Avrò avuto quindici o sedici anni e un giorno mia madre indicò un cassetto della stanza dove dormivo. Questo è tuo, disse, ci puoi fare quello che vuoi, metterci quello che vuoi, né io né tuo padre lo apriremo mai. Ci mettevo le sigarette che avrei fumato di nascosto, le copie delle lettere d’amore spedite alle ragazze, il libretto delle giustificazioni truffaldino per marinare la scuola (ogni tanto penso ai ragazzi di oggi, coi loro registri elettronici, la segnalazione delle assenze in tempo reale, i voti online un’ora dopo, penso al cassetto di mia madre estratto e sbatacchiato dalla tecnologia come in una visita notturna della Stasi, penso a quanto mi sia servito a crescere la violazione delle regole, nascondere un’insufficienza e studiare per recuperarla, decidere di non andare a scuola e assumermene il rischio e la responsabilità, penso ai nostri figli sterilizzati nel controllo digitale perenne, all’annullamento del loro libero arbitrio in nome della sorveglianza a fin di bene, all’ansimante ricerca della sicurezza a discapito della libertà, il vero onnivoro tratto del nostro presente). Continua su Huffington Post
Mattia Feltri per l'Huffington Post
in Buttanissimi Extra
In vigore la norma sui trojan Addio privacy: siamo tutti spiati
alfonso bonafedetrojan
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