“Altro che parlamentarista convinto, come Schifani dichiarava con enfasi nel suo discorso programmatico all’Ars. A noi sembra piuttosto che il presidente della Regione sia solo convinto di essere un parlamentarista, ma i fatti, purtroppo per i siciliani, continuano a dire l’esatto contrario. Per lui viene prima il partito e dopo, molto ma molto dopo, la Sicilia e i siciliani”. Lo afferma il capogruppo M5S all’Ars Antonio De Luca in merito alla parziale assenza di ieri del presidente delle Regione Schifani da Sala d’Ercole nel pieno della votazione della Finanziaria.
“Quella di ieri di Schifani a palazzo dei Normanni – dice Antonio De Luca – è stata praticamente una toccata e fuga, quando invece l’importanza della posta in gioco, l’approvazione della legge Finanziaria, cioè delle norme che determineranno il destino dei siciliani nel prossimo anno ed oltre, avrebbe richiesto la sua presenza fissa, magari accompagnata da diverse spiegazioni sulle risorse a disposizione per la manovra che continuiamo a chiedere ma che continuano a non arrivare. E invece Schifani, ad un certo punto, ha preferito scappare verso quello che evidentemente per lui era molto più importante della legge in discussione, il brindisi a Mondello con l’assessore Tamajo. Questo è il termometro del suo interesse per la Sicilia che la sua coalizione a Roma continua a depredare senza che lui, a parte finte proteste e prese di posizione di facciata, faccia nulla di concreto. Schifani, che all’Ars non si vede quasi mai e che finora ha fallito praticamente su tutto, caro voli nomine dei manager, rifiuti e difesa dei fondi Fsc, solo per fare qualche esempio, sta riuscendo in quello che credevamo impossibile: farci rimpiangere perfino Musumeci”.
Schifani, in una nota, ribadisce però che “la legge di Stabilità regionale del 2024 è ormai sostanzialmente chiusa, grazie all’approvazione della gran parte degli articoli che la compongono e con la conferma dell’impostazione politico-economica data dal governo regionale al disegno di legge. Un’impostazione che prosegue nel creare tutte quelle condizioni per nuovi investimenti nell’Isola già messe in campo dall’avvio della legislatura. E i primi risultati si vedono, così come afferma Unioncamere Sicilia: in un anno le nuove aziende nell’Isola sono 34 mila, con 15 mila nuovi addetti. Dati che fanno il paio con quelli diffusi qualche settimana fa dalla Cgia di Mestre sul Pil del 2023. L’Isola non solo ha ripreso a crescere, recuperando il gap accumulato durante l’era Covid, ma si è portata in vantaggio segnando un rialzo pari al +1,12%, con un ritmo di produttività di gran lunga superiore ad alcune Nazioni, come la Germania e la Francia, da sempre locomotive dell’Europa”.
“Sono già realtà – aggiunge l’assessore regionale all’Economia Marco Falcone – i quattro pilastri che avevamo messo in campo. Innanzitutto, le iniziative per dare sostegno ai Comuni, con l’aumento delle risorse a disposizione delle amministrazioni locali, l’eliminazione del precariato storico della Regione, gli incentivi per il lavoro e le nuove assunzioni, la garanzia dei servizi per i siciliani. Inoltre, il governo Schifani scrive una pagina di storia sia per quanto riguarda la stabilizzazione dei lavoratori Asu impiegati nel settore dei Beni culturali e nei Comuni, impegno mantenuto reperendo le risorse necessarie, sia per l’aumento delle giornate lavorative per gli operatori antincendio, passate da 78 a 101. Tra le misure più rilevanti, l’Ars ha votato anche lo stanziamento di 50 milioni di euro per garantire, nel triennio 2024-26, ben 30 mila euro di contributi alle imprese che assumono a tempo indeterminato o trasformano i contratti a tempo determinato. C’è, infine, una importante spinta sulla detassazione in favore dei cittadini, con gli sconti sul bollo auto, con conseguenze anche nella lotta all’evasione”.
La cronaca di Sala d’Ercole
Con voto palese, 34 favorevoli e 27 contrari, l’Ars ha approvato l’art.4 della Legge di Stabilità che assegna 3 milioni di euro ai Comuni per iniziative di carattere sociale, economico e culturale. A gestire l’avviso sarà l’assessorato regionale alla Funzione pubblica, guidato da Andrea Messina. Su questo articolo ci sono state forti tensioni all’Ars, con alcuni deputati delle opposizioni (Antonello Cracolici del Pd, Ismaele La Vardera del ScN, Antonio De Luca del M5s) che hanno attaccato la norma e con le parlamentari agrigentine del centrodestra Margherita La Rocca Ruvolo (Fi) e Giusy Savarino (FdI) che nelle dichiarazioni di voto avevano detto che avrebbero votato contro l’articolo, definendolo “fuorviante” e “invotabile”.
Dopo aver suggerito invano al governo di riscrivere la norma, il capogruppo del Misto, Gianfranco Miccichè, ha chiesto il voto segreto, sostenendo di non avere fatto alcun accordo con nessuno affinché non si facesse ricorso a questo strumento parlamentare. A quel punto il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno ha chiesto agli uffici di verificare se la richiesta di Miccichè era sostenuta da sette deputati, soglia minima prevista dal regolamento parlamentare. Ma il sostegno non c’è stato. A quel punto si è proceduto col voto palese, e la norma è stata approvata.
Tra gli obiettivi raggiunti in nottata, dopo una riscrittura concordata da governo, maggioranza e opposizione, anche un paio di emendamenti per il rafforzamento delle misure antincendio e il potenziamento della lotta agli incendi boschivi e di vegetazione. Con questo articolo, come dichiarato dal leghista Vincenzo Figuccia, “viene eliminata per sempre la categoria dei settantottisti. Insieme al governo si è puntato a sostenere la categoria più fragile all’interno della platea dei forestali. In questo modo il minimo delle giornate garantite passerà a 101 evitando che possa continuare lo stillicidio di migliaia di lavoratori da decenni ingabbiati in una condizione non più sostenibile”.
Si tratta di uno dei pilastri della manovra, insieme con la lotta al precariato che è passata anche dall’ok alla stabilizzazione degli Asu, seppur con un’incognita sul rientro al lavoro a partire dal 2 gennaio. La Regione, infatti, attraverso una circolare del dipartimento Lavoro, aveva garantito l’attività “fino, e non oltre, il 31 dicembre 2023”. Vi ha posto riparo un’altra circolare, annunciata venerdì pomeriggio dall’assessore Nuccia Albano: “I lavoratori Asu potranno continuare a svolgere la propria attività oltre il prossimo 31 dicembre senza alcuna interruzione, così come previsto da una nostra circolare firmata oggi. L’approvazione dell’articolo che prevede la stabilizzazione del personale Asu, avvenuta la scorsa notte all’Ars, supera il termine del 31 dicembre che prevedeva la scadenza dei progetti di pubblica utilità. Per cui – aggiunge l’assessore alle Politiche sociali – gli enti utilizzatori potranno continuare ad assicurare le attività rese dal personale Asu senza alcuna interruzione. Il dirigente del Dipartimento del lavoro, a seguito di mia direttiva, ha già inviato una disposizione a tutti gli enti utilizzatori affinché non vengano interrotte le attività rese da questi lavoratori, evitando di creare disservizi e assicurando continuità lavorativa”.
Allo striscione del traguardo, la maggior parte degli Asu otterrà una stabilizzazione a 24 ore, tranne i lavoratori in forza ai Beni culturali (30 ore). “Finalmente queste persone – dice Antonio De Luca, del M5s – potranno guardare al futuro con la serenità che meritano dopo tantissimi anni di precariato, durante i quali hanno consentito a tantissimi turisti di godere dei nostri gioielli culturali come parchi e musei di cui la Sicilia è ricca e che senza di loro probabilmente sarebbero stati costretti ad aperture limitate se non a chiudere. Si deve fare ora uno sforzo in più per aumentare a 36 le ore lavorative settimanali trovando quanto prima le necessarie coperture”. N0n fanno festa, invece, i 1.200 contrattisti degli enti locali in dissesto, che dovranno puntare su una norma nazionale, magari attraverso il decreto Milleproroghe, per essere stabilizzati.