Apprendo con soddisfazione che sono stati licenziati il capoprogetto e alcuni autori dell’Isola dei Famosi in seguito alla porcheria Corona-Fogli. Sino a quando non ci si deciderà a prendere coscienza del fatto che non è la tv a dover inseguire i peggiori istinti del Paese, ma semmai la polizia per stanare le carogne che ci campano, nessuno potrà sentirsi in salvo. Perché in un Paese dove il pluripregiudicato Fabrizio Corona viene promosso opinionista televisivo, è un Paese dove tutto può accadere, persino che un delinquente faccia la morale a un incensurato, col placet di una delle più importanti reti televisive italiane. Tutto può accadere, ripeto.
In un ambito quantomeno normale, tipo i nostri luoghi di lavoro, esiste un concetto di responsabilità abbastanza preciso: se fai una minchiata, ti stango. Invece l’antico e desueto meccanismo dell’audience (oggi ci si misura con concetti più moderni di coinvolgimento, ad esempio sul web) prevede ancora il sacrificio umano sul rogo della calunnia, della porcata rivelata, dello sputo in faccia allo storpio di turno. Chi, come noi, scrive per mestiere deve sentirsi sempre sul filo del rasoio perché un potere grande come quello che ci è stato concesso è sì afrodisiaco, ma ci dà una forza che non è nostra. È sua. Il passaggio dalla provocazione alla merda è un attimo. Anzi uno schizzo.