Insubordinato e fiero di esserlo

Il capogruppo al Senato di Italia Viva, Davide Faraone, è anche il coordinatore regionale del partito di Matteo Renzi

Il richiamo all’ordine di Saverio Romano – solo l’ultimo della serie – non va giù a Davide Faraone, che attraverso un lungo post su Facebook, esplicita i motivi che l’hanno portato a candidarsi a sindaco di Palermo. Ma soprattutto prende le distanze dai “notabili” della politica.

“Nella “cultura” politica che va per la maggiore – scrive Faraone -, nella “comunità dei politici”, chi fa una “fuga in avanti”, chi non “rispetta la fila” organizzata dal “notabile” per stabilire le carriere per aspiranti futuri notabili, chi decide di candidarsi a qualcosa “senza chiedere il permesso” è un insubordinato da isolare. Io faccio politica da tanti anni, ho fatto tanti errori e tanti ne continuerò a fare, ma nessuno potrà dire di me che ho accettato questa regola non scritta dalla “comunità politica”. Semplicemente perché la considero sbagliata. Potrete attaccarmi su tutto, dire di me le cose peggiori, ma nessuno potrà mai tacciarmi di incoerenza e mancanza di coraggio”.

“Potevo stare comodamente al Senato e lavorare alla mia comoda conferma – dice Faraone -, ma ho deciso con grande umiltà ed amore di occuparmi della mia città, così piegata ed umiliata dalla sporcizia, dalle strade groviera, dalle bare senza degna sepoltura e senza un euro in cassa. Per 10 anni, ero giovane e avevo più capelli, ho fatto il consigliere comunale a Palermo, conoscono la macchina amministrativa e i problemi della città come le mie tasche. Nei 10 anni successivi ho fatto esperienza a Roma, al governo ed in Parlamento, ho costruito un bagaglio importante di competenze e relazioni che a 46 anni posso adesso mettere a disposizione della mia città”.

E infine: “Credo che i cittadini apprezzino questa “insubordinazione”, segno chiaro di libertà. Quanto ti fai condizionare oggi da aspirante candidato, ti farai condizionare domani da sindaco. Non farai gli interessi dei cittadini che ti vogliono libero di scegliere ma quelli di chi ti ha permesso di stare seduto in quel posto e quegli interessi spesso non combaciano. Per questo mentre i partiti di ogni schieramento, destra, sinistra, centro, che rispetto intendiamoci, chiacchierano, convocano tavoli, tavolini, annunciano primarie, propongono accordi, accordicchi, alleanze, auspicano sindaci prigionieri degli accordi di palazzo, noi abbiamo deciso di girare la città, i quartieri, i mercati, incontriamo i cittadini, li ascoltiamo e scriviamo con loro i progetti per la Palermo di domani”.

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