Sono trentatré le squadre di volontari di Protezione civile provenienti dal Nord Italia che daranno una mano per contrastare l’eccezionale ondata di incendi in Sicilia, per un totale di 130 nuovi operai. Viaggiano sui mezzi dotati di sistemi di spegnimento, e il loro arrivo è previsto a partire da oggi. È la prima risposta alla richiesta di “dichiarazione dello stato di mobilitazione del servizio nazionale di Protezione civile” che il presidente della Regione, Nello Musumeci, d’intesa con il capo della Protezione civile regionale, ha avanzato al premier Mario Draghi. Il riconoscimento dello “stato di mobilitazione” determina un concorso straordinario di risorse extra-regionali, sia in termini di uomini sia di mezzi appartenenti ai vigili del fuoco e al volontariato.
Le squadre di volontari provengono da Emilia Romagna, Friuli, Veneto, Trento, Bolzano, Piemonte e Lombardia. Rimarranno in Sicilia almeno fino al 10 agosto, quando la morsa del caldo dovrebbe dare un po’ di tregua. Si tratta di personale esperto in antincendio, che in Sicilia evidentemente non si riesce a reperire. Né tra gli operai forestali – al netto delle 19 mila unità presenti (alcuni dei quali non hanno nemmeno cominciato per mancanza di risorse), ce ne sono circa 5 mila addetti allo spegnimento – né tra i volontari. Gli 806 Vigili del Fuoco, invece, sono attesi da turni di straordinario. Ma ciò che viene a mancare, come avviene di solito in situazioni d’emergenza, è il supporto della Regione. Musumeci in parte l’ha anche ammesso: “Abbiamo fatto ben due gare per dotare il servizio antincendio di nuove autobotti grandi e piccole. Ma sono state entrambe annullate. Questo provoca amarezza. Non si può andare avanti così”, ha dichiarato il governatore, puntando il dito contro i dirigenti regionali che dovevano allestire le contromisure e le azioni di prevenzione. Anche se, ha specificato il presidente, “Se appiccano 20, 25 o anche 30 incendi contemporaneamente non c’è prevenzione che tenga”.
Oggi, al termine di un vertice con la Protezione civile e il sindaco di Catania, Musumeci ha dichiarato: “L’antincendio in Sicilia per vent’anni è stato un argomento da sindacato, mai serio da affrontare, destinando risorse cospicue. Il Corpo forestale era destinato alla morte: su oltre mille dipendenti ne ho trovati 600, poi ridotti a 300. Fortunatamente con il concorso che dovrà essere espletato, se Roma darà l’ok, abbiamo racimolato oltre cento unità. Noi vogliamo che il Corpo forestale non muoia, ma anzi che venga rilanciato”. La questione, però, riguarda anche i lidi: “Occorrono bocche d’acqua all’interno di ogni stabilimento balneare. Negli stabilimenti balneari dove c’è un forte carico di materiale infiammabile ed essenzialmente legno è assurdo che una autobotte dei Vigili del fuoco debba aspettare, esaurita l’acqua, che arrivi l’altra autobotte”, ha aggiunto. “Contro gli incendi dobbiamo dotarci di strumenti tecnologici. Stiamo già immaginando tre o quattro ipotesi diverse”.
A sollecitare una soluzione interna per lo spegnimento dei roghi sono stati anche esponenti del centrodestra. Su tutti il deputato regionale della Lega, Vincenzo Figuccia: “Trovo paradossale che per risolvere il problema degli incendi in Sicilia si debba fare ricorso ad unità esterne. Nel territorio abbiamo numerosi operatori Forestali che, potrebbero essere impiegati per prevenire roghi dagli effetti devastanti sull’ambiente. Lavoratori formati e con tanta esperienza maturata nel comparto”. “Trovo paradossale – rimarca Figuccia – che a proteggere i nostri boschi debbano essere associazioni di volontariato della protezione civile provenienti da ogni parte d’Italia. Basta sprechi: si razionalizzino le risorse, si facciano lavorare i nostri Forestali durante tutto l’anno”.
Lo scontro con le opposizioni
L’intervento di Draghi non è bastato a spegnere le fiamme tra Musumeci e le opposizioni. Dopo le critiche sollevate dal Partito Democratico, anche il M5s ha attaccato il governatore: “Come sempre avviene, quando c’è qualcosa che non va, è ahimè, in Sicilia questo accade troppo spesso, il presidente della Regione Musumeci chiama sempre in causa gli altri: il caldo anomalo, i piromani, perfino i cittadini che non hanno realizzato i viali tagliafuoco. Ma la Regione cosa ha fatto?”. Così Giovanni Di Caro, capogruppo grillino. “Le sue responsabilità sono enormi – prosegue Di Caro -. Lo stesso capo della Protezione Civile, Curcio, gli ha ricordato che le norme prevedono che la lotta attiva agli incendi sia di competenza delle Regioni, e la lotta attiva non è solo spegnimento, ma anche sorveglianza, avvistamento. Non stiamo parlando di eventi improvvisi e inattesi, qui la pianificazione è inesistente. A giugno ci hanno fatto vedere una macchina organizzativa che non c’è, con tanto di droni ed effetti speciali. Ma gli incendi, purtroppo, non si spengono con le chiacchiere”.
A breve giro di posta, però, il presidente della Regione ha replicato: “Sono giornate difficili, che ci vedono mobilitati su più fronti: fuochi, cenere vulcanica e pandemia. Ancora una dura prova, che affrontiamo con ferma determinazione. Provo invece tanta pena per i soliti sciacalli politici, usciti allo scoperto, come sanno fare nei momenti di difficoltà. Godono in questi giorni, come godevano nella fase acuta della pandemia, nella vana e cinica speranza di guadagnare briciole di consenso. Quanta tristezza!”. Lo stesso Musumeci, dalle colonne di Repubblica, aveva attaccato i cittadini proprietari di terreni: “Chi ha un pezzo di terreno, al massimo entro il mese di maggio, deve attrezzarsi affinché si possa realizzare il viale tagliafuoco. Si tratta di un costo minimo di una decina di migliaia di euro e serve ad arginare e contenere il diffondersi dell’incendio”. E ancora: “Ci sono decine di delinquenti che si divertono a creare terrorismo e migliaia di cittadini che, anziché curare la prevenzione, piangono sul latte versato”.
Esternazioni che non sono piaciute a Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd: “Ringraziamo il presidente Draghi per i soccorsi predisposti a sostegno della Sicilia, e ringraziamo tutti coloro che in queste ore drammatiche si stanno prodigando contro gli incendi. Prendiamo atto invece che il presidente Musumeci ancora una volta si distingue per la sua arroganza, nel tentativo di scaricare le proprie responsabilità su altri. Invece di usare termini volgari ed offensivi nei confronti di quelle parti politiche che hanno solo chiesto chiarezza, dica perché in tutti questi mesi ha fatto orecchie da mercante invece di ascoltare gli allarmi lanciati dal PD e dai sindacati che sollecitavano il governo regionale a predisporre un adeguato piano di prevenzione sul rischio incendi, e di controllo del territorio. Musumeci – aggiunge Lupo – spieghi anche perché non sarebbero stati richiamati in servizio tutti i forestali a disposizione, e dica se è vero che proprio per la carenza di personale alcune torrette di avvistamento erano scoperte, e dunque gli allarmi sono scattati in ritardo: su questa vicenda il PD presenterà una interrogazione parlamentare all’Ars”. Il capogruppo PD chiede inoltre al presidente della Regione di prevedere “risarcimenti urgenti per tutti i cittadini che hanno subito danneggiamenti, in particolare alle abitazioni, a causa degli incendi”.
“Riteniamo che la tutela del nostro patrimonio ambientale, dei boschi, della preziosa biodiversità presente in Sicilia non sia nell’agenda politica del governo Musumeci”. Lo dicono Alfio Mannino Segretario generale della CGIL Sicilia e Tonino Russo Segretario Generale della FLAI-CGIL Sicilia. “Adesso chiediamo che con immediatezza, il governo prenda atto del fallimento della sua politica ambientale, e con un sussulto d’orgoglio, metta in campo azioni concrete per salvare il salvabile. Chiediamo di immettere in servizio tutti i 18.700 lavoratori della forestale che non sono ancora avviati, o che stanno per essere licenziati e si disponga un servizio di avvistamento e sorveglianza itinerante in tutto il territorio regionale. Se c’era bisogno che fosse il capo della protezione civile nazionale, a ricordare alla Regione Siciliana, che la lotta attiva agli incendi, ma anche l’avvistamento e la sorveglianza sono di competenza della Regione, non si perda più tempo ad attivare la sorveglianza. Si disponga che tutti i lavoratori forestali della Sicilia siano le sentinelle del territorio”.
Tra gli interventi più decisi di queste ore quello di Carmelo Lopapa, direttore di Repubblica Palermo, che dopo aver concesso spazio al presidente della Regione, lo stronca nel suo fondo: “E’ inaccettabile sentir dire al presidente della Regione che a farla dovrebbero essere tanto per cominciare “i cittadini, con la prevenzione”. I cittadini, governatore Musumeci? E quale prevenzione ha garantito la sua giunta che ha stanziato 134 milioni quest’anno per prevenire le devastazioni, salvo utilizzarne solo 64, esauriti già a giugno?”. Inoltre, Lopapa riferisce del sopralluogo di Musumeci a Catania, nei luoghi distrutti dalle fiamme: “Musumeci non ha mai pronunciato la parola mafia. Né speculazione. Né affari. Né forestali isolati e criminali. “Tutto quel che potevamo fare è stato fatto”, si è difeso. No, non siete assolti per le fiamme che hanno bruciato le prime case di innocenti cittadini. Non sono “delinquenti che si divertono”, come li bolla nell’intervista che qui ospitiamo il presidente tra i più inadeguati che questa Regione abbia mai avuto. Speriamo, come dice lui, che questa “grandissima lezione possa servire”. Ma al suo governo, soprattutto, che per fortuna tra un anno si presenterà al cospetto dei siciliani chiamati a fare la “loro parte””.