Fra il sindaco di Messina e i sindacati non scorre buon sangue. Nel corso di “Non è l’Arena”, la trasmissione di Giletti andata in onda su La7, Cateno De Luca ha rilanciato la propria lotta contro “gli istigatori a delinquere delle organizzazioni sindacali”, rappresentate in collegamento da Francesco Fucile, della FpCgil. Tema all’ordine del giorno: lo smart working. A Messina lo scontro risale ad agosto, quando la FpCgil ha contestato il provvedimento firmato dalla segretaria generale Carrubba che ha invitato i dirigenti a far rientrare in ufficio almeno il 50% dei dipendenti. “Con le organizzazioni sindacali abbiamo una visione opposta rispetto a quelle che sono le tutele da un lato e il saccheggio del denaro pubblico dall’altro – ha spiegato, ieri, De Luca -. Hanno fatto di Messina un colabrodo del denaro pubblico. Negli ultimi 9 anni, con la complicità di chi ha amministrato, si sono spartiti 30 milioni. Ovviamente in violazione di legge. Qui, a differenza di Musumeci, che come la bella addormentata nel bosco si sveglia all’improvviso e vede che qualcuno alla Regione non lavora, abbiamo licenziato dei dirigenti: da 23 li abbiamo ridotti a 9. Siamo l’unico comune italiano ad averlo fatto”.
Fucile si è soffermato sul fatto che “a luglio, agosto e settembre i dipendenti del comune di Messina in smart working erano appena 200 su 1.200. Il sindaco dovrebbe dire, oltre a quello che non funziona, ciò che funziona. I servizi ai cittadini non sono mai mancati. Abbiamo contestato la direttiva della segretaria generale perché al comune di Messina non c’era la condizione che volete far apparire. Non è stato sottoscritto un solo protocollo per la sicurezza dei cittadini, tanto meno per quella dei dipendenti”. De Luca, a favore di telecamere, ha alzato ulteriormente i toni: “Voi avete una visione a delinquere. Ve ne siete fregati di far rientrare queste persone dallo smart working. Ma vi sembra logico che io debba pagare le ferie a questa gente coperta da voi? Magari in mezzo c’è qualche dirigente sindacale… Dovreste vergognarvi in un momento di così grande difficoltà a difendere queste porcherie e a massacrare le casse comunali. In questo palazzo i privilegi sono finiti”. Domenica prossima il secondo round.
Anche se la questione dello smart working, in funzione dell’aumento dei contagi, è tornata di moda anche alla Regione. Come riferito da ‘Repubblica’, infatti, alla Ragioneria generale, al dipartimento Finanze e al dipartimento Pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute si torna all’impiego a distanza. Proprio in piazza Ottavio Ziino, qualche giorno fa, un dipendente era risultato positivo al tampone. Così l’assessorato è stato chiuso per effettuare la sanificazione. I sindacati accolgono la notizia del ritorno allo smart working, ma non rinunciano alla polemica: “Si deve lamentare – scrivono Siad, Csa e Cisal in una nota inviata a Musumeci e all’assessora alla Funzione pubblica Grasso – una diversa reazione da parte dei datori di lavoro, i quali in alcuni casi con pavidità hanno quasi nascosto l’evento effettuando la sanificazione dei locali anche di notte e sottoponendo solo i dipendenti interessati al test tramite tampone per acclarare la positività”.