Lo so, la fissazione è peggio della malattia. Ma da Palazzo d’Orleans comincia a fuoriuscire un brutto odore di fritto, di benevolenze pelose, di complicità sottintese, di pastette cucinate tra amici e compari. L’inchiesta di Mario Barresi sul grande affare degli aeroporti di Palermo e Catania – apparsa ieri su La Sicilia – alza il velo su trame che credevamo scomparse. Sono tornati a galla, dopo un breve periodo di immersione, affaristi e avvocati d’affari, avventurieri e capitani di ventura. Ma chi vigila? Nessuno. Le opposizioni, con la Finanziaria alle porte, vivono in attesa di nuovi possibili inciuci, la Commissione Antimafia non ha poteri d’inchiesta, la Corte dei Conti giudica a consuntivo. Non resta che il “Diario 1845” di Kierkegaard: “La nave è in mano al cuoco di bordo e il microfono del comandante non trasmette la rotta ma il menù dell’indomani”.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Il ritorno di affaristi e avvocati d’affari
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