L’invasione dell’ignoto GDPR

Mentre Cartier viene a conoscenza del tuo desiderio di lanciarti in una proposta di matrimonio con un brillocco da 2 carati e mezzo ben prima della tua futura moglie intasandoti di pubblicità di rinculo pescata scientificamente dalle tue ricerche su Google, l’Unione Europea si è svegliata e ha annunciato che dopo anni e anni di navigazioni personali trasformate in re-marketing finalmente tutti, ma proprio tutti, dovranno avere cura dei dati personali, della privacy e anche dei due liocorni.

Si chiama General Data Protection Regulation, per gli amici stretti GDPR, ovvero il regolamento europeo per il trattamento dei dati personali tanto conservatore – che in confronto il Tory Party inglese è progressista – che mette alle strette il caos digitale. Oggi, grazie agli illuminati della burocrazia 2.0, chiunque abbia negli anni dato il proprio indirizzo elettronico, fatto un acquisto online, pagato tramite app si ritrova seppellito di mail che lo informano che nessuna rivoluzione gli toglierà l’account Facebook.

Mamma Unione Europea così è viva e lotta insieme a noi. Mentre le piattaforme non possono più appropriarsi dei dati degli utenti, pena il pagamento di multe da capogiro, né trarne esclusivo vantaggio, gli utenti si ritrovano a fronteggiare il primo vero caso di spam mondiale. Migliaia di mail intasano le caselle di posta elettronica invitando a “prendere visione delle nuove norme”. E nessuno che si sia preoccupato di inviare ai Corinzi una lettera con le nuove regole sulle privacy.

Federica Virga :

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