Il fulcro dell’emergenza rifiuti, in questi giorni, si è spostato a Catania, dove nell’ultima settimana la raccolta è andata a rilento e per strada sono rimaste circa 2 mila tonnellate di monnezza (col sindaco Pogliese costretto a chiedere scusa). Il comune etneo paga la chiusura della discarica di Lentini, dove il conferimento prosegue con regolarità solamente all’alba: raggiunto il quantitativo giornaliero, i cancelli si chiudono. Ed è capitato molto spesso che i compattatori Dusty, la ditta che effettua il servizio di raccolta nel centro etneo, rimanessero fuori. Nell’impianto della Sicula Trasporti, ormai saturo, è impossibile abbancare. Il quantitativo in ingresso nell’impianto Tmb (trattamento meccanico-biologico), poi, deve essere trasferito altrove. Per questo, con un’ordinanza della Regione, era stato previsto l’aumento della capacità giornaliera di altre tre discariche: quelle di Gela, Siculiana e Motta Sant’Anastasia. Quest’ultima, gestita dalla Oikos, ha risposto picche (non si può andare oltre le 3.900 tonnellate per motivi logistici) e la coperta resta sempre troppo corta.
Da qui l’idea del dipartimento Acqua e Rifiuti: autorizzare un conferimento straordinario di 1.500 tonnellate di monnezza catanese nella discarica di Bellolampo, a Palermo. Fino a qualche tempo fa erano i compattatori di Rap a vagare per la Sicilia in cerca di una meta. Adesso avverrà il contrario. Le operazioni cominciano oggi e andranno avanti fino al raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Nell’impianto palermitano, fra l’altro, sono cominciati da qualche giorno i lavori per la realizzazione della settima vasca, utile a scongiurare un’emergenza perenne (adesso si deposita nella sommità della sesta vasca). Insomma, il sistema è letteralmente fuori controllo, e basta un piccolo guasto all’ingranaggio per far saltare tutto.
I grossi Comuni come Catania, inoltre, pagano un prezzo altissimo per la scarsa capacità di differenziare: siamo appena sopra la doppia cifra (rispetto al 42% a livello regionale). Le cose sono migliorate un po’ a Messina. L’unica via d’uscita, poco sostenibile da un punto di vista economico, di portare i rifiuti fuori regione, o addirittura all’estero, per il momento è stata cassata dall’assessorato regionale, nella speranza che la fine della stagione estiva porti a una lenta normalizzazione del fenomeno. Resta sullo sfondo il bando per i due termoutilizzatori da realizzare in project financing. Il 2 novembre scadono i termini per presentare la documentazione da parte delle aziende interessate. Nel frattempo si continua a raschiare il fondo del barile.