La Corte costituzionale ha bocciato la legge con cui la Regione Siciliana, nel 2021, aveva riaperto i termini per il condono edilizio, risalente al 2003, di opere abusive realizzate in aree sottoposte a vincoli idrogeologici, culturali e paesaggistici. Con la sentenza numero 252 la Consulta ne ha dichiarato l’illegittimità costituzionale.

Il provvedimento era stato impugnato dal Consiglio dei Ministri guidato da Mario Draghi, perchè talune disposizioni, “eccedendo dalle competenze statutarie, si pongono in contrasto con la normativa statale e con le norme di grande riforma economico-sociale in materia di tutela del paesaggio e di uniformità delle prestazioni essenziali”  I giudici hanno rincarato la dose, ritenendo quelle norme lesive della riserva allo Stato della tutela dell’ambiente, “in quanto in contrasto con la normativa statale di riferimento”, il decreto-legge n. 269 del 2003.

La legge sul condono, sopravvissuta alla prova dell’Ars grazie agli ex deputati del M5s (Attiva Sicilia), era stata definita dai grillini “un’aggressione al paesaggio” che avrebbe permesso a tutti gli edifici abusivi costruiti nelle aree a vincolo relativo di restare al proprio posto. E’ notizia di pochi giorni fa, secondo l’ultimo rapporto del Siab (il sistema informativo abusivismo), che in Sicilia insistono tuttora 32 mila abusi edilizi, per 7,3 milioni di metri cubi. Con la provincia di Catania in testa. Mentre su 4.537 ordinanze di demolizioni emesse, solamente 950 sono state eseguite (circa il 21%).