Al selfie della pace e dell’amicizia mancano solo i volti sorridenti dei parlamentari del Pd. Ma a distanza di ventiquattr’ore dalla foto pubblicata su Facebook dall’assessore Marco Falcone, monta l’impressione della vigilia: che questa Finanziaria, preceduta dall’ambizioso collegato-ter (8 milioni se ne andranno per “programmi di promozione turistica, culturale, economica e sociale”), sarà un grosso inciucio. A dispetto di ciò che serve ai siciliani, delle riforme che non si fanno, dell’attività paralizzata (e parcellizzata) di governo e Ars: l’importante è trovare gli accordi quando è utile. Ovviamente ai 70 deputati e ai singoli collegi elettorali: è per questo che a Casteltermini potranno godere della Sagra del Torrone (30 mila euro), mentre ad Avola della kermesse “Con i nonni” organizzata dall’associazione Vida Loca per 25 mila euro. Sembra un carnevale di provincia, dove si fa a gara per soddisfare la pancia, ma si tiene la mente a digiuno.

E’ come se a un certo punto, in mancanza di investimenti seri, subentri la rassegnazione: “ma sì, andiamo di mance”. Ma stavolta, a differenza del passato (quando almeno le opposizioni ponevano l’accento sugli errori di metodo), partecipano anche i Cinque Stelle. Che lungo la strada d’Orleans sembrano aver perso il loro inconfutabile rigore (sebbene si vantino di aver “impedito un’ulteriore frammentazione delle somme che avrebbe fatto impallidire la famigerata tabella H”). Nella mischia c’è fango per tutti. Anche il maggiore esponente di Sud chiama Nord, con Cateno De Luca impegnato nelle “sedute spiritiche” nella Capitale, si è consegnato alle pratiche dei palazzi: Ismaele La Vardera ogni tanto inveisce (vedi l’accanimento sull’assessore Albano, che si è scoperto essere figlia di mafioso), ma spesso annuisce. Anche se – è il suo commento post selfie – “abbiamo scongiurato di dare soldi persino a delle società private così come voleva qualche deputato. Falcone ha saputo ascoltare le nostre richieste di alzare il livello di quella manovra”.

Insomma, l’unico grande vincitore, in termini di rapporti politici e personali, è l’assessore all’Economia. Magari, dopo aver fatto perdere la testa a Giancarlo Cancelleri, riuscirà ad avere qualcuno dei suoi estimatori alla prossima convention di Forza Italia a Taormina, il weekend del 18-19 novembre. Ciò che conta, adesso, è celebrare i successi di questa classe politica che, al netto delle mance del collegato (i commi sono 203, alcuni di poche migliaia di euro, molti per organizzare le feste di Natale nei paeselli), guarda con enorme ambizione alla prossima Legge di Stabilità. Quella che la giunta Schifani ha approvato e presentato ai giornalisti. Sarà una svolta, secondo il governatore. E non ci sono ragioni per dubitarne.

Al netto delle iniziative per convincere le imprese ad assumere e stabilizzare il personale precario (si parla di incentivi fino a 10 mila euro per lavoratore), la prossima manovra ha già colto nel segno: sarà una Finanziaria elettorale. Perché arriva a ridosso delle Europee, probabilmente delle provinciali, e non consegna un’inversione di rotta alle ambizioni di questa terra. Tutt’altro. Una delle misure adottate da Schifani, che per questo ha ricevuto il solito francobollino su Live Sicilia, è la ricapitalizzazione di AST, la società moribonda del trasporto pubblico. Un carrozzone regionale che vanta bilanci in disordine e mezzi vetusti. Che quest’anno ha lasciato a piedi studenti e pendolari. Che è finita al centro di scandali giudiziari (come l’operazione “Gomme Lisce”) e clientelari, di cui si sono fatti carico soltanto i magistrati. Dopo uno scempio di simili proporzioni, anziché procedere con una liquidazione coatta, si è deciso di investire altri 20 milioni per tenerla in vita.

Una decisione clamorosa che però non ha indignato nessuno delle opposizioni e, anzi, ha esaltato gli Autonomisti di Lombardo, che parlano di “una boccata d’ossigeno per la storica società dei trasporti siciliana che, siamo certi, permetterà di superare gli enormi disservizi registrati dagli utenti negli ultimi tempi”. E aggiungono: “Nell’interesse esclusivo della comunità e dei cittadini siciliani”. Schifani ha provato a spiegarla un po’ meglio: “I nuovi vertici hanno avviato un’azione importante e l’azienda che ha fatto tanto anche per cercare di lenire i disagi provocati questa estate dalla chiusura forzata dell’aeroporto di Catania”. A questo punto potrebbe sembrare una sorta di ricompensa, per aver salvato dal naufragio la Sac. Invece sembra che il senso di questi 20 milioni vada oltre: “Sono necessari per garantire la continuità aziendale, anche in vista del prossimo bando sul trasporto pubblico locale che potrebbe mettere l’azienda in acque ancora più tempestose col rischio fallimento”.

Della serie: la salviamo oggi, col rischio che possa morire domani. E cioè nella prossima estate, quando le tratte saranno messe a bando secondo le indicazioni della Commissione Europea e AST si troverà a competere coi colossi del trasporto su gomma. E finirà irrimediabilmente per soccombere. L’altro fronte aperto resta Airgest, la società di gestione dell’aeroporto di Trapani, che nonostante l’aumento del traffico passeggeri nello scalo, ha visto erodere progressivamente il suo capitale per colpa della pandemia e della crisi. In vista dell’ammontare medio dei passeggeri – prossimi al milione – Airgest dovrebbe disporre di un patrimonio pari a 7,7 milioni di euro. La Regione contribuirà erogandone 4,2. Sono o non sono – queste – delle operazioni meramente elettorali? Specie se al contempo non si trovano soldi o soluzioni per liquidare i carrozzoni regionali ormai ammuffiti?

E poi ci saranno i soldi per i teatri (enti come la Foss e Taormina Arte si arricchiranno senza sapere come) e per la cultura (beneficiaria soprattutto la città di Agrigento). Anche il capitolo dei precari, sebbene susciti partecipazione a livello emotivo, servirà a rinfoltire il consenso in vista delle prossime operazioni di voto. Com’è già successo in passato, quando illusione dopo illusione, la politica è riuscita a garantirsi una corrispondenza d’amorosi sensi a ridosso delle urne. Ecco cosa prevede questa volta la Finanziaria: per gli Asu sono stanziati in totale oltre 56 milioni a copertura della prosecuzione delle attività e per l’integrazione oraria fino a 36 ore settimanali. Per gli ex Pip, invece, sono previsti quasi 30 milioni per la prosecuzione delle attività e 7,5 milioni per la stabilizzazione di un primo contingente, a seguito delle trattative condotte nelle ultime settimane dall’assessorato all’Economia.

In pratica la prossima Finanziaria mette in circolo quasi 900 milioni, ma chissà quanti ne disperderà nei rivoli delle marchette e delle clientele. Anche la riduzione del bollo auto (fino al 20%) è una misura dal retrogusto populista. Ma non c’è nessuno col ditino alzato per denunciarlo. Non c’è nessuno, nella maggioranza e tanto meno nelle opposizioni, che prenda la palla al balzo per ipotizzare un progetto alternativo, per sollevare una critica graffiante (senza scadere nel populismo), per proporre un cambio di rotta. Sono tutti al servizio di Schifani e dei pochi spiccioli destinati al proprio tornaconto elettorale. Rassegnati a uno stato di cose che penetra nelle ossa, come il primo freddo. Questa Regione attraversa uno stato di sonnolenza e di atarassia, l’imperturbabilità dell’anima resa nota da Epicuro, quasi preoccupante. Sono tutti in attesa del giorno in cui verrà distribuita la prossima mancia. Sembra la recita degli ingordi. Immortalata da un selfie bipartisan.