“Se da noi taglia il 100% e da altri raddoppia le rotte, esiste allora un caso Trapani”. Salvatore Ombra, il presidente dell’aeroporto “Vincenzo Florio”, ha tante buone ragioni per essere incacchiato. Ma di questo passo sarà l’intero settore del turismo, la principale fonte di sostentamento della nostra economia, ad affogare. Qualche giorno fa, con un annuncio altisonante in conference call, Alitalia ha deciso di abbandonare Birgi per la stagione estiva e di chiudere i rubinetti a un territorio che campa di vacanze e attrattività. “Per l’insufficiente livello di richiesta da parte dell’utenza, la cui domanda è inferiore da Roma del 60% e da Milano del 30%” si è giustificata la compagnia. Scendere le scalette dell’aeromobile e tuffarsi nel mare di Favignana, per il momento, rimarrà un ricordo.
Il presidente della Regione, Nello Musumeci, e un gruppo nutrito di sindaci ha manifestato la propria disapprovazione all’aeroporto Falcone-Borsellino di Palermo, dove però Alitalia ha comunicato di aver aumentato i voli: due corse in più da Roma e altrettante da Milano. Qualcosa non torna: sia nei termini della protesta, che della proposta. La compagnia, fresca di ricapitalizzazione da parte del governo centrale per 3 miliardi di euro, ha scelto di riattivare i collegamenti pure con i due mini scali di Lampedusa e Pantelleria (per entrambi, quattro voli alla settimana da Fiumicino e due da Linate). Somiglia a un contentino, ma immaginiamo ci sia dietro un piano industriale coi fiocchi.
In attesa della manifestazione di rabbia del prossimo 17 giugno al “Vincenzo Florio”, promossa da Airgest, la Sicilia è lì che s’interroga sulla stagione che verrà. I voli aerei restano le fondamenta del cosiddetto “turismo di prossimità”, quello che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e lo stesso governatore Musumeci, hanno indicato come l’unico possibile in tempi di Coronavirus. Ma incitare la gente ad andare in vacanza in Italia, o in Sicilia, senza alcun tipo di incentivo – né da parte dei governi tanto meno delle compagnie aeree – diventa un giochino di pessimo gusto. Non solo perché impedisci ai cittadini il naturale soddisfacimento di un bisogno, ma perché in questo modo rischi di bloccare un indotto i cui ricavi, da qualche mese a questa parte, si sono praticamente azzerati: del lotto fanno parte le “povere” agenzie di viaggio, i tour operator, i villaggi vacanze, i grandi hotel, i piccoli proprietari di B&b, fino ai ristoratori e gli esercenti.
Anche la paralisi ha una sua spiegazione. Il grande piano di rilancio promesso – ormai oltre un mese fa – dalla Regione siciliana, consisteva in un investimento da 75 milioni di euro, previsti dall’articolo 10 della Legge di Stabilità, per incentivare gli arrivi e le presenze nell’Isola. Praticamente, la Regione avrebbe acquistato i servizi da tour operator e agenzie di viaggio, per regalarli ai turisti. L’esempio classico è quello della notte in omaggio ogni due trascorse all’interno delle nostre strutture ricettive. E sebbene l’assessore Manlio Messina abbia tutte le intenzioni di dare seguito a questa promessa, la verità è un’altra: che al momento non si può. I 75 milioni, infatti, sono “congelati” nelle casse di palazzo d’Orleans, sotto altri capitoli di spesa. Per liberarli, il governo ha bisogno che si pronunci il Ministero per il Sud e la Coesione territoriale, retto dal nisseno Giuseppe Provenzano, che in questa fase critica ha il compito di dare il “via libera” alla rimodulazione dei Fondi Poc e Fesr, su cui si basa la Finanziaria di Musumeci. In pratica la Regione ha impegnato soldi non propri, e per di più soggetti a un lungo iter autorizzativo che dopo oltre un mese non ha dato un verdetto.
Per segnalare l’anomalia è intervenuto l’ex assessore al Turismo, e attuale segretario regionale del Partito Democratico, Anthony Barbagallo: “Purtroppo siamo costretti a rilevare che agli uffici del Ministero non è pervenuto nulla – ha detto Barbagallo, riferendosi alla richiesta di rimodulazione dei fondi extraregionali – Mentre intere categorie annaspano sotto il peso della crisi, il governo Musumeci continua con gli annunci e lo scaricabarile. Nessun provvedimento per il settore del turismo né per quello dello spettacolo dal vivo è stato adottato nonostante le ampie risorse votate dall’Ars, con qualche parere contrario espresso dal governo stesso. Peraltro, ad oggi, la Regione siciliana è l’unica regione italiana a non aver rimodulato i fondi comunitari”.
“A distanza di ben sette settimane dall’approvazione di una Finanziaria che nel disegno originario doveva essere di emergenza e dare sollievo alle categorie in crisi – ha proseguito il parlamentare “dem” – non c’è traccia né dei provvedimenti a sostegno del settore del turismo né delle rimodulazioni necessarie. Come se non bastasse – aggiunge Barbagallo – il governo regionale concentra tutto l’impianto del programma di rilancio turistico sull’acquisto di voucher attraverso una fantomatica ‘app’ che dovrebbe partire nelle prossime settimane solo a regime ridotto, per essere pienamente funzionante per i turisti solo in una seconda fase ed a patto che parlino l’italiano. Se il calendario non inganna, quindi, tutto sarà pronto solo quando la stagione estiva sarà irrimediabilmente persa”.
Messina non s’è lasciato impressionare. E ribadendo che dalla prossima settimana i turisti troveranno i voucher su un portale, e che l’assessorato conta di acquistare i servizi (comprese guide, escursioni, immersioni e visite ai siti archeologici) da 15 mila operatori, c’è andato giù pesante: “E’ chiaro che Barbagallo non sa di cosa parla. Ma soprattutto ci fa sorridere che a parlare sia colui che nel suo ruolo ha lasciato il segno per aver distrutto, insieme a Crocetta, il turismo, i teatri, e lo sport in Sicilia. Comprendo le difficoltà di accettare che il governo Musumeci stia recuperando anni di distruzione del Pd anzi, come si dice in Inghilterra, non gli “cala” proprio, ma raccontare falsità e bugie è a dir poco risibile. Ma lo sappiamo ormai, è nello stile della sinistra e del Pd. Se ne faccia una ragione l’onorevole Barbagallo, siamo anni luce avanti, e non a parole, ma con i fatti”.
Restano i dubbi sulla tempistica: è già tardi per immaginare un’impennata delle prenotazioni da qui a luglio-agosto. Ed è sempre più difficile, coi prezzi che corrono, organizzare un viaggio in Sicilia. Nonostante Alitalia abbia annunciato tariffe vantaggiose per tutti i collegamenti (addirittura, a partire da 30 euro), risulta francamente impossibile spostarsi da e verso l’Isola nei giorni più richiesti della stagione estiva, o in prossimità delle ferie. Per questo, il piano di Messina contemplava un tesoretto da 15 milioni per calmierare le richieste esose delle compagnie aeree – Alitalia ma anche le low cost – e facilitare l’approdo in Sicilia a prezzi congrui. Una sorta di continuità territoriale (per chi c’arriva) da applicare però alla categoria dei turisti. Che, per usufruirne, dovrebbero comunque aspettare l’ultimo secondo utile (dato che siamo sempre al palo con questi benedetti fondi Poc).
Le vacanze last minute sembrano il naturale rifugio per chi non è disposto a spendere “una cifra”. Vale anche per i provvedimenti del governo nazionale, che nell’ultimo decreto Rilancio (che il parlamento deve ancora convertire), aveva inserito la possibilità di ottenere un “bonus vacanze” per le famiglie con un Isee inferiore alle 40 mila euro l’anno. Ma nessuno potrà fare richiesta prima del 1 luglio. Il contributo (per un massimo di 500 euro, dipende dai componenti del nucleo) potrà essere utilizzato in alberghi, villaggi, campeggi, agriturismi e Bed&breakfast. Sarà fruibile nella misura dell’80%, sotto forma di sconto immediato, per il pagamento dei servizi prestati dall’albergatore, e il restante 20% potrà essere scaricato come detrazione di imposta, in sede di dichiarazione dei redditi, da parte del componente del nucleo familiare a cui viene fatturato il soggiorno. Alle imprese turistiche ricettive lo sconto sarà rimborsato sotto forma di credito d’imposta.
A quest’anno zero del turismo di prossimità, che non prevede alcuna apertura delle frontiere per i voli extra Schengen fino al 30 giugno, prova a dare un timido contributo Trenitalia, che ha ampliato l’offerta di treni (42 collegamenti interni tra Messina e Catania) e destinazioni, specie nelle località di mare. Sarà più facile raggiungere Cefalù (da Palermo) e Sferracavallo (da Punta Raisi). Verranno reintrodotti gli Intercity notturni da Roma e Milano. L’offerta raggiungerà le 370 corse al giorno, e le tariffe saranno competitive: ci sarà un biglietto unico a 49 euro per quattro weekend, e a 149 euro per tutti i weekend, mentre bambini e ragazzi sotto i 15 anni viaggeranno gratis nei treni regionali. E’ un piccolo contributo a una stagione che si preannuncia cupa, e che non dà ancora alcun segno di vitalità. L’operazione “salviamo il salvabile”, fra l’altro, è in ritardo di almeno un mese. Non basteranno gli insulti ad Alitalia per tirarci fuori dal guado.