Dopo essere stata “cacciata” dall’uscita sul retro per il coinvolgimento nell’inchiesta sui dati falsi Covid, in cui compare tra gli imputati anche Ruggero Razza, ex assessore alla Salute, la dirigente dei ‘morti spalmati’, Maria Letizia Di Liberti, è tornata gloriosamente ai piani alti della Regione: dopo aver ottenuto ad interim la guida del dipartimento alla Famiglia, nelle ultime ore è stata nominata direttore generale all’Acqua e ai Rifiuti, un settore chiave della macchina amministrativa.
Di Liberti, a seguito dello scandalo che aveva colpito la sanità (all’epoca guidava l’Osservatorio epidemiologico) era stata sospesa dal servizio. La punizione è durata un anno, prima del progressivo rientro. Nell’ottica della rotazione disposta da Schifani, e del depauperamento delle prime due fasce dirigenziali, non si può rinunciare a nessuno. Neppure a un’imputata.
Riempire le caselle della burocrazia, in questo avvio di legislatura, è stata una faticaccia. Schifani, dopo aver trattenuto in servizio i capi di gabinetto uscenti per “assicurare la continuità amministrativa” (nelle more della nomina dei nuovi assessori), ha dovuto affidarsi all’usato sicuro: così ha piazzato Salvatore Sammartano, pensionato, a capo dello staff di gabinetto; la dottoressa Giovanna Volo, pensionata, a capo dell’assessorato alla Sanità; Giovanni Ilarda, pensionato, come liquidatore del Consorzio Asi Sicilia orientale. O imputati o pensionati, o Bulli o Balilla: Ma uno ‘normale’, mai?
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Nella foto: Maria Letizia Di Liberti