E’ laureato in Architettura il nuovo “ragioniere” del Movimento 5 Stelle in Sicilia. Si chiama Stefano Zito, arriva da Siracusa, e ha smascherato nei giorni scorsi lo “scandalo” dell’Ars che costa più della Casa Bianca. Nei 137 milioni finiti dritti nel report a 5 Stelle, consegnato ai giornalisti a Palazzo dei Normanni, tutte i costi erano catalogati alla voce “sprechi”. Un modo rapido ed efficace per sollevare l’ultima ondata d’indignazione popolare. Ma sarebbe stato più opportuno, ad esempio, far capire ai siciliani che solo 18 di quei 137 milioni sono destinati agli stipendi dei deputati e che il resto serve ad altro: ad esempio, al mantenimento del palazzo Reale o pagare stipendi e pensioni (in pieno stile Inps) ai dipendenti. Dividere quei 137 milioni per i minuti d’aula, alla luce dei ragionamenti appena fatti, risulta pertanto un’operazione perspicace ma assai poco veritiera. Utile, però, a guadagnarsi un titolone sui giornali. L’Ars costa 1000 euro al minuto. Tac!
Stefano Zito, 39 anni, eletto nel collegio di Siracusa (che poi è anche la sua città natale), ha messo la firma sul report dello “scandalo”. E, già nei giorni scorsi, si era guadagnato una menzione ufficiale da Striscia la Notizia, cui aveva offerto su un piatto d’argento un’anticipazione del report che da lì a poco lo avrebbe reso celebre. Tanto che la trasmissione di Canale 5 è stata la prima a sbandierare i costi di un’assemblea regionale recalcitrante al risparmio. Zito, alla sua prima legislatura a Sala d’Ercole, difensore del popolo e oppositore della Casta, avrebbe dovuto conoscere le voci del Bilancio a menadito. Dato che è uno dei deputati segretario del Consiglio di presidenza, ma anche membro della commissione Bilancio all’Ars. Una posizione che, oltre a un surplus di indennità, dà diritto a conoscere prima e meglio le questioni finanziarie dell’Assemblea. Una specie di “privilegio”, anche se per i Grillo-boys questa parola evoca i fantasmi.
Zito, forte di una splendida affermazione elettorale – ha raccolto la bellezza di 18mila preferenze alle ultime Regionali – è uno dei Cinque Stelle più in mostra all’Ars. E’ portavoce del gruppo e ha depositato, nel 2018, la bellezza di 22 disegni di legge. In tutto l’Ars ne ha trasformati in legge 21, per lo più di materia finanziaria (anche questo emerge dal suo report). Il parlamentare, tra i fondatori del primo meet-up siracusano (i “Grilli aretusei”) è un sostenitore della prima ora della causa del M5S. Tra le battaglie sostenute da Zito quella contro le trivelle nella Val di Noto, o contro i rifiuti nella sua Siracusa, ma anche parecchie cause “moraliste”. Un Cinque Stelle nella norma, che dà addosso alla vecchia politica clientelare, instillata in ogni meandro della nostra terra: “La Sicilia è fallita da anni, ma qui dentro nessuno impara niente – diceva ai colleghi dell’Ars nei giorni in cui, disperatamente, si tentava di approvare la Finanziaria – La mia generazione paga l’ignobile modo di governare la nostra Isola degli ultimi 30 anni, ma quella di mia figlia pagherà ancora di più. Clientelismo, perdite di tempo, menefreghismo totale per la comunità ci hanno portato a tutto questo”.
Il rapporto con il governo gialloverde è molto più solido rispetto a quello col governo regionale. Zito è uno degli attivisti pentastellati più in mostra nel tour dei “duecento giorni”, quello che racconta all’Italia i risultati raggiunti dal Movimento nei primi mesi di governo della nazione. E poi la sua è una missione contro gli scandali e le nefandezze. Nel dicembre scorso, infatti, il deputato ha presentato un ddl per controllare le spese dei candidati in campagna elettorale. Ora che il finanziamento pubblico ai partiti non esiste più, occorre rendicontare per filo e per segno quello “privato”: “Ci sono enormi scandali siciliani che abbiamo l’abitudine di dimenticare. O meglio, ci sono scandali che una certa politica vuole farvi dimenticare o che non vi vuole raccontare – scriveva Zito su Facebook – Un esempio eclatante: in Sicilia, i candidati all’Assemblea Regionale Siciliana, non sono sottoposti a limiti di spesa per la campagna elettorale. Non solo: sono gli unici in tutta Italia che non devono presentare il rendiconto delle spese che sostengono. È inaccettabile: tutti i cittadini devono sapere quanti soldi arrivano ai politici per la loro campagna elettorale, da dove arrivano, soprattutto da chi arrivano. In tutta Italia, in tutte le Regioni, ci sono paletti da rispettare, ma da noi no. Una lacuna normativa gravissima che porta ad un solo risultato: spese elettorali pazze senza alcun controllo. Il disegno di legge che ho presentato vuole rimettere la Sicilia in regola con il resto d’Italia: anche i candidati alla nostra regione devono garantire trasparenza totale ai cittadini”.
Zito, che da ragazzo ha lavorato anche da vigile del Fuoco, da restauratore e da assistente all’Università, è tra i grillini più ricchi: nel 2018 ha dichiarato un imponibile di 70mila euro e rotti. È sceso in politica, la politica siciliana, spinto dalla necessità regalare un futuro ai giovani di questa Isola: “Piuttosto che emigrare per trovare lavoro e cambiare la mia vita – sosteneva – resto per cambiare la mia terra”. Mal sopporta le raccomandazioni dei politici, la mafia e il clientelismo. Un cittadino a 5 Stelle nella norma. Con la passione per i report e la ragioneria. Dopo il “colpaccio” di qualche giorno fa, si candida ufficialmente a diventare l’uomo dei conti (e degli scoop) del Movimento.