La metafora del matrimonio, che Stefano Candiani ha ritirato fuori un paio di giorni fa durante un intervento a Catania, sembra superata dagli eventi. Quando un ragazzo – la Lega – si dichiara, non esiste che si debba attendere tre mesi per una risposta. Va a scapito del romanticismo e dell’interesse reciproco. Invece Diventerà Bellissima, dopo aver ringraziato Salvini per l’offerta, continua a prendere tempo. E nel corso dell’ultima assemblea, celebrata a Cefalù dieci giorni fa, ha fatto sapere che una decisione arriverà a settembre, a un mese alle Amministrative. Candiani si è un attimo risentito: per il segretario regionale del Carroccio, che ha mostrato di apprezzare poco il “polso” del governatore, è difficile controllare gli istinti.
Musumeci e Razza, da parte loro, hanno capito che non è il momento per premere sull’acceleratore, né di effettuare forzature che la base non capirebbe. La tradizione sicilianista di un movimento come quello del presidente della Regione, che pretende di conservare una propria autonomia anche in futuro, va modellata con grande tatto, calata nel nuovo orizzonte politico nazionale, e trasmessa agli oltre 9 mila iscritti. Buona parte di essi ancora non si spiega il senso di una federazione con un partito che nasce al Nord e ha sempre avuto un approccio controverso sui temi che riguardano il Mezzogiorno. Preferirebbe di gran lunga un accordo con Fratelli d’Italia, per restare nel solco della tradizione conservatrice di destra.
Che la Lega di Salvini non sia più quella di Bossi, è chiaro. Ma i siciliani, tra cui alcuni fedelissimi di Musumeci, non hanno ancora metabolizzato gli sfottò del passato e non vorrebbero ritrovarsi nella condizione, un domani, di doversi giustificare a tutti i costi di una scelta ritenuta troppo audace. Ma in questa vicenda che ormai si protrae da almeno un paio d’anni – dalla prima visita ufficiale di Musumeci a Pontida – non esiste solo la prospettiva di Diventerà Bellissima. Anche la Lega, forte del suo 21% alle Europee, grazie a uno stratificato voto d’opinione, comincia ad avere il proprio vissuto e i propri dirigenti. Si è strutturato come (e forse meglio) di un partito. L’altro giorno Candiani ha nominato i due vice-segretari per l’area occidentale (il sindaco di Chiusa Sclafani, Di Giorgio) e orientale (l’assessore catanese Cantarella), e ha individuato nell’assessore mancato alla Cultura, il sindaco di Furci Siculo Matteo Francilia, il nuovo referente degli Enti locali per la Sicilia orientale.
Ora che la struttura è quasi del tutto a punto, bisogna scendere in campo convintamente. La modalità individuata da Salvini si chiama federazione: ossia creare convergenza a livello regionale e locale, sposare iniziative programmatiche comuni e presentarsi insieme all’elettorato. Per il momento, però, i tavoli realmente aperti dal Carroccio sono un paio: il primo, ben avviato, è con gli Autonomisti di Raffaele Lombardo, che hanno trovato una nuova guida nel vicepresidente dell’Ars, Roberto Di Mauro. L’altro fronte aperto è quello con Rino Piscitello, coordinatore nazionale dell’Unione dei Sicilia e fedelissimo di Gaetano Armao, vice-presidente della Regione. Qui l’interlocuzione è ancora al primo step, ma l’esito dovrebbe essere positivo. Armao, d’altronde, è in rotta da tempo con l’ala palermitana di Forza Italia; e la Bartolozzi, la sua compagna deputata, s’è presa una pausa dal partito anche a Roma. La Lega, in tutto questo, va avanti con chi ci sta, e come filtra da alcuni big, “non abbiamo alcuna ansia da prestazione”. Questo vuol dire che con Diventerà Bellissima i ragionamenti proseguono. Anche se per il momento a una sola mandata.
Musumeci dovrà prima convincere i suoi – l’obiettivo è non lasciare per strada nessuno – e poi presentarsi al cospetto della Lega per siglare l’accordo. Un accordo che non più procrastinabile: “ È importante che Diventerà Bellissima si federi con un partito nazionale – ha detto Giusy Savarino, presidente della IV commissione all’Ars – perché affrontiamo diverse tematiche a livello di governo regionale e ci serve una sponda autorevole romana. Ce ne accorgiamo in questi giorni con il problema dell’immigrazione clandestina: è chiaro che quando la Santelli (governatrice della Calabria, ndr) ha parlato, tutta Forza Italia ha appoggiato la sua linea”, mentre “quando ha parlato Musumeci abbiamo avuto meno sostegno”. Manca una sponda e la Lega potrebbe offrirgliela.
Qualcosa dovrà quagliare a breve. Entrambi, a parole, cercano un accordo sui programmi per la Sicilia (i musumeciani, per la verità, chiedono di blindare la candidatura a palazzo d’Orleans anche nel 2022). E il valore della partita lo coglie anche Candiani, che pur non avendo a disposizione alcun sondaggio sul peso di Diventerà Bellissima (il capogruppo all’Ars Alessandro Aricò accredita il suo movimento del 10% almeno), individua un riferimento utile: “Diventerà Bellissima è vista in Sicilia come il Movimento Sardo d’azione in Sardegna. Ma – sottolinea il senatore di Tradate – non è l’unica esperienza: ce ne sono delle altre che hanno avuto anche dei bei risultati in passato a cui ci stiamo rivolgendo con attenzione. Sono convinto che prima dell’estate arriveremo a una risoluzione”. La Lega è molto attenta anche alle singole realtà locali e le Amministrative saranno un buon modo per affinare le intese sul territorio.
Anche se, a proposito di intese, circola un certo malumore per l’atteggiamento di ostilità verso il simbolo del Carroccio. Specie nelle realtà più grandi. A Milazzo, dove il candidato di Salvini, Lorenzo Italiano, è stato “tradito” sull’altare da Forza Italia e Fratelli d’Italia, il Carroccio potrebbe convergere su Pippo Midili. “Ma senza simbolo”, è la prescrizione medica della coalizione. A Barcellona regge l’asse fra Catalfamo, capogruppo leghista all’Ars, e Calderone, omologo di FI: il candidato sindaco sarà Pinuccio Calabrò. Situazione più intricata ad Agrigento, dove il nuovo asse con gli autonomisti potrebbe orientare la Lega a sostenere la candidatura di Franco Micciché contro Zambuto, appoggiato dal centrodestra. Situazione in divenire ad Enna, dove la squadra dell’uscente Maurizio Dipietro (appena mollato dai renziani di Italia Viva) non nasconde un certo imbarazzo per la presenza dei salviniani.
Sarà più agevole allearsi in provincia di Ragusa, dove sarà il deputato nazionale Nino Minardo, modicano, a dare le carte: a Vittoria, uno dei maggiori centri al voto, la Lega sosterrà il candidato di Fratelli d’Italia Salvo Sallemi (la presentazione è slittata da oggi a lunedì prossimo). Avrà in cambio il via libera su Augusta, nel Siracusano, dove il candidato della coalizione di centrodestra dovrebbe essere Massimo Casertano. Mentre a Ispica il Carroccio – stavolta senza simbolo – finirà per convergere sull’ex assessore regionale all’Agricoltura Innocenzo Leontini, ex forzista e FdI, appoggiato da quattro liste civiche. Il messaggio è chiaro: la Lega è disposta a rinunciare alla sua identità solo laddove i progetti sono ed erano ben avviati in chiave civica. Per il resto non ha alcun motivo di nascondersi. Anzi, è questa la prima vera occasione per dimostrare che nei confronti della del Carroccio non può esistere soltanto un voto d’opinione. E che la nuova classe dirigente, sapientemente coltivata in loco, possa diventare un’espressione di buona politica.