Il Consiglio dei Ministri ha impugnato le norme della legge di stabilità regionale, che erano state finanziate con risorse del Fsc per circa 800 milioni. Stop anche ad un’altra decina di commi. Ma l’elemento cruciale, come si evince dalle motivazioni del Cdm, riguarda le risose già calate in Finanziaria, ma non ancora nelle disponibilità della Regione. Una sessantina di norme finiscono azzoppate perché il tesoretto a valere sul Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027 al momento esiste “soltanto in un capitolo del bilancio dello Stato”, ma le risorse “non sono state programmate, né assegnate, alla Regione Siciliana”, quindi “non possono essere considerate nella disponibilità” della Sicilia. Insomma, il bilancio – come già avvenuto in passato – è scritto sulla sabbia.
A saltare per prime sono alcune marchette bipartisan (come la ristrutturazione di piazze e campi sportivi, piscine comunali e centri culturali) ma, come fa sapere Live Sicilia, sono a rischio anche i fondi per gli enti locali: a partire dai commi 4 e 5 dell’articolo 1 che assegnavano 115 milioni di euro ai Comuni e 50 alle ex Province. Saltano i contributi alle imprese per le nuove assunzioni a tempo indeterminato e per la trasformazione dei contratti a tempo determinato in contratti definitivi. Per le aziende c’erano a disposizione fino a 30 mila euro. Stessa sorte per i 74 milioni di euro destinati all’aumento per i Forestali.
“Ce lo aspettavamo, ma l’impianto della manovra regge”, dice all’ANSA l’assessore regionale all’Economia, Marco Falcone. E aggiunge: “Nel corso delle interlocuzioni intrattenute, il ministro della Coesione, Raffaele Fitto, ha manifestato al presidente Schifani la propria disponibilità ad assegnare le risorse del Fsc 2021-27 da destinare al finanziamento degli investimenti, di cui alle disposizioni impugnate, coerenti con le linee di intervento del programma”.
“La meraviglia è che ci si meravigli – dice il capogruppo del M5s, Antonio De Luca -. Tutto ampiamente previsto e prevedibile (al punto che lo avevamo anche denunciato in aula), tranne nelle stanze dei bottoni di Schifani, che per questa sonora bocciatura non può nemmeno appigliarsi all’alibi preferito da Musumeci: scaricare le colpe dei fallimenti sull’ostilità del governo Conte”. “Certo che se dovessimo dare le pagelle a questo primo scorcio di legislatura – prosegue il grillino -, dovremmo inventarcelo un numero tanto basso. Niente proposte, nessuna iniziativa, solo litigi e la prima e unica legge che è stata fatta è finita a gambe all’aria. Finora l’esecutivo Schifani non ha prodotto nulla di utile, anzi non ha fatto proprio niente, se non proclami seguiti dal nulla, come nel caso del caro voli, o disastri, come le operazioni sfornate dall’assessorato al Turismo. Se il buongiorno si vede dal mattino non è difficile prevedere tempi durissimi per i siciliani”.
Per Michele Catanzaro, del Pd, “la gatta frettolosa ha fatto i gattini ciechi. Nel tentativo di dimostrare discontinuità rispetto ai proverbiali ritardi della passata legislatura il governo Schifani ha puntato più sulla forma che sulla sostanza, ricadendo nel vortice delle impugnative. Un governo pasticcione che ha portato in Aula una legge di stabilità che non risponde ai criteri di certezza della copertura finanziaria perché basa molte delle norme inserite su fondi Fsc che non possono essere riprogrammati perché scaduti”. “Incappare in un’impugnativa alla prima legge approvata è un fatto gravissimo, ancor più perché arriva da un governo nazionale che ha lo stesso colore politico di quello regionale e con il quale ci aspettavamo ci fosse stata un’interlocuzione. Le 15 pagine di impugnativa – continua Catanzaro – si sono abbattute come una scure sui proclami del governo Schifani, a farne le spese, tra gli altri, saranno ancora una volta i Comuni che vedono sfumare il fondo di investimento di 115 milioni previsto, la sanità, che già soffre per la carenza di personale medico, grazie alla bocciatura dei fondi destinati alle borse di studio di area medica, le famiglie meno abbienti che vedono sfumare la possibilità di accedere ai contributi previsti con il Fondo Famiglia. Se questo è il buon lavoro del governo regionale – conclude Catanzaro – c’è da essere preoccupati per l’immediato prosieguo della legislatura”.