La tenuta di quel che rimane del governo gialloverde si intreccia in queste ore con il caso Open Arms e la diversa interpretazione di Salvini, del premier Giuseppe Conte e dei ministri del Movimento 5 Stelle sullo sbarco dei 147 migranti a bordo dell’imbarcazione della Ong. I primi 9 sono stati fatti scendere in nottata per motivi sanitari, gli altri restano in rada, a 150 metri da Lampedusa, dopo che il Tar ha consentito l’ingresso in acque italiane e i ministri Trenta e Toninelli non hanno controfirmato divieto leghista.

Ma è stato proprio il premier Giuseppe Conte, pubblicando una lettera ieri pomeriggio su Facebook, a sancire l’enorme distanza di vedute, ormai una frattura insanabile, con il Capo del Viminale: “Gentile Ministro dell’Interno, caro Matteo, ti scrivo questa lettera aperta perché il caso della nave Open Arms domina ormai le prime pagine dei giornali e perché sono costretto a constatare che anche la corrispondenza d’ufficio tra la Presidenza del Consiglio e il Viminale viene poi riportata sui giornali e allora tanto vale renderla pubblica all’origine, per migliore trasparenza anche nei confronti dei cittadini. Ti ho scritto ieri l’altro una comunicazione formale, con la quale, dopo avere richiamato vari riferimenti normativi e la giurisprudenza in materia, ti ho invitato, letteralmente, “nel rispetto della normativa in vigore, ad adottare con urgenza i necessari provvedimenti per assicurare assistenza e tutela ai minori presenti nell’imbarcazione”. Con mia enorme sorpresa – sottolinea il presidente del Consiglio – ieri hai riassunto questa mia posizione attribuendomi, genericamente, la volontà di far sbarcare i migranti a bordo. Comprendo la tua fedele e ossessiva concentrazione nell’affrontare il tema dell’immigrazione riducendolo alla formula “porti chiusi”. Sei un leader politico e sei legittimamente proteso a incrementare costantemente i tuoi consensi. Ma parlare come Ministro dell’Interno e alterare una chiara posizione del tuo Presidente del Consiglio, scritta nero su bianco, è questione diversa”.

Una sfiducia pubblica acuita dal resto delle dichiarazioni, una sorta di lezioncina che al leader della Lega non avrà fatto piacere: “Siamo ormai agli sgoccioli di questa nostra esperienza di governo – ha scritto Conte -. Abbiamo lavorato fianco a fianco per molti mesi e ho sempre cercato di trasmetterti i valori della dignità del ruolo che ricopriamo e la sensibilità per le istituzioni che rappresentiamo. La tua foga politica e l’ansia di comunicare, tuttavia, ti hanno indotto spesso a operare “slabbrature istituzionali”, che a tratti sono diventati veri e propri “strappi istituzionali”. Per queste ragioni mi sono ritrovato costretto a intervenire varie volte – l’ho fatto perlopiù riservatamente – non per l’ansia di contrappormi politicamente alle tue iniziative, ma per la necessità di rivendicare l’applicazione del principio di “leale collaborazione”, che è fondamentale per il buon funzionamento delle istituzioni pubbliche”.

La replica di Salvini non si è fatta attendere, sempre via social: “Quando mi rimprovera l’ossessione sui porti chiusi, io glielo confermo: ho l’ossessione della sicurezza dei cittadini. Io lavoro e sono qui a ferragosto, senza andare avanti a insultare come altri: ‘buffone giullare ladro’. Certo, però, sentirsi richiamare da Conte per la mia presunta ‘ossessione’ per la lotta alla immigrazione clandestina, per ciò che io invece considero una missione, è davvero singolare. Non dico mi sarei aspettato che dicessero: ‘grazie Matteo per i risultati portati a casa’, ma tutto questo è davvero molto particolare”. Il commento di Salvini non ha risparmiato Trenta e Toninelli: “Ministri che in passato avevano firmato per bloccare gli sbarchi, oggi hanno detto no. Coincidenze, per amor di Dio… Certo è strano che a cavallo di Ferragosto ci sia chi lavora per riaprire i rubinetti dell’immigrazione clandestina. Se qualcuno pensa di farmi un dispiacere si sbaglia di grosso, il danno lo fa agli italiani e all’Italia”.

E infine, dopo aver detto di tenere il telefono acceso per qualcuno del Movimento che avesse avuto voglia di chiamarlo, Salvini ha chiosato: “Sventeremo con ogni mezzo possibile un nuovo sciagurato patto della mangiatoia e dell’invasione. Farò tutto quello che è umanamente e democraticamente possibile perché Renzi e la Boschi non governino più”. Il 20 agosto ci si ritrova al Senato per le comunicazioni del presidente del Consiglio. Ma ricucire adesso è pressoché impossibile: “Salvini è pentito, ma ormai la frittata è fatta” è stato il commento del leader dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio.