Ecco Paolo Del Debbio – filosofo e star dell’informazione pop – alle prese con l’inverarsi di ciò che fu.
“Cosa fu?”.
Ella – messere – fu l’estensore della rivoluzione liberale: la discesa in campo di Silvio Berlusconi ebbe le sue parole.
“Domine non sum dignus!”.
Cosa c’è oggi di quella stagione…
“Tutto è consunto, è rimasta la sollecitazione dei temi liberali – le tasse, arginare le prerogative dello Stato – ma proprio perché fu fatto poco di quel programma sono venuti fuori i movimenti oggi al governo”.
C’erano Gianni Baget Bozzo, Lucio Colletti, Piero Melograni…
“…il compianto Mimmo Mennitti, quindi con lui la nascita di Ideazione; se ci pensa, prima del 1994, nessuno proponeva un programma, c’era solo il voto di appartenenza…”.
Tutto quel furore di novità, oggi?
“Oggi è tutto un pianto”.
Forse perché liberali sono diventati quelli di sinistra?
“Matteo Renzi si prese tutto di quel mondo, è vero: il Jobs Act e la riforma dello Stato, per esempio, che sono due temi fondamentali ma ci arrivò tardi – e col pennacchio dell’élite – rispetto alla un’Italia ormai insofferente al regime del mainstream; tutti quelli che gli votavano contro lo facevano a prescindere dalla difesa della Costituzione e lui, e tutti quelli come lui, erano e sono rimasti sordi”.
Soli?
“Sordi! Prima del Governo Gialloverde pensavano di essere invincibili, stabili come la Dc al governo dal 1948 fino al 1992; dovette arrivare Tangentopoli per far sloggiare lo scudocrociato, per questi è stata sufficiente Sordopoli; sordi alle urgenze del popolo, quelle che poi hanno determinato il successo del M5S e della Lega”; la povertà – che è Il tema avvertito dai CinqueStelle – e poi l’immigrazione, il cavallo di battaglia di Matteo Salvini”.
Due temi, messere, che sono il suo menu. La chiamo messere apposta, Ella è stato il Mefistofele di questo sabba popolist-sovranista!
“Io ho dato voce ai rappresentanti di una ventina di milioni d’italiani; già nel 2012, la mancanza di lavoro, era un fatto di cruda serietà; quella era la stagione dei suicidi degli imprenditori sopraffatti dal carico fiscale, le piccole imprese avevano, e forse oggi ancora di più, solo problemi; ho trovato un pubblico pronto che si riconosceva”.
La tivù vince sulla politica?
“Sì, perché i problemi ci sono e non sono stati risolti; io non ho avuto bisogno di 400,000 euro, quanti ne ha scuciti Jim Messina a Renzi, per sbagliare l’analisi elettorale, io conosco la realtà e già sapevo che avrebbero vinto le elezioni i populisti e i sovranisti”.
Adesso però c’è l’Altra Italia di Berlusconi e se li mangia in un sol boccone tutti questi bricconi.
“L’unica cosa sicura dell’Altra Italia è che non è questa; come quelli che fanno la Terza Via, quando non c’è manco la seconda…”.
Ella ha fiuto, come andrà a finire?
“Non so rispondere, la realtà non è certo un tartufo; io so che questo governo – e in particolare Salvini – deve stare attento alla questione del Nord, per la prima volta nella sua storia la Lombardia ha difficoltà di crescita”.
Dopo aver sofferto i poveri, adesso patiscono i produttori, gli imprenditori…
“La povertà, purtroppo, non risulta abrogata; c’è una fase in cui chi è a disagio, vede una speranza e aderisce a una stagione politica, crea il consenso …ma poi la fame morde, torna ed è, la fame, un volano molto più forte dell’ideologia. E si sente!”.
L’Italia è isolata?
“È isolata da chi la vuole vedere tale, da Moscovici che lo dice, da Junker che nelle ore a basso tasso etilico ripete le stesse cose ma di certo l’Italia non è isolata dal punto di vista commerciale; la Germania, per esempio, isola l’Italia? C’è un interscambio di 130 mld annui, si dirà: gigante economico, nano politico, ma è forse gigante l’Europa, totalmente assente tra le due ‘T’, quelle che vanno da Tunisi a Teheran?
Passando per Lampedusa.
“Eccolo là, il Mediterraneo… l’Europa è politicamente lillipuziana”.
Ha letto qualche giorno fa De Rita, dice che prevalgono ‘valenze teatrali, aggressività, volgarità”, ella si sente volgare?
“Manco per il cazzo!, la metta pure per iscritto; a teatro c’è la buca del suggeritore, non l’ho mai sopportato”.
Eppure Ella fu suggeritore di Berlusconi, cose suggerirebbe oggi?
“Di fare una fondazione sul modello di Bill Gates, lui ha la statura storica per farlo”.
Certo, questo suo finale di partita, esce di scena come un Fiorentino Sullo.
“E senza neppure un Ciriaco De Mita che gli succeda”.
Tutti i suoi bracci destri!
“Silvio è la Dea Kali dai molteplici bracci, tutti destri e tutti mozzi; se ne dovrebbe fare una Spoon River di tutti questi moncherini, seppelliti nella collinetta delle buone intenzioni; penso a Cesare Previti, ad Angelino Alfano, al generale Calligaris, a Samorì, a Mara Carfagna nel comitatino…”.
Pensiamo anche al nostro caro Mennitti, il primo braccio destro, ma anche Pippo Pepe che se lo portava con lo scooter, il Cav. alla scoperta dei Parioli; ma lui il Cavaliere è sempre nella fase ‘Aspettando Godot’
“Macché. È sempre un Aspettando Godè, e pure assai”.