Ai zero ristori (o quasi) della Finanziaria, il governo Musumeci prova a sopperire con un provvedimento per via amministrativa, tramite il quale si intende erogare 250 milioni di euro provenienti dalla rimodulazione di risorse del Fondo di sviluppo e coesione per la copertura dei ristori da assegnare alle aziende colpite dalla pandemia. Ma il nodo sta proprio qui: la capacità di erogazione. Trattandosi di risorse extraregionali, è necessario l’intervento di Roma, che attraverso il Ministero per la Coesione territoriale (guidato da Mara Carfagna) dovrà apporre il sigillo sul cambio di destinazione d’uso dei Poc (da investimenti e spesa corrente). Prima, però, gli uffici dovranno fare una ricognizione per l’individuazione delle risorse non vincolate. Lo stesso procedimento, durato mesi, che venne utilizzato l’anno scorso per varare gli aiuti contenuti nella Finanziaria di guerra.
La proposta dei ristori per via amministrativa, senza la “copertura” di una legge, inizialmente doveva essere firmata da tutti i capigruppo all’Ars, e consegnata al governo sotto forma di ordine del giorno. Ma qualcuno, fiutando il “pericolo”, si è tirato indietro: “Di fronte a questa approssimazione – ha spiegato Danilo Lo Giudice, presidente del gruppo Misto – non ho firmato il documento della maggioranza che, lo ripeto, non ha alcun valore ma è solo un “pezzo di carta straccia” per consentire a qualcuno, come infatti già avvenuto, di fare un comunicato stampa per farsi bello. Ma sappiano che i cittadini non si faranno prendere in giro, anche perché i nodi verranno presto al pettine”. Sulla stessa lunghezza d’onda i grillini: “Qui di ristori non c’è praticamente nulla e non ci si venga a dire che si provvederà in base all’ordine del giorno arrivato in coda alla legge e che non abbiamo avallato. Su questo – ha spiegato il capogruppo, Giovanni Di Caro – siamo contrari nel metodo e nel merito, dal momento che non siamo stati coinvolti nella stesura di questo atto di indirizzo, tra l’altro scritto nemmeno in Parlamento. Volevamo dare il nostro contributo solo ed esclusivamente nell’interesse dei siciliani, non contribuire all’ennesima presa in giro nei loro confronti”.
Ma questo, allo stato attuale, è l’unico modo per rispondere alla crisi di liquidità delle aziende, che dopo la manifestazione di Confcommercio in piazza del Parlamento, sono state convocate a palazzo d’Orleans per interagire sul governo. Le nove organizzazioni di rappresentanza (Confindustria, Cna, Confapi, Confcooperative, Confesercenti, Confartigianato, Confcommercio, Casartigiani e Legacoop) hanno sottolineato come la pandemia abbia “costretto le imprese a contrarre forti debiti emergenziali. Per questo occorre che i fondi a disposizione non siano polverizzati, ma concentrati su interventi mirati a garantire liquidità alle aziende con la possibilità di accedere a prestiti a tasso zero, rimborsabili a 15 o a 20 anni, e anche a contributi a fondo perduto da erogare tramite Irfis, Ircac, Crias o altra banca convenzionata”. Le organizzazioni datoriali hanno raccomandato di intervenire anche sul rafforzamento amministrativo degli istituti di credito regionali al fine di velocizzare i tempi delle pratiche e di spingere il pedale dell’acceleratore sul sistema dei confidi per le agevolazioni e il supporto alle imprese.
L’obiettivo di tutti, almeno a parole, è evitare di distribuire somme irrisorie e assicurare tempi rapidi. “Ai rappresentanti delle imprese – ha detto l’assessore alle Attività produttive, Mimmo Turano – chiediamo di condividere una proposta comune su modalità e tempi. Proviamo a costruire tutti insieme un meccanismo che individui i criteri ed eviti lungaggini. Il governo regionale sta facendo il massimo per recuperare risorse non impegnate di provenienza comunitaria all’infuori della Finanziaria e stiamo lavorando per aggiungerne altre ancora. Adesso è il momento di lavorare assieme, perciò dalle indicazioni che abbiamo ricevuto faremo una sintesi da condividere prima della pubblicazione del bando, così da rendere questi ristori, anche se non risolutivi, più soddisfacenti possibile”.
In attesa di capire se, e quando, il piano b) andrà in porto, dalla Legge di Stabilità regionale approvata giovedì sera all’Ars, vengono fuori solo briciole. Due milioni di euro sono stati impegnati per i contributi a fondo perduto a favore del settore della ristorazione, del wedding, delle cerimonie e della moda. Anche in questo caso sarà l’assessorato alle Attività produttive a individuare i codici Ateco delle imprese aventi diritto. Sempre nell’ambito del settore dell’organizzazione di eventi matrimoniali (wedding planner), di feste e cerimonie, previsti 3 milioni di euro che serviranno ai ristori a fondo perduto per compensare i costi per locazioni e utenze sostenuti nel 2020, per un massimo di 30 mila euro a impresa. Infine, ristori per gli esercenti delle sale cinematografiche e attività fotografiche: previsti contributi a fondo perduto, con privilegio delle imprese che abbiano avuto cali di fatturato di almeno il 50 per cento tra l’inizio e la fine dell’attività svolta nel corso del 2020; impegnata la somma di 2 milione di euro a valere sui fondi Poc 2014-2020. Sette milioni in tutto. Anche in questo caso, però, si tratta di soldi “incerti”, almeno per quanto riguarda la tempistica.