Una liquidazione sine die dei Consorzi Asi e un Irsap che, a otto anni dalla sua istituzione, e da tre anni commissariato, continua a essere un ente monco. In mezzo, le imprese stritolate da una gestione priva di ogni strategia di sviluppo e incapace di garantire anche i servizi minimi essenziali. “Purtroppo l’Irsap non è nelle condizioni di rispondere alle esigenze delle imprese a causa di una riforma rimasta incompiuta con gli ex consorzi Asi tuttora in liquidazione – spiega Sicindustria, con a capo Alessandro Albanese -. In questo modo non è più possibile andare avanti. Ad oggi, tutte le decisioni imprenditoriali di investimento, di ampliamento, di cessione dei lotti industriali sono sub iudice di un ente ‘di sviluppo’ che non ha alcuna visione della realtà imprenditoriale in quanto è stato ridotto a un ufficio ‘complicazione pratiche semplici’ e a un mero apparato burocratico posto a salvaguardia di norme regolamentari che tutelano aree industriali in gran parte asfittiche”.
La legge regionale 8 del 2012 che ha istituito l’Irsap come unico ente regionale a indirizzo strategico per la programmazione, promozione, valorizzazione e incremento delle attività produttive prevedeva infatti che il nuovo ente avrebbe dovuto sostituire in toto i Consorzi Asi, posti in liquidazione. Dopo tanti anni, però, il processo di liquidazione è ancora aperto e la conseguenza è sotto gli occhi di tutti: un Irsap reso una scatola pressoché vuota che, adesso, a causa delle modifiche proposte dal governo regionale nell’emendamento di riscrittura dell’articolo 7 del Ddl 893 del 26 novembre 2020, rischia di vedere ulteriormente dilatati i tempi e trasformarsi così in una eterna incompiuta. “La promozione delle aree industriali con l’insediamento di nuove attività produttive in favore dello sviluppo economico e sociale della Sicilia – denuncia Sicindustria – è rimasta un miraggio. Quelle poche assegnazioni che si sono fatte hanno richiesto anni e la direzione verso cui il governo sembra intenzionato ad andare è quella di un iter delle liquidazioni destinato a non finire mai. La domanda a questo punto che si fanno le imprese è che cosa la Regione voglia realmente fare delle aree industriali: lasciarle morire come un peso da dismettere o renderle una reale occasione di sviluppo e benessere per il territorio? Perché illuderci e illudere potenziali investitori? Occorre aprire una stagione vera di confronto fra imprese e governo affinché si riescano a dare risposte concrete ai fabbisogni e alle criticità del mondo produttivo”.