“Il lavoro in piazza per cambiare la Sicilia”: la Cgil regionale annuncia una fase di mobilitazione. Tante piazze, tanti temi caldi, per approdare a soluzioni che traccino la strada di un nuovo modello di sviluppo in grado di produrre occupazione stabile e duratura, di dare risposte a giovani, donne, disoccupati e, in termini di welfare, all’intera collettività.
Partirà nei prossimi giorni un percorso che vedrà una serie di manifestazioni in luoghi emblematici di tutta la Sicilia, attraverso le quali la Cgil punta ad alzare l’asticella della pressione e della rivendicazione nei confronti sia del governo regionale che di quello nazionale. Ci sarà la piazza dell’accoglienza e della solidarietà e quella per rilanciare il tema di soluzioni per le aree di crisi complessa. I riflettori saranno puntati sull’industria, sul mondo della cultura, sull’agricoltura, sulla digitalizzazione, sulla riforma della pubblica amministrazione, sulla transizione energetica, sul problema dei rifiuti, sull’ambiente, su salute e welfare. “Puntiamo a rendere visibile – dice il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino – non solo il disagio sociale che deriva dalla mancanza di soluzioni ai problemi aperti e di reali prospettive di sviluppo ma anche la voglia di riscatto e di partecipazione di giovani, donne, lavoratori e lavoratrici. E’ il momento delle risposte”.
Risposte che la Cgil chiede al governo regionale, la cui azione il sindacato giudica “insufficiente, inefficace, stagnante anche e soprattutto rispetto alle prospettive che potrebbero aprirsi con i fondi del Pnrr. E’ un governo – dice Mannino – che non è stato finora in grado di mettere in campo competenze e volontà politica adeguate alla gravità della crisi siciliana. È un governo che va a rimorchio di vecchie pratiche, come dimostra la vicenda dei fondi per opere irrigue – sottolinea il segretario della Cgil – al quale con la nostra iniziativa vogliamo rimarcare l’insostenibilità di un mancato approccio risolutivo ai problemi”. Ma la Cgil Sicilia guarda anche a Roma e rileva “un meridionalismo a parole del governo Draghi, che parla spesso e volentieri al Nord del Paese. Al governo nazionale – afferma Mannino – chiediamo segni inequivoci di una volontà di aggredire la forbice tra le diverse aree del paese e risollevare le sorti della Sicilia e dell’intero Mezzogiorno”.