Primo. “Non si cava il sangue dalle rape così come non si estraggono i geni politici dalle organizzazioni di partito, le quali tirano fuori dalla lista l’onorevole di turno, come il prestigiatore fa con il coniglio nascosto nel cappello”. No. Non è una furente invettiva fuoriuscita dalle colonne del fu-blog di Beppe Grillo, non una pungente critica alla vigente legge elettorale, né una stilettata contro la vuotezza della proposta partitica. Insomma non ha nulla a che fare con l’oggi.
E’ l’Italia del 1959 ed a scrivere è Mario Tedeschi: fascista, massone, erede di Longanesi, senatore della Repubblica.
Secondo.
“Sono angosciato da questo governo. E sono preoccupato per lo stato della sinistra in Italia, in Europa, nel mondo. Ho l’impressione di vivere in un paese sempre più cinico, in cui gli altri non sono mai riconosciuti come fratelli, ma sono individuati come avversari, a volte anche come nemici”.
Ancora una volta, no.
Queste non sono le parole di un preoccupato Antonio Gramsci all’indomani della marcia su Roma, dell’incarico a Mussolini di formare il Governo, a qualche passo dalla follia bellica.
E’ l’Italia del 2018 e a scrivere è Sergio Staino: comunista, disegnatore, giornalista.
Nihil sub sole novum.