Per Di Battista è stato “no” fin da subito. Mario Draghi, definito l’apostolo delle élites, non piace all’ex deputato dei Cinque Stele. Alcuni dei suoi referenti in parlamento sono stati fra i primi a manifestare “insofferenza” dopo che il Capo dello Stato ha affidato all’ex presidente della Bce l’incarico di formare un governo. Di Battista ha spiegato la sua resistenza in un articolo su Tpi: Un banchiere. Competente, ma pur sempre un banchiere. Ognuno avrà la sua opinione su Mario Draghi. La mia è molto negativa – ha dichiarato il grillino -. Di lui si dicono le stesse cose che dissero di Monti quando venne incaricato da Napolitano. Credibile, preparato, inserito negli ambienti giusti. Di lui si dice che abbia “salvato l’Italia”. Sciocchezze. Ha salvato l’euro-zona”. E ancora: “Ostacolare l’approdo di Draghi a Palazzo Chigi nulla ha a che vedere con la lotta tra europeismo ed anti-europeismo. Semmai ha a che fare con la ventennale contesa tra Politica e finanza. Draghi ha varato il Quantitative Easing, ma era una scelta obbligata. Al contrario, quando ha potuto scegliere liberamente ha scelto sempre di preservare il grande capitale, il sistema finanziario ed i colossi privati. Gli stessi che, in queste ore, esultano e sognano la beatificazione di San Mario da Goldman Sachs. Confindustria, GEDI S.P.A., gruppo Elkann, Benetton, Mediaset. Tutti insieme appassionatamente, come ai vecchi tempi del governo Monti”.
Enrico Ciuni
in Il sabato del villaggio
La disputa su Draghi, apostolo delle élite
alessandro di battistamario draghi
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