Le mamme d’Italia, anche quelle che si chiamano Giorgia, quando non ce la fanno più ormai sbottano solo così: “Smettila di salvinare”. Abbiamo anche controllato le loro chat e non dicono più di un bambino, “birichino”. Piuttosto gli dicono “Salvini”, che è diventato sinonimo di monelleria irritante. Perfino verbo: io salvino, tu salvini, egli salvina. Così la sera il nonno raduna attorno al focolare i suoi piccoli salvinini e racconta loro delle favole educative: “Avete visto, da giovane, che pezzo di salvini ero anche io…”. E intanto la nonna, la vecchia salvina, sta a sferruzzare silenziosa e fedele. Poi si sentono i lenti rintocchi dell’antica campana del Duomo, detta “la salvinona”, mentre corre voce, negli ambienti meglio informati del governo, che sia imminente una nuova salvinata.
D’altra parte, l’eroe eponimo, non fa passare giorno senza mettere su una nuova piroetta. Egli si alza al mattino, e chiede: “Dov’è Giorgia oggi?”. “E’ alla Nato a Washington”, gli rispondono. E allora lui tutto
contento va subito a salvinare su TikTok: “In Ucraina più armi si inviano e più la guerra va avanti”. Di fantasia fervidissima quando si tratta di decidere dove recarsi per andare a mangiare, egli, l’eponimo, manca totalmente di immaginazione se lo invitano, garbatamente, a fare politica. Sta al governo, ma sta pure all’opposizione.
Non riusciamo a capire come mai questo ragazzo, dopo quasi cinquant’anni che vive seco, non sia ancora stanco di sé e delle cose che dice. Le quali, con l’interruzione di qualche rara settimana, sono tutte rigorosamente uguali e non si ascoltano, ma si riascoltano. Meloni vede Biden a Washington? Eccola servita: “Le condizioni di salute di Biden non mi sembrano brillantissime, essere in salute per il capo degli Usa mi sembra importantissimo”. C’è pure Macron? Tiè Giorgia: “E’ un presidente delegittimato”. Tra dieci giorni si vota per la Commissione europea? “Noi non voteremo mai Ursula von der Leyen… noi”. Il vero segretario della Lega avrebbe dovuto essere Ettore Petrolini (ve lo ricordate?): “Cambia la pianta, la radice e il fiore, ma lo amor mio, l’amor mio non muore”. L’Eponimo infatti, che di questo governo sarebbe il vicepremier, faceva così pure quando governava con Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Salvinava. Il governo era suo, ma tutto lo interessava tranne che governare. Obiettivo: ballare, anzi far ballare, la samba. O la macarena. Alé.
Ragione per la quale, già alcuni mesi fa, un amico aveva suggerito a Meloni di procurare al vicepremier zuzzurellone, anzi salvinone, un impiego da conduttore magari a Rete 4. Basterebbe mezza telefonata a Pier Silvio. Perché egli è assai meglio di Pino Insegno e di Mario Giordano quando spacca le zucche. Anche se lui, di solito, spacca altre cose. Ma niente da fare. Niente tv, per adesso. Il supremo sacerdote dei commestibili, l’uomo che con la sua incessante domanda fa rincarare il vitellone, il leghista sulla cui bandiera invece del sole delle Alpi splende una mortadella, resta al governo. Mezzo dentro e mezzo fuori. Promettendoci nuove ebbrezze. E sembra che dica: “Io salvino sempre. E voi?”. Leggi ilfoglio.it