Volano stracci fra l’assessorato all’Istruzione e l’Ufficio scolastico regionale, diretto da Stefano Suraniti. Motivo del contendere la circolare di Lagalla, in cui su stabilisce che “per la Sicilia fino al 30 aprile, a prescindere dalle zone di rischio ‘arancione’ o ‘giallo’, gli istituti superiori possono adottare percentuali di presenza più basse” rispetto al 70% stabilito a livello nazionale, “ma senza scendere al di sotto del 50”. In pratica, una deroga. Che l’Usr disapprova: “Si rammenta in linea generale che le circolari/note di qualunque tipo non possono derogare alle disposizioni di legge, ma neanche possono influire nell’interpretazione delle medesime disposizioni e ciò anche se si tratti di atti del tipo cd. normativo, che restano comunque atti di rilevanza interna all’organizzazione dell’ente. Esse, pertanto, secondo la Suprema Corte, qualora contengano disposizioni contrarie alla legge, sono inefficaci e inapplicabili, risultando in caso di esecuzione fonte di responsabilità civile e contabile. Pur producendo di norma effetti vincolanti sul piano interno, le circolari devono dunque essere disapplicate qualora in evidente contrasto con le norme di legge. Secondo la Giurisprudenza – evidenzia la nota di Suraniti -, l’applicazione di una circolare illegittima perché in contrasto con le norme di legge, configura un indice sintomatico di eccesso di potere, da cui discendono profili di responsabilità civile, penale e amministrativa”. Insomma, sulle riaperture, la competenza è dello Stato e le percentuali per un ritorno in presenza, checché ne dica Lagalla, spetta al Ministero.