipate il nostro capogruppo Catalfamo al vostro giornale. Gliele ripeto volentieri. Un fondo di indennità straordinaria per il personale sanitario dei reparti Covid; uno per il florovivaismo; un altro per consentire la riconversione di alcune aziende locali alla produzione di mascherine e dispositivi di protezione. E ancora: la semplificazione dell’iter per l’erogazione dei fondi alle famiglie e lo stanziamento di risorse a fondo perduto con cui la Regione si faccia carico di pagare alle imprese artigiane l’iscrizione ai fondi bilaterali, in modo da farle accedere alla cassa integrazione”.
Manca l’agricoltura.
“Abbiamo soluzioni anche per quella. Io lo considero il settore trainante dell’economia siciliana. Nonostante le difficoltà dettate dall’emergenza, non si è mai fermato. Questa legge di stabilità gli ha riservato una copertura finanziaria molto ridotta, noi chiediamo che venga incrementata”.
Catalfamo, qualche giorno fa, ha ammonito il governo sulle cosiddette “mance” dei deputati. Quelle che compaiono in ogni finanziaria – d’altronde – per soddisfare le esigenze elettorali e territoriali. Chi vi assicura che non sarà così anche stavolta?
“Lo sforzo di questa maggioranza deve essere quello di approvare soltanto misure necessarie a sostenere l’economia dell’Isola. Ci sarà modo e tempo per i singoli interventi “ricreativi”: li ritengo politicamente legittimi, ma in questa fase del tutto superflui. La Finanziaria, in questo senso, va depurata. Lo ripeto: questa è un’occasione per dimostrare ai siciliani che sappiamo occuparci delle cose utili. Inoltre, si tratta di un provvedimento importante che impegna parecchi miliardi di euro, da spalmare da qui a fine legislatura. Non si può giocare”.
Alla manovra e, in generale, all’iniziativa del governo Musumeci manca un po’ di coraggio? Si è parlato tanto di aiuti alle imprese, ma fin qui la Regione ha solo firmato convenzioni con le banche e agevolato l’erogazione di prestiti.
“Prima bisognerebbe verificare la disponibilità finanziaria dell’ente. Tuttavia – questo non attiene solo alla Regione – occorre garantire il massimo sostegno alla piccola e media impresa, all’artigianato, al commercio, all’agricoltura, mettendo le aziende nelle condizioni di poter avere la liquidità necessaria e garantire i lavoratori. Il rischio vero è di ritrovarci in breve tempo con una marea di disoccupati. Pertanto bisogna predisporre tutte le misure utili. Le faccio un esempio: ce n’è una che prevede un sostegno per le imprese da uno a cinque dipendenti, ma una pizzeria siciliana, mediamente, ha dieci persone che ci lavorano. E’ necessario estendere i benefici economici a quelle con 15 dipendenti, altrimenti ha poco senso. Di questi esempi ce ne sarebbero un’infinità”.
Secondo lei Musumeci come ha gestito l’emergenza? Qualcuno gli imputa troppo rigore.
“Fin qui l’emergenza sanitaria ha avuto la priorità assoluta. I numeri parlano di un contagio contenuto, per cui Musumeci ha avuto ragione. Sul piano economico, invece, ci sono tutte le condizioni per fare bene e subito, grazie a questa legge di stabilità “depurata”, e recuperare il tempo perso. Quello che non mi stancherò mai di chiedere al presidente della Regione è una determinazione sempre maggiore sui problemi. Ad esempio: la vicenda dei migranti. Se diciamo ‘no’ agli sbarchi, deve essere ‘no’. Non può accadere che dopo aver detto ‘no’ alla nave spagnola Aita Mari, il giorno dopo questa sbarchi in Sicilia. Così non va. Anche qui ci vuole rigore. Si tratta di un fenomeno di competenza nazionale, ne sono consapevole, che però può diventare una “bomba” sociale: siamo nel bel mezzo di una pandemia e molte di queste persone arrivano da luoghi in cui non esistono controlli sanitari”.