Far passare la convention di Forza Italia come un momento per tirare le somme sui primi sei mesi di governo è risultato, come nelle attese, un esercizio sterile e anche un po’ bizzarro. Perché in sei mesi Schifani ha costruito poco o nulla, eccetto qualche polemica: con Ryanair per il caro voli, con Anas per la gestione della Palermo-Catania, con una ditta di Favara per non aver completato i lavori del Castello Utveggio, coi dirigenti per aver rallentato le concessioni autorizzative agli impianti di rinnovabili (che poi ha bloccato lui stesso). Né le cadute dal pero del presidente – Cannes, SeeSicily, le parcelle d’oro agli avvocati Russo e Stallone, i termovalorizzatori – finiranno nella brochure di fine legislatura. Non erano neppure nel programma elettorale.
Quindi, di che parlare? Del fallimento della prima Finanziaria? Macché, “non succederà più”. Eppure è appena successo, e la Regione non sa letteralmente dove rinvenire i 74 milioni di euro che avrebbero garantito un aumento a 16 mila forestali. Servirà anche una norma ad hoc per stanziare le cifre a Comuni (115 milioni) ed ex province (50 milioni), dato che i fondi europei non sono utilizzabili. Questi argomenti sono stati soltanto sfiorati durante la kermesse del Politeama, dove è stato impossibile esplorare le leggi fatte approvare dal gruppo parlamentare di FI, perché in questa prima fase di legislatura – a parte la Finanziaria – di leggi non ne sono state approvate. Languono tutte nelle commissioni di merito, in attesa che si esaurisca la campagna elettorale.
L’unico frutto dei primi sei mesi di governo, anche se col governo non c’azzecca, è il consolidamento della catena di comando dentro Forza Italia. Il nuovo commissario del partito è, di fatti, Renato Schifani. Il suo segretario, come sempre, Marcello Caruso, a cui non basta aver inaugurato la convention di Palermo per accreditarsi come nuovo leader. Macché. Il leader è Renato. Tocca a lui parlare di Amministrative e di strategie politiche per il futuro, strizzando l’occhio ad Azione e Italia Viva (“Abbiamo il dovere di intercettare gli elettori italiani e siciliani che la pensano come noi, siamo un partito aperto e non mettiamo all’angolo chi vuole avvicinarsi”). Tocca a lui indorare alla platea l’arrivo di Giancarlo Cancelleri dal Movimento 5 Stelle, e accoglierlo in prima persona: “E’ stato un avversario di Musumeci, ma con stile”. L’ex sottosegretario completa la giravolta applaudendo ai video di Berlusconi, ma questa è un’altra storia.
Ecco. Si può dire che l’unico risultato di sei mesi si governo è aver scippato ai grillini il loro leader storico, anche se non gli verrà garantita – stando alle promesse – alcuna “posizione di rendita”. Non verrà messo alla prova nemmeno elettoralmente, per capire il gradimento della base (bassino). L’unico risultato è aver riempito il Politeama di dirigenti e militanti come ai bei tempi. Ma non c’era nessuno di Fratelli d’Italia, nessuno della Lega. Una riunione di partito senza nemmeno la telefonata di Berlusconi, che ha cose più importanti a cui pensare. A voi le conclusioni.