Più che Luigi Genovese sembra Luigi Gonzaga. Che fu rampollo di una potente famiglia del Rinascimento italiano ma seppe guadagnarsi la santità con le preghiere recitate tra le mura del maestoso palazzo di Mantova. A sedici anni chiese al padre il permesso di entrare nella Compagnia di Gesù e si consacrò a Dio, perinde ac cadaver. Luigi Genovese di anni ne ha invece ventitre e ha chiesto al padre Francantonio, padrone dei feudi clientelari di Messina, di arruolarsi non tra i gesuiti ma nell’esercito di Salvini che, dopo avere conquistato le terre del nord, ora marcia tronfio e spavaldo verso la Sicilia. Lo accoglierà la Confraternita degli Ascari. Nello Musumeci, come padre priore, intonerà il Te Deum e a Luigi non resterà che servire messa. In cambio otterrà la misericordia dei vincitori. Anche per le nefandezze del padre. E vivranno tutti felici e contenti.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
La consacrazione del Santo Bambinello
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