A sentire Ruggero Razza, e dando uno sguardo ai social, che lo riprendono impegnato in eventi e inaugurazioni da una punta all’altra della Sicilia, la sanità si è rimessa in moto: “Quando lavori per due anni – spiega l’assessore regionale alla Salute – arriva il momento di raccogliere i frutti. Il tour è iniziato al centro per gravi neurolesi di Scicli, una struttura spoke del “Bonino Pulejo”. Poi, abbiamo inaugurato a Caltanissetta il blocco operatorio centrale dell’ospedale Sant’Elia; siamo stati al Papardo di Messina per la conclusione dei lavori di allargamento e risistemazione del Pronto soccorso. E al San Marco di Catania è venuto a trovarci il Capo dello Stato, per l’apertura formale di un ospedale che, senza il nostro intervento, poteva essere una grande incompiuta. Quel nosocomio era stato finanziato con fondi comunitari. In caso di mancata apertura, la Sicilia avrebbe dovuto restituire quasi cento milioni di euro all’Europa. Sarebbe stato un danno enorme anche a livello di immagine”.
Che idea si è fatto il presidente Mattarella?
“Il Presidente è stato molto curioso di incontrare i medici e visitare i reparti. Gli abbiamo presentato le scoperte di alcuni ricercatori catanesi di Pediatria, sulle malattie rare e sulla fibromialgia”.
Quali sono i prossimi appuntamenti?
“La prossima settimana inaugureremo l’unità radiologica all’Ismett e l’emodinamica alla Fondazione Giglio di Cefalù. Un paio di giorni fa, ed è una cosa a cui tengo molto, il presidente Musumeci ha sollecitato un vertice in cui si è discusso della realizzazione dei nuovi ospedali di Palermo. Sul capoluogo l’impegno economico della Regione è enorme, come mai prima d’ora”.
Eppure, fin qui, avete dato l’idea di un governo Catania-centrico.
“Sorrido quando sento parlare di un governo proiettato sulla Sicilia Orientale e su Catania, perché il maggior numero degli investimenti e degli interventi si stanno realizzando nella città di Palermo”.
A proposito di Sicilia orientale. Qualche giorno fa Di Maio, parlando da Ragusa, ha spiegato ai simpatizzanti che il governo nazionale toglierà alle Regioni il potere di nomina dei manager.
“Qualcuno gli spieghi che per farlo bisogna cambiare la Costituzione. Di Maio non sempre è addentro alle regole”.
Ha detto che è un’azione di contrasto al clientelismo.
“La Sicilia è stata una delle prime regioni italiane ad applicare una norma che prevede per i manager una procedura di evidenza pubblica, un effettivo concorso, un esame fatto da una commissione indipendente e la realizzazione di short list sulle quali si è esercitata la scelta discrezionale del governo. La organizzazione del sistema sanitario compete alle Regioni perché lo dice la Costituzione. Il giorno in cui il Ministro Di Maio vorrà mettere mano al titolo V della Costituzione ne riparliamo”.
Mi sembra risentito.
“Sta prendendo corpo una tentazione neo-centralista. Per la prima volta la maggioranza delle Regioni è a guida centrodestra. E’ come se qualcuno, dopo averlo perso, volesse riportare il controllo del sistema delle Regioni italiane nelle mani dello Stato. E impedire alle autonomie di funzionare”.
Il report della Svimez, per molti aspetti, è stato impietoso. Ma ha fornito anche un altro dato: stanno diminuendo le persone che si recano fuori dalla Sicilia per sottoporsi a intervento chirurgico. Segno che sta cambiando qualcosa?
“Noi raccontiamo sempre l’idea di un sistema sanitario in cui l’aeroporto sia l’ospedale più frequentato, e invece non è così. La Lombardia, che è meta di gran parte della mobilità delle altre Regioni, è anche quella che spende di più in mobilità. Sembra un controsenso, ma è così. Secondo gli indicatori più recenti, una mobilità fra il 4 e il 5% del totale delle prestazioni è normale. Il numero dei cittadini siciliani che si reca fuori, comunque, sta iniziando a scendere. Ma a noi importa incrementare un altro dato: quello dei cittadini che vengono in Sicilia per farsi curare. Per questo stiamo puntando sulla infrastrutturazione sanitaria, sulla tecnologia, sulla ricerca: perché la Sicilia possa diventare protagonista non soltanto nel Mezzogiorno, ma anche nel bacino mediterraneo. Abbiamo attivato un rapporto sul centro trapianti con Malta, e speriamo di poter completare presto i percorsi con alcuni importanti Paesi del Nord Africa”.
Parliamo di personale. Perché avete riaperto i termini del concorso per infermieri?
“Per permettere la partecipazione al bando dei ragazzi neo laureati in Scienze Infermieristiche. La graduatoria rimarrà in vita per 36 mesi e non ci sembrava giusto tenerli fuori. Trattandosi di un concorso di bacino, non se ne può fare uno ogni anno. La procedura è complicata”.
Avete anche altre procedure aperte. Coi concorsi di bacino – per la Sicilia Orientale e la Sicilia Occidentale – riuscirete a garantire l’intero fabbisogno?
“Nei prossimi 36 mesi speriamo di colmare quasi tutte le lacune. Abbiamo in corso una selezione per personale medico, una per personale infermieristico e una per operatori socio-sanitari. I due grandi concorsi di bacino a cui hanno partecipato oltre 20 mila persone per bacino, riguardano le ultime due. I 3 mila posti banditi per gli infermieri coprono la parte più importante del fabbisogno. Da quelle graduatorie attingeremo per far fronte alla nuova dotazione organica e colmare i vuoti di chi andrà in pensione. Però c’è un dato che è importantissimo: dal primo gennaio 2018 a oggi in Sicilia sono tornati più di 1.200 lavoratori dal Nord Italia. E’ un’operazione di rientro imponente. Queste persone erano state costrette a cercarsi un lavoro altrove”.
State pensando a un centro per l’ambiente e per la salute. Avete intrapreso un processo che lega la sanità all’innovazione e alla ricerca?
“Anche questo è un percorso rivolto al territorio di Palermo, che punta al recupero dell’ex istituto Roosevelt. In quella sede immaginiamo – attraverso un accordo di programma-quadro che ha già visto un primo partenariato con l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, il Cnr, l’Ismett e l’Arpa – di realizzare un incubatore di impresa e un luogo di ricerca che coinvolga i due asset che meglio rappresentano il futuro: cioè la salute e l’ambiente. Sarà un link naturale con il centro di ricerca della Fondazione Ri.Med, che dovrebbe sorgere a Carini entro il 2022 e, una volta a regime, vedrà lavorare alcune migliaia di ricercatori da tutto il mondo”.
Quest’occasione torna utile per fare il punto sul decentramento delle gare d’appalto della Sanità alla Lombardia. Perché la Centrale unica di committenza della Regione non andava più bene?
“Alla delibera di giunta sulla Cuc, ad oggi, non è seguita alcuna convenzione. Nessuno, pertanto, può affermare che la Regione siciliana ha deciso di trasferire la Centrale unica di committenza in Lombardia. Questa è una suggestione ai limiti della falsa informazione. Chi l’ha prodotta, non ha letto la delibera”.
Ma secondo la delibera esiste questa possibilità.
“Noi abbiamo seguito un doppio binario: da un lato il rafforzamento della Centrale unica di committenza della Regione, come evidenzia il rapporto indirizzato dall’assessorato all’Economia alla Consip. Questo significa rafforzare i nostri asset. Dopo, poiché l’attuale condizione di asfittica gestione della Cuc pesa sulle procedure che riguardano la sanità, e laddove la Cuc non sia nelle condizioni di poterle realizzare, si è detto che – di volta in volta – ci si possa rivolgere alle Centrali di committenza di altre Regioni. Ma questa è una previsione indicata nella legge che ha istituito le Centrali uniche di committenza. Chi dice che volevamo prendere un flusso di attività di evidenza pubblica e trasferirla in blocco in un’altra Regione, dice una cosa che non corrisponde al vero”.
Però avete decentrato anche i servizi di digitalizzazione dell’assistenza sanitaria. Stavolta alla Liguria. Perché non avete utilizzato Sicilia Digitale?
“Poiché il “decreto dignità” sta facendo licenziare un sacco di lavoratori, l’unico modo per poter garantire la continuità dei servizi è quello di attivare forme di partenariato fra pubbliche amministrazioni. Anche questa è una norma prevista dalla legislazione nazionale. L’accordo fra Sicilia Digitale e Liguria Digitale consente di salvaguardare il personale di Sicilia Digitale. Non è un trasferimento in Liguria di attività e servizi. Dentro Sicilia Digitale ci sono alcuni lavoratori che per colpa del governo Conte rischiano di perdere il lavoro. Possiamo attivarci per impedirlo, oppure no? Io capisco che viviamo in una terra in cui dietro ogni cosa bisogna trovare l’opaco, ma ogni tanto le cose sono più semplici di come appaiono. Se qualcuno avesse chiesto informazioni all’amministratore unico di Sicilia Digitale, si sarebbe sentito rispondere che il partenariato con Liguria Digitale era finalizzato a salvaguardare le sue attività. E avremmo evitato polemiche inutili”.
L’approvazione della nuova legge sulla Formazione professionale ha mascherato alcuni malumori dentro la maggioranza. Alcune misure, come la Legge sui Rifiuti e il taglio dei vitalizi, sono rimaste impantanate.
“Faremo tutto quanto. L’approvazione del ddl Formazione non è un atto isolato, ma la prosecuzione di un cammino iniziato con l’approvazione delle nuove leggi sulla semplificazione, sulla pesca, sulle attività agricole, sul diritto allo studio. Rispetto alla precedente, questa assemblea sta affrontando una serie di leggi di settore significative. Attaccarla ogni giorno mi pare ingeneroso. E’ un organismo che sta lavorando. Soprattutto nelle commissioni, che in questi due anni hanno approvato il nuovo piano regionale della rete ospedaliera, il piano stralcio sui rifiuti, i decreti sullo sblocco del fondo Sicilia. Che si parli male di noi fuori dalla Sicilia ci sta, che lo si faccia in casa è ingeneroso”.
Anche Musumeci ha avuto da ridire sul ruolo dei deputati. Come si scioglie il nodo del “voto segreto”?
“Col buonsenso. La commissione regolamento si sta già riunendo. Il presidente Miccichè e il presidente Musumeci sono sulla stessa linea, come sempre. Non vedo ragioni per cui non si debba far fare alla Sicilia un passo in avanti”.