La partita del rendiconto 2019 non è ancora chiusa. Lo ha ricordato la Procura generale della Corte dei Conti alla Regione siciliana e all’assessore Armao, nelle conclusioni appena depositate e relative al ricorso presentato dalla Procura contabile contro la parifica del 18 giugno. Il documento contabile, approvato in giunta il 7 settembre, era stato trasmesso nei giorni scorsi alla commissione Bilancio e, in seguito, all’Ars per l’immediata approvazione. I magistrati, però, frenano: prima di arrivare al voto di Sala d’Ercole – slittato per l’assenza del numero legale – Armao e Musumeci dovrebbero comparire di fronte alle Sezioni Riunite in composizione speciale, a Roma, per dare conto e ragione di tutte le perplessità sollevate dai giudici nell’udienza di parifica (che di fatto equivaleva a mezza bocciatura). A seguito delle numerose irregolarità riscontrate, infatti, il pm Pino Zingale aveva citato a comparire sia il presidente della Regione che il suo vice.
Secondo i vice procuratori generali Adelisa Corsetti e Sabrina D’Alesio, però, la Regione siciliana avrebbe cercato di accelerare l’approvazione del ddl del rendiconto. “Con riguardo al giudizio in esame, è evidente come l’approvazione del rendiconto da parte della giunta regionale, mediante la deliberazione 354 del 7 settembre 2021, siano circostanze idonee a rivelare l’intento dell’amministrazione regionale a perfezionare il procedimento legislativo regionale senza attendere la pronuncia di codesto Supremo Consesso – si legge nelle conclusioni –. La Procura generale evidenzia che l’eventuale approvazione del rendiconto regionale nelle more della decisione sul ricorso proposto darebbe luogo a un vulnus di tutela delle ragioni sottostanti alla proposizione del gravame”.
Sono due i punti su cui i vice procuratori puntano il dito: la questione di legittimità costituzionale contestando l’utilizzo di parte delle risorse del fondo sanitario, destinato a garantire i livelli essenziali di assistenza (Lea), al pagamento di un mutuo contratto con lo Stato. Per la Procura generale questo “risulta contrario alla Costituzione in quanto non assicura la copertura finanziaria dei Lea in ambito regionale tanto più in ragione della grave criticità della gestione sanitaria in cui versa la Regione siciliana e della sua sottoposizione al piano di rientro”.
Altra questione sollevata è il calcolo “errato” della Regione per quanto riguarda il fondo crediti di dubbia esigibilità (Fcde). “È da ritenere fondato il motivo di ricorso con cui Procuratore di appello presso la Regione siciliana si duole dell’errato calcolo del Fcde – si legge nelle motivazioni – I principi contabili avrebbero dovuto essere interpretati nel senso di ricomprendere le risultanze della riscossione del quinquennio 2015-2019, anziché quello del quinquennio 2014-2018. circostanza, questa, per cui il Fcde, come rideterminato dal procuratore non risulterebbe congruo per una cifra maggiore, di circa 45 milioni di euro e non quasi 35 milioni di euro indicato dalle Sezioni riunite”. La prima risposta di Armao a queste incongruenze è stata quella di accelerare l’iter. Ora bisognerà tornare indietro.