Nessuna apertura nella sostanza, ma solo sul metodo e nei toni: tanto quanto basta per provare a dividere le opposizioni. Missione riuscita, si direbbe, coi Verdi, la Sinistra, il M5s e il Pd da una parte, e Calenda dall’altra. Più Europa nel mezzo. Al termine delle due ore di confronto a palazzo Chigi i giallorossi parlano una lingua, i centristi un’altra. Il rischio è che fosse una passerella estiva o poco più. E così è stato. La passerella, anzi, l’hanno montata davvero davanti a Palazzo Chigi dove Giorgia Meloni ha chiuso le dichiarazioni post vertice. Prima di lei avevano parlato tutti i leader delle opposizioni.
Di concreto sul tavolo c’è davvero poco. Le opposizioni portano il disegno di legge sul salario minimo a 9 euro il cui esame è stato rinviato in Parlamento. Il governo risponde in due tempi. Prima con i dubbi della Meloni (‘ci faceva le domande lei, sembrava un’interrogazione’, riferisce uno dei partecipanti), poi con gli argomenti tecnici esposti dal ministro Elvira Calderone. Ma nei fatti Meloni non toglie esplicitamente il salario minimo dal tavolo. Ai giornalisti spiega che il governo presenterà una proposta in tempo per incrociare la legge di bilancio. E intanto chiederà al presidente del Cnel Renato Brunetta di compiere un lavoro di ricognizione sul lavoro povero. “Ci sono delle divergenze- ammette Meloni – Ho proposto un confronto molto più ampio, che non comprenda solo il salario minimo ma in generale il lavoro povero. Proviamo a lavorare insieme. Continua sull’Huffington Post