Voto subito: il mantra di Fratelli d’Italia è lo stesso di Raffaele Stancanelli, ex sindaco di Catania che da qualche mese si batte dai banchi “sovranisti” del Parlamento europeo. L’ex senatore non ha mai avuto un giudizio lusinghiero dell’esperimento Lega-Cinque Stelle: “Se ha fatto male alla Sicilia? Questo governo, che era basato su un contratto e non su dei programmi condivisi – per cui se a pagina 44 non si trovava la soluzione a un problema fuori dal contratto si bloccava tutto – non ha fatto male soltanto alla Sicilia, ma a tutta Italia. Se Salvini si fosse accorto prima con chi aveva a che fare, probabilmente non ci sarebbe stato bisogno di definirlo, oggi, il governo dei ministri del “no”. Ecco, diciamo che le ricadute negative sulla Sicilia sono dipese dall’esistenza stessa dell’esecutivo gialloverde”.

Non c’è nulla da salvare?

“La mia riflessione è quella di chi, finché è rimasto al Senato, non ha votato contro per partito preso. Fratelli d’Italia ha fatto un’opposizione patriottica. Non abbiamo mai abbandonato Salvini e la Lega quando hanno adottato misure e provvedimenti, ad esempio sulla sicurezza e l’immigrazione, che andassero incontro alle esigenze dei cittadini, soprattutto se facevano parte del programma del centrodestra alle ultime Politiche. Diciamo che Salvini, su altri aspetti, non è stato conseguente alle promesse: di flat tax non si è più parlato. Peccato: nella nostra concezione, non ci sarebbe costata un euro e avrebbe provocato uno shock positivo per l’economia”.

Con una Finanziaria da scrivere e l’Iva che rischia di salire al 25%, ci sono buone ragioni per rimandare al voto gli italiani?

“Chiunque abbia a cuore le sorti del Paese, non può preoccuparsi che sia il popolo a scegliere. Le conseguenze del voto non avrebbero alcuna ricaduta sulle motivazioni addotte in questi giorni per non andare a votare. L’anno scorso la Finanziaria è stata fatta in tre giorni, al Senato, alla vigilia di Natale. Se si votasse entro ottobre, il governo – certamente con una maggioranza chiara – sarebbe in carica entro fine novembre. Il problema della manovra non esiste, così come quello dell’aumento dell’Iva. La questione semmai è politica. Quando si apre una crisi di governo e non c’è alcuna possibilità di avere un nuovo esecutivo con programmi compatibili, è il popolo che si pronuncia. Almeno, in democrazia si usa così”.

Anche il governo Lega-5 Stelle non nasce per diretta emanazione del popolo.

“Infatti, è stato un modo per superare l’impasse. Che ha messo insieme due forze antitetiche in disaccordo su tutto. Ha prodotto la stasi”.

L’ipotesi più accreditata, al momento, è la nascita di un governo istituzionale con Pd e grillini. Lei ha denunciato le prime prove di alleanze nella votazione per il nuovo presidente della commissione europea, Ursula Von der Leyen. Il voto del M5s in quel caso risultò decisivo.

“Appunto. Io so che fino a venti giorni fa Renzi diceva tutto il male possibile dei 5 Stelle e i 5 Stelle dicevano “mai con Renzi”. Se per non andare a votare subito sono capaci di contraddire quanto fatto e dichiarato negli ultimi quattro o cinque anni, si accomodino pure. Ma è soltanto una questione di tempo. Gli elettori sono meno stupidi di quello che pensa certa classe politica”.

Salvini ha sbagliato i tempi della crisi?

“Non so se abbia fatto bene a dichiararla ad agosto. Noi glielo avevamo detto duemila volte di farlo dopo le elezioni Europee. In quel momento si è capito che esisteva una maggioranza assoluta nell’immaginario degli italiani, che però andava ratificata da un passaggio alle urne. Il Parlamento attuale è ancora fermo agli equilibri del 2018, ma i dati reali e i sondaggi dicono che la Lega era al 17% e oggi è al 35%”.

Perché c’è così tanta paura di un governo sovranista in Italia?

“Perché in Italia, ma non soltanto in Italia, quando vincono i partiti che non hanno legami con la grande stampa, con la grande finanza, con l’establishment, cioè con coloro che hanno detenuto il potere negli ultimi decenni e ci hanno ridotto in queste condizioni, si grida subito “al lupo, al lupo”. E si ritira fuori dai cassetti il pericolo fascista. Questo è un tipico ritornello italiano. Ma in democrazia governa chi vince. Se non riesce a governare, è il popolo a scegliere di mandarlo a casa. Si chiama principio della democrazia e dell’alternanza. Sa cosa ha fatto Renzi?”.

Cosa?

“Nell’intervista rilasciata a un giornale francese ha detto che non si può votare perché c’è il rischio che vinca la destra. Che si torni alle urne solo per far vincere la sinistra mi pare un assurdo. E’ un atteggiamento che spiega la distanza fra il sentimento popolare e queste classi di ottimati che si sentono depositari del seme della ragione”.

Nel proporre nuove elezioni, Salvini ha detto sì a un centrodestra unito purché diverso rispetto al passato. Una chiara allusione a Berlusconi. Cosa deve cambiare, secondo Lei?

“Noi di Fratelli d’Italia, ma parlo anche per la mia storia personale, siamo stati coerenti dall’inizio. Abbiamo detto che non si può stare a metà strada, non ci si può ritrovare una volta da una parte, una volta dall’altra della barricata. Bisogna essere coerenti con il proprio programma e con la propria storia. Forza Italia e Berlusconi sono stati importanti nella costruzione del centrodestra, ma negli ultimi tempi – ad esempio in Europa, sia per l’elezione del presidente dell’Europarlamento che per la presidente della Commissione – ha votato insieme al Pd.  C’è tanta classe dirigente in Forza Italia che vuole rinnovare il centrodestra e sentirsi in sintonia col proprio elettorale. Qualcun altro, invece, pensa a ipotesi centriste, a mantenersi equidistante dalla destra e della sinistra. Ma non spetta a noi fare i guardiani, e dire chi ci può stare e chi no”.

Anche la Sicilia è stata per mesi un laboratorio. La costituzione di un campo moderato contro l’argine del populismo, almeno nel dibattito politico, ha riguardato Forza Italia quanto il Partito Democratico. Dicono ci sia grande nostalgia della Democrazia Cristiana.

“Non capisco cosa vuol dire “essere moderato” in politica. Anche io sono un moderato nella vita. Sono educato, saluto la gente, mangio in modo composto. Ma cosa c’entra la politica? Essere coerente con le proprie idee non vuol dire essere estremista. Se poi per moderato si intende chi dialoga con tutti, che per convenienza elettorale sta un po’ a destra e un po’ a sinistra, beh io non mi sento un moderato. Non criminalizzo la storia della Dc ma è evidente che oggi non c’è più, così come gli altri partiti della Prima repubblica. L’esperienza cristiana e cattolica può stare benissimo nel centrodestra”.

La questione identitaria, di attaccamento alle radici della destra, vi ha permesso di superare Forza Italia nei sondaggi. E’ solo questo?

“La scommessa fatta da Giorgia Meloni consiste nel non vergognarsi della propria storia e delle proprie radici ideali, culturali e politiche, ma allo stesso tempo nel creare le condizioni per un grande movimento di centrodestra conservatore. Fratelli d’Italia vuole diventare il grande contenitore di chi proviene dallo stesso bacino elettorale, ma ha perso la bussola. In pochi ci credevano, ma io l’ho sempre fatto. Fino a due mesi fa ci davano in via d’estinzione; molti, convinti di essere bravi, sostenevano che non avremmo superato il 4%. Invece abbiamo superato il 6,5 e in Sicilia toccato punte del 10%. Ci premia la nostra politica d’inclusione, di apertura e di grande attenzione verso i tanti “orfani” che non hanno riferimento culturale e politico”.

Da membro del Parlamento europeo, con quali occhi osserva le vicende dei migranti (l’ultima quella di Open Arms)? Prevale la sensibilità “umana” o la difesa “politica” delle frontiere?

“Questa dicotomia proprio non la condivido. Si può essere sensibili e accoglienti – noi in Sicilia abbiamo una grande tradizione di accoglienza, guai a disperderla – anche nel rispetto delle norme. Ma lei crede sia possibile violare il territorio nazionale come fanno molte Ong o come ha fatto, volutamente, la capitana Carola Rackete? Il pietismo non aiuta: se passa il messaggio che in Italia possono entrare tutti, non servirà aver abbattuto del 90% il numero degli sbarchi, e si arriverà in breve tempo all’invasione già vista negli anni precedenti. E, francamente, non è solo merito di Salvini, anche Minniti aveva iniziato un’azione di contrasto. Ma li immagina dei parlamentari italiani a bordo di una nave che sta infrangendo le norme? In altri Paesi sarebbero stati incriminati. Io sono per l’accoglienza, per l’umanità, per non fare morire nessuno in mare, ma troviamo le condizioni perché questo possa avvenire”.