La giostra dei super burocrati

Palazzo d'Orleans. Il tribunale di Palermo ha dichiarato la illegittima la nomina di Valenti al dipartimento Formazione

Non c’è alcun rischio di correre troppo, dato che gli assessori non ci sono e le decisioni tarderanno ad arrivare. Ma fra le prossime incombenze del governo Schifani, ce n’è una che rischia di modificare il gradimento dei partiti nei confronti del presidente, già strattonato (più che tirato) per la giacchetta: è l’assegnazione delle posizioni apicali dei dipartimenti regionali, cioè la nomina dei dirigenti generali nei posti di comando e di potere. Le scelte, per legge, dovranno avvenire entro 90 giorni dall’insediamento, che si è consumato venerdì scorso a Palermo.

Si chiama spoil system e rappresenta la cartina da tornasole – assieme al copioso sottogoverno – delle scelte di indirizzo politico-amministrativo del nuovo corso. Determina gli equilibri tra forze politiche. Ma questa volta le nomine dovranno scontrarsi su un ostacolo ulteriore che, a quanto pare, diventa – sentenza dopo sentenza – sempre più insormontabile. Cioè la presenza irredimibile dei dirigenti di “terza fascia”. Per legge non possono accedere alle posizioni apicali, eppure anche Musumeci è andato avanti a nominarli, secondo una tradizione consolidata. Con un alibi (quasi) sempre valido: cioè che alla Regione, dove l’età media della burocrazia è di 61 anni, non ci sono abbastanza dirigenti di prima e seconda fascia da assegnare alla guida dei dipartimenti.

L’ultimo verdetto l’ha pronunciato il 14 luglio il Tribunale di Palermo, in funzione di Giudice del Lavoro, che ha confermato l’illegittimità della nomina di Antonio Valenti, dirigente di 3° fascia, a dirigente generale del Dipartimento Istruzione e Formazione. E altresì ha condannato “le Amministrazioni convenute, in relazione alle rispettive competenze, a ripetere la procedura per il conferimento del suindicato incarico, limitando la valutazione comparativa esclusivamente agli aspiranti appartenenti almeno alla seconda fascia dirigenziale”. La Regione ha obbedito immediatamente, revocando l’incarico a Valenti e nominando, al suo posto, Alberto Pulizzi, il ricorrente. Uno dei pochissimi dirigenti di seconda fascia in dotazione.

La sentenza n.1819 mette a fuoco la normativa regionale in materia di conferimento degli incarichi dirigenziali apicali. E non lascia spazio a dubbi. In particolare si sofferma sull’articolo 9, comma 4, della legge regionale n.10 del 2000, il quale stabilisce che “l’incarico di dirigente generale è conferito con decreto del Presidente della Regione, previa delibera della Giunta regionale, su proposta dell’assessore competente, a dirigenti di prima fascia, e nel limite di un terzo, che può essere superato in caso di necessità di servizio (…) a dirigenti di seconda fascia ovvero a soggetti di cui al comma 8 (ossia a soggetti estranei ai ruoli dell’Amministrazione)”.

Mentre il comma quinto della legge regionale n.20/2003 dispone che “l’incarico di dirigente generale può essere, altresì, conferito a dirigenti dell’amministrazione regionale purché gli stessi siano in possesso di laurea, abbiano maturato almeno sette anni di anzianità nella qualifica di dirigente, siano in possesso di formazione professionale e culturale nonché di capacità ed attitudini adeguate alle funzioni da svolgere”. Con una puntualizzazione da parte del Commissario dello Stato, che aveva espunto dalla legge (approvata dall’Ars) la parte in cui si chiedeva che “l’incarico di dirigente generale può essere, altresì, conferito a dirigenti dell’amministrazione regionale, appartenenti alle altre due fasce”. Semplicemente, non è così.

Secondo il Commissario dello Stato, infatti, un simile scenario “avrebbe comportato la violazione del principio del buon andamento della pubblica amministrazione di cui all’art. 97” della Costituzione “in quanto avrebbe consentito il conferimento delle funzioni di dirigente generale anche ai dirigenti della c.d. “terza fascia” senza alcuna verifica delle loro capacità professionali ed attitudinali in relazione al nuovo incarico”. Con un’ordinanza, in seguito, la Corte Costituzionale ha dichiarato cessata la materia del contendere. “Da tutto quanto predetto – è scritto nell’ultima sentenza del tribunale di Palermo – si ricava che la normativa attualmente in vigore nella Regione Sicilia non consente l’attribuzione di incarichi dirigenziali generali a soggetti appartenenti alla c.d. terza fascia della dirigenza regionale”.

Il resto è storia e testardaggine. Bandiere ammainate e occasioni perse. Nel corso dell’ultima legislatura, infatti, anche le organizzazioni sindacali avevano chiesto, formulando proposte precise, una riforma della pubblica amministrazione che Musumeci non ha mai portato avanti. Forse sapendo di non avere i numeri all’Ars per approvarla. La riforma, promessa dal centrodestra nella campagna elettorale di cinque anni fa e richiesta a gran voce anche dall’opposizione, fu inserita – nero su bianco – nell’accordo di finanza pubblica firmato nel gennaio 2021 da Musumeci e l’ex premier Giuseppe Conte, in cui la Regione, mediante disegno di legge, si assumeva l’impegno di “eliminare le distinzioni tra la prima e la seconda fascia dei dirigenti di ruolo, superare la terza fascia dirigenziale avente natura transitoria con l’inquadramento nell’istituenda unica fascia dirigenziale, agli esiti di una procedura selettiva per titoli ed esami (…) con espresso divieto a regime di inquadramenti automatici o per mezzo di concorsi riservati per l’accesso alla dirigenza”. Ma quell’accordo, come tanti altri, è stato cestinato.

Oggi, a distanza di quasi due anni, ci si ritrova con lo stesso identico problema: quello di dover riempire le caselle apicali e non sapere come fare. L’unico modo è sopravvivere, avviando un turnover tra i dirigenti attualmente in carica, pur sapendo che molti non avrebbero i galloni per stare lì. Nella speranza che i tribunali chiudano un occhio e che tutte le operazioni, presenti e passate, non espongano la Regione al rischio di un danno all’erario. Almeno questo. Nel frattempo, Valenti è stato revocato con effetto immediato dall’incarico di direttore generale. L’ingegner Pulizzi è stato nominato al suo posto ‘ad interim’, “nelle more dell’individuazione del soggetto da preporre in qualità di titolare”. La giostra è solo all’inizio.

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