La cosa più strana, per un governo in pieno fermento elettorale, è non essere riuscito a fissare la data per le prossime elezioni Amministrative: se non verrà emanato un decreto entro oggi, Palermo, Messina e un altro centinaio di comuni andranno al voto a metà giugno, nonostante la promessa di Musumeci (rimasta anch’essa disattesa) di riaprire le urne entro la seconda settimana di maggio.
Tra gli impegni del governo rimasti a mezz’aria, come ovvio, c’è anche la presentazione della Legge di Bilancio e di Stabilità, che il presidente della Regione si augura “snella, agile e di pochi articoli”. Oltre a una serie di riforme che, data la spaccatura nel centrodestra e i propositi di ricandidatura (mai sopiti) del governatore, finiranno nel cestino. Il clima della maggioranza è riassunto perfettamente da un post di Luca Sammartino, Lega, alla notizia che il Consiglio dei Ministri ha impugnato un paio di norme dell’ultimo esercizio provvisorio: “Pare che alcune disposizioni in materia di autorizzazione di spesa e di assunzioni violino la Costituzione – scrive l’ex deputato renziano -. Ma come è possibile che il Governo regionale non se ne accorga? Questo succede per l’ennesima volta. I cittadini aspettano, i costi della vita aumentano e la giunta si permette di buttare via così il tempo, mancando a tutti di rispetto. Assurdo”.
In realtà i detrattori di Sammartino potrebbero rispondergli che la giunta lavora anche di domenica, come testimoniato da una foto pubblicata sul profilo Facebook dello stesso Musumeci, che grazie a una nuova, avvolgente campagna di comunicazione sta illustrando ai siciliani i risultati di “un governo che parla coi fatti”. I fatti dicono che nel vertice di qualche giorno fa a Pergusa, dove si è lavorato “in un clima di armonia e responsabilità”, era all’ordine del giorno la rimodulazione dei fondi Poc da riversare sulle imprese del territorio. Ricordate i Poc (fondi a compartecipazione statale) su cui venne costruita la Finanziaria di cartone da 1,5 miliardi nel 2020, in piena pandemia? Ecco, quelli… “Nemmeno un euro deve restare nelle casse della Regione”, ha detto Musumeci. Ballano 300 milioni, forse qualcosa in più, che in campagna elettorale potranno fare comodo. Come le risorse destinate alla Finanziaria, che Armao non è ancora in grado di quantificare; o quelle elargite dall’Europa mediante il Recovery Fund, che hanno consentito al governo di farsi bello annunciando in pompa magna il “via libera al progetto definitivo per completare, dopo vent’anni, la più grande incompiuta del sistema idrico siciliano: la diga di Pietrarossa, a cavallo delle province di Catania ed Enna”. Di questi annunci ne seguiranno altri. E’ il classico schema da campagna elettorale, dove all’improvviso spariscono le macchie e contano soltanto i nastri.
In questi giorni, ad andare forte sui social, è anche l’ultima intervista di Musumeci a Libero, in cui il presidente incita il centrodestra a rimanere unito, perché solo così si vince (“Questa consapevolezza spero possa far riflettere, a Roma come a Palermo, quanti oggi si nutrono di risentimenti”). Parole rilanciate dal canale ufficiale di Diventerà Bellissima, il movimento del governatore, che tutto sommato non dispera: “Ci auguriamo un centrodestra unito anche in campagna elettorale, ma, caro Nello Musumeci, se qualcuno dovessi lasciarlo per strada, ci guadagnerai in leggerezza!”.
Dal profilo Fb, poi, parte un’altra citazione che di certo con contribuisce a rasserenare le tensioni: “La possono girare e rigirare – scrive Carmelo Briguglio, storico collaboratore del colonnello Nello – ma la questione politica è una: Musumeci è primo nei sondaggi. Con lui si vince. Si incazzassero quanto vogliono: sono i numeri del Principio di Realtà”. E ancora: “Il primato di Musumeci è il dato del popolo, incurante e indifferente a girellate e contorsionismi del Palazzo Irreale governato dal sempre più impopolare Gianfranco Miccichè. Il quale, non per niente, giace sui pavimenti di tutte le classifiche del consenso”. Un giudizio che non appare affatto un tentativo di riconciliazione, specie se veicolato dai canali ufficiali del partito che si è appena ‘federato’ con la Meloni. E infatti Micciché ha risposto per le rime: “Il comportamento di Musumeci mi ricorda il Ventennio”
Ma che la campagna elettorale sia già entrata nel vivo, lo dimostra il tentativo spudorato di ricorrere ai sondaggi – sui singoli e sui partiti – per esorcizzare la pessima opinione dei siciliani sull’operato di questo governo e dei precedenti (anche quella di Salvini che ha bollato la classe dirigente siciliana come “incapace” su acqua e rifiuti). Come se un numerino cancellasse il non fatto e bastasse ad annichilire un popolo, distogliendo l’attenzione dalle cose serie. Non si parla – soltanto – di ricchi premi e cotillons. Ma di riforme lasciate nel cassetto, Bilanci incerti, aiuti dimenticati, carrozzoni dissestati, strade raffazzonate, e alibi. Tanti alibi: “In questi terribili anni, malgrado la pandemia, le alluvioni, la cenere vulcanica, il terremoto e da ultimo la guerra – ha detto Musumeci a Libero -, abbiamo avviato una feconda stagione di semina, impegnando e certificando oltre 4 miliardi di euro. La saggezza del contadino ci insegna che dopo la semina c’è la stagione del raccolto. È un errore sperare che la stessa coalizione della prima fase possa vivere anche la seconda?”. Sulla semina ci siamo già soffermati (potete leggere a questo link). Sulla coalizione pure: solo la Meloni sembra disposta a puntare qualche fiche sulla sua riconferma. Gli altri, al pensiero, scappano. La sfiducia è talmente acclarata, da avergli bloccato anche le nomine.
Le ultime cartucce rimaste al governo passano dalle inaugurazioni, dai contributi a pioggia, dalla presenza smodata degli assessori sul territorio, dalle proroghe della sanità, che consentiranno ai 9 mila precari assunti durante l’emergenza, di continuare a lavorare fino al prossimo 31 dicembre (anche senza emergenza). E’ come una carrellata interminabile di antipasti prima del piatto forte che sai non arriverà. Ieri Musumeci è stato duramente ripreso anche da Nello Dipasquale, deputato regionale del Pd, per essersi intestato l’avvio della procedura per la realizzazione della Ragusa-Catania “dopo trent’anni di chiacchiere e false promesse”. “Invece di riconoscere i meriti a chi ha fatto di tutto per fare arrivare l’opera fino al CIPE, compreso il suo predecessore – fa notare Dipasquale – cerca di accaparrarli per sé, senza aver mosso un dito, sol perché è stato nominato dal Governo nazionale Commissario per appaltare l’opera. Dimenticare o negare l’azione propulsiva del Partito Democratico in questa vicenda è vergognoso. Ormai non gli credono più neanche i suoi stessi alleati, fa quasi tenerezza…”.
L’ossessione della campagna elettorale, però, impegna i frammenti di ogni singolo giorno. Così Musumeci saluta l’apertura del parco delle Terme di Acireale, di cui i cittadini si potranno riappropriare “anche grazie al contributo della Regione”. L’assessore Messina, dopo aver fatto visita alla Nazionale di Mancini prima della clamorosa debacle con la Macedonia, ed essersi fatto filmare mentre palleggiava al Tenente Onorato, s’è fatto fotografare coi trofei dell’Inter, annunciando novità di rilievo: “Inter e Sicilia insieme? Work in progress”. Falcone saluta l’acquisto di due nuovi treni Pop che vanno ad aggiungersi ai 25 convogli già in funzione nell’Isola (peccato che manchino le ferrovie). Lagalla è appena andato via. Scilla e Samonà sono con un piede fuori, perché non hanno ancora scaricato i partiti di appartenenza. Il governo è balneare, ma va tutto a meraviglia. No?