Tutti a casa, paventa il presidente. Tutti a casa se non si fanno le riforme, tuona Musumeci dopo l’ennesima magra figura della coalizione all’Ars, dove tra bizze e distinguo interni al centrodestra, il fantomatico collegato alla finanziaria se n’è tornato mogio in commissione. Passo falso dopo passo falso la legislatura avanti va, in una Sala d’Ercole dove le leggi che non siano finanziarie sono un ricordo lontano, lì dove “la più famelica partitocrazia che ha devastato e saccheggiato questa regione per tanti anni – ammonisce il governatore sui social – forse non è stata ancora sconfitta”.
La “partitocrazia” cinica e bara blocca tutto e salva per il momento l’Esa, “l’ultimo carrozzone della Prima Repubblica”. Scherzi del destino? No, piuttosto scherzi della coalizione di centrodestra, che di questo passo va avanti sin dai primi vagiti. Tanto obiettano le opposizioni, grilline o dem che siano. E il “tutti a casa”? Nessuno ci crede. Troppe volte questa musica s’è sentita a Palazzo dei Normanni dai tempi di Lombardo a scendere, perché ancora possa sortire qualche effetto. E allora, prima di agitare lo spauracchio di futuribili e improbabili sue dimissioni, sarà meglio per il presidente prendere per le corna il toro dello stallo della sua coalizione. E affrontarne i problemi prima che s incancreniscano.
A partire dagli evidenti problemi di coabitazione con Forza Italia, per i quali certo il subbuglio romano e il divorzio tra il Cavaliere e Salvini non aiuta. Proseguendo con la quasi invisibilità di buona parte dell’azione di giunta, quella che per scelta musumeciana ha optato per un profilo basso. Ma il testa bassa e pedalare tipico del buon amministratore locale, buono per la Provincia di Catania degli anni che furono, mal funziona negli anni della comunicazione che tutto divora. E così finisce che il governo (di un presidente a cui peraltro non difetta certo la capacità comunicativa) faccia parlare di sé più per gli inciampi di qualche assessore, l’ultimo caso è quello sollevato dalla stampa sul conflitto di interessi di Armao per i suoi debiti verso Riscossione su cui i grillini si sono subito buttati a pesce, che per il lavoro svolto. Emblematico il recente sondaggio Demopolis che svelava come una bella fetta di giunta sia composta da perfetti sconosciuti per i siciliani. Su questo occorrerà trovare soluzioni, altro che tutti a casa. Poi e solo poi, si potrà cercare una mano d’aiuto dalle opposizioni. E magari rimettere in moto la macchina ferma dell’Ars, prima che le ragnatele non permettano più nemmeno di distinguerne il motore.