La bocciatura della Corte Costituzionale della legge regionale 17 del 2021, impone il ritorno al sistema del 2005, che imponeva ai Comuni di dotarsi dei piani spiagge per poter rilasciare nuove concessioni balneari. Secondo la Consulta, i Pudm svolgono “… un’essenziale funzione non solo di regolamentazione della concorrenza e della gestione economica del litorale marino, ma anche di tutela dell’ambiente e del paesaggio, garantendone tra l’altro la fruizione comune anche al di fuori degli stabilimenti balneari, attraverso la destinazione di una quota di spiaggia libera pari, secondo quanto previsto dalla stessa legge reg. siciliana n. 15 del 2005, al cinquanta per cento del litorale…”. Pertanto “… una disposizione che preveda, in deroga al divieto di nuove concessioni nei Comuni siciliani ancora sprovvisti di Pudm già imposto dalla legislazione precedente, la possibilità di continuare a rilasciarle anche in seguito, ha l’effetto di eliminare un importante incentivo per i Comuni ad avviare il relativo procedimento di approvazione; e determina, conseguentemente, un abbassamento del livello di tutela dell’ambiente e del paesaggio nei Comuni costieri rispetto a quanto già in precedenza assicurato dalla stessa legislazione regionale previgente…”.

Nei giorni scorsi Musumeci è tornato a parlare del disegno di legge in discussione al parlamento nazionale, che prevede l’assegnazione delle concessioni con bando di gara a partire dal 2024. Musumeci dice no: “Siamo vicini ai balneari e ne comprendiamo tutte le preoccupazioni. Ci batteremo affinché venga garantito loro il diritto di continuare a lavorare dopo averlo fatto per anni, acquisendo esperienza e competenza, facendo investimenti importanti in una prospettiva di lungo termine. Le nostre spiagge non possono passare sotto il controllo delle multinazionali straniere”.