Francesco scalda il cuore dei palermitani. In 80 mila si sono radunati al Foro Italico per la messa del Papa. Giunto intorno alle 11 da Piazza Armerina, dove aveva mosso i primi passi della visita siciliana, il Pontefice ha fatto tappa al porto di Palermo e da lì si è spostato fra due ali di folla entusiaste. Fino a raggiungere il palco centrale del Foro Italico, primo appuntamento di una giornata intensa che il Santo Padre ha dedicato alla memoria di Padre Pino Puglisi, che in questo stesso giorno di 25 anni fa, venne ucciso a Brancaccio dalla mafia. Ad accogliere Bergoglio c’erano il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, il presidente della Regione, Nello Musumeci e il prefetto Antonella De Miro. Sull’auto del Santo Padre anche l’arcivescovo della città, Corrado Lorefice.
La prima bordata di Francesco, sul modello di Wojtyla e della sua visita ad Agrigento nel 1993, è arrivata dritta al cuore dei mafiosi: “Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano, perché bestemmia con la vita il nome di Dio-amore – ha detto il Papa – Oggi abbiamo bisogno di uomini e di donne di amore, non di uomini e donne di onore; di servizio, non di sopraffazione; di camminare insieme, non di rincorrere il potere”.
Bergoglio ha indicato una via per la liberazione: “Se la litania mafiosa è: tu non sai chi sono io; quella cristiana è: io ho bisogno di te. Se la minaccia mafiosa è: tu me la pagherai; la preghiera cristiana è: Signore, chiamami ad amare. Perciò ai mafiosi dico: cambiate. Smettete di pensare a voi stessi e ai vostri soldi, convertitevi al vero Dio di Gesù Cristo. Altrimenti, la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte”.
Papa Francesco ha indicato Pino Puglisi come modello. “Non viveva per farsi vedere. Non viveva di appelli antimafia”. E ancora: “Non aspettate che la Chiesa faccia qualcosa per te, comincia tu. Non aspettare la società, inizia tu. Così ha fatto don Pino, povero fra i poveri della sua terra – ha detto Francesco – Nella sua stanza, la sedia dove studiava era rotta. Ma la sedia non era il centro della vita, perché non stava seduto a riposare, ma viveva in cammino per amare. Ecco la mentalità vincente”. E su questo passaggio, Bergoglio accenna al dialetto: “Dio ci liberi da una vita piccola, che gira intorno ai pìccioli. Siamo chiamati a scegliere da che parte stare: vivere per sé o donare la vita. Solo dando la vita si sconfigge il male. Don Pino lo insegna. La sua sembrava una logica perdente, mentre pareva vincente la logica del portafoglio. Ma don Pino aveva ragione: la logica del dio-denaro è perdente”.
Non è mancato un riferimento alle tematiche d’attualità politica: “L’unico populismo possibile è il populismo cristiano: sentire e servire il popolo, senza gridare, accusare e suscitare contese”.
Nel pomeriggio il Papa ha pranzato alla missione di Biagio Conte. Il momento più toccante della giornata è stato l’arrivo di Bergoglio nella piazzetta Anita Garibaldi, dove 25 anni perse la vita padre Pino Puglisi. Francesco ha visitato la casa in cui ha vissuto il prelato palermitano e ha deposto un cuscino di rose rosse nel luogo dell’omicidio. A consegnare i fiori è stata una ragazza in sedia a rotelle che il Papa ha benedetto. E ha benedetto, il Santo Padre, anche i progetti realizzati dal Centro Padre Nostro per la costruzione di una piazza a Brancaccio e l’altro per la costruzione di un asilo nido. Poi ha incontrato il clero in Cattedrale: “Il sacerdote – ha detto – deve essere portatore di Gesù, benevolo, misericordioso, ma se il prete è un chiacchierone porterà guerra, odio, rabbia, porterà tante cose negative che faranno dividere il paese”. Poi è tornato sui temi mafiosi: “Vi chiedo un favore, non fate che la religiosità popolare venga influenzata dalla presenza mafiosa. Lo abbiamo visto sui giornali: quando la Madonna si ferma e fa l’inchino davanti alla casa del boss. Quello non va. La pietà popolare è il sistema immunitario della Chiesa”.
Infine il saluto a una folla festante di giovani, radunati in piazza Politeama (anche Via Libertà piena di gente): “Dio crede in voi, più di quanto voi crediate in voi stessi. Dio vi ama più di quanto voi amiate. Lui vi aspetta. Fate gruppo, fatevi amici, fate camminate e incontri, fate Chiesa così, camminando. Il Vangelo è scuola di vita. Gesù ha detto: cercate e troverete. Ma dove cercare? Non sul telefonino, lì le chiamate del Signore non arrivano. Né in televisione: il Signore non possiede nessuna televisione. Né nello sballo, né davanti allo specchio, dove restando soli, rischiate di rimanere delusi da quello che siete. Quell’amarezza che ti porta alla tristezza, no… in cammino, sempre in cammino. Non cercate il Signore nella vostra stanzetta, pensando al passato. Dio parla nella relazione con gli altri