La polemica tra Claudio Fava e il giornalista Paolo Borrometi, relativa allo scioglimento per mafia del comune di Scicli, ha un sequel. Qualche giorno fa il consiglio di presidenza dell’Ars ha proceduto con la costituzione di parte civile nei confronti del cronista di Modica, sull’ipotesi di calunnia all’istituzione. La questione ruota attorno a un articolo – contrario allo scioglimento – che Borrometi non avrebbe mai pubblicato sul suo sito (La Spia) e che lui stesso, in audizione, disse di non ricordare. Quell’articolo, poi, è sbucato fuori in versione postdatata, provocando l’indignazione del presidente della commissione Antimafia: “Se sono vere le cose che ho letto sui giornali – aveva spiegato Fava – siamo di fronte a un giovanotto che ha pubblicato un articolo che non esisteva, lo ha retrodatato a cinque anni fa e ha accusato la commissione antimafia di aver scritto falsamente che quell’articolo non c’era. Al di là dei rilievi penali pesantissimi di un’affermazione così offensiva, continuo a pensare che tutto questo con l’antimafia e col giornalismo non c’entra nulla”. Dopo quell’episodio Fava aveva deciso di sporgere querela nei confronti di Borrometi. Mentre nei giorni scorsi è arrivata anche la presa di posizione di Micciché e del Consiglio di presidenza, che ha votato la costituzione di parte civile con voto quasi unanime: l’unica a non firmare è stata la vicepresidente dell’Ars, Angela Foti.
Paolo Mandarà
in Il sabato del villaggio
“Borrometi ci calunniò”: l’Ars parte civile
claudio favapaolo borrometi
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