In Sicilia un partito di scandali e sprechi: Meloni dice basta

La premier Giorgia Meloni

Francesco Lollobrigida, il cognato d’Italia, è caduto in bassa fortuna: finita la storia d’amore con Arianna Meloni, potente sorella della Presidente del Consiglio, l’aitante ministro dell’Agricoltura è finito mediaticamente e politicamente in un cono d’ombra. Stessa sorte è toccata a Daniela Santanché: più che un ministro è ormai un fantasma della politica; un simulacro armato di gioielli, abiti firmati, borse pregiate e scarpe con tacco 12. Caduti i due pilastri che lo proteggevano e lo sostenevano, a Manlio Messina, lo spregiudicato esponente della corrente turistica di Fratelli d’Italia, è venuto a mancare il terreno sotto i piedi. Se si pensa che, nel frattempo, gli scandali in Sicilia si sono moltiplicati – dal caso Auteri al caso Cannata fino alla storiaccia dell’Asp di Trapani, malamente amministrata da Ferdinando Croce – è facile intuire quanto fosse necessario da queste parti un colpo di reni che riportasse il partito della Meloni se non proprio sulla retta via quantomeno sulla strada della legalità e della decenza. Insomma, l’era del Balilla – quella di SeeSicily, degli sprechi di Cannes e dei 23 milioni spesi in pubblicità sulle tv di Mediaset e sui giornali di Urbano Cairo – sembra ormai conclusa.

Con l’avventata e allegra gestione dell’Assessorato siciliano del Turismo, tenuto saldamente in mano per quasi tre anni, Manlio Messina – alias il Balilla, appunto – aveva conquistato, nel settembre del 2022, un seggio a Montecitorio e, subito dopo, anche l’incarico di vice capogruppo vicario. Ma le inchieste della magistratura e le nuvole nere che si erano addensate sui suoi azzardi amministrativi hanno fatto in modo che i nodi venissero prima o poi al pettine. Ieri c’è stato lo show-down. O la resa dei conti: decidete voi. Il partito non solo ha accettato le sue dimissioni da vice capogruppo alla Camera; ma ha anche spazzato via i due segretari regionali, Giampiero Cannella e Salvo Pogliese, che con la loro pallida e invertebrata gestione avevano concesso al Balilla uno spazio di potere senza limiti e senza controlli.

Da ora in avanti le sorti siciliane di Fratelli d’Italia saranno rette da Luca Sbardella, nominato commissario straordinario da quel Giovanni Donzelli, responsabile organizzativo del partito, che nei mesi passati non ha esitato a criticare pubblicamente azioni e comportamenti della cosiddetta corrente turistica; cioè da quel gruppo di potere, capitanato da Messina, che per quasi cinque anni ha amministrato in maniera a dir poco disinvolta una montagna di denaro pubblico per manifestazioni, feste, spettacoli, sponsorizzazioni e faraoniche campagne di promozione come quella montata a margine del festival cinematografico di Cannes, costata oltre tre milioni di euro e affidata, manco a dirlo, a una misteriosa società lussemburghese.

Chiusa l’era del Balilla, restano comunque operativi, sul palcoscenico della politica siciliana, i fedelissimi che lo hanno servito con devozione (da Raul Russo a Gaetano Galvagno) e gli eredi, come Elvira Amata e Francesco Scarpinato, che al vertice dei rispettivi assessorati, Turismo e Beni Culturali, insistono malgré tout nel seguire gli stessi metodi: certamente meno sbracati, ma pur sempre con una quota ben precisa riservata alle associazioni di area, chiamiamole così, e a un numero ristretto di pagnottisti – sempre gli stessi – chiamati puntualmente a spartirsi le somme destinate alla comunicazione. E’ la Sicilia, bellezza!

Giuseppe Maria Del Basto :

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