Il re dei commercialisti e la “paciata” indecente

Caro Escheri,

sono uno dei pochi fortunati che vive fuori dal mondo dei social. Non sono quindi su facebook, come si usa dire ai giorni nostri. Ogni tanto però qualche anima pia mi informa di quanto accade e mi riporta post e relativi commenti.

Mi hanno appena fatto avere una lettera indirizzata a me ma postata sul tuo profilo Facebook solo “per gli amici”.
Ho pensato perché solo per gli amici e privare il mondo del tuo spirito arguto e della tua sapienza? Ho chiesto allora ospitalità al Direttore per pubblicare la mia risposta. Non credo che te la prenderai a male, dalla tua lettera si vede chiaramente che sei una persona di spirito e che sai accettare le critiche.

Devo dire, innanzitutto, che in verità non ho ricordo di questa conoscenza antica a cui fai cenno, nel senso che so chi sei, ma fortunatamente per te (io sono proprio un tipaccio) non abbiamo mai avuto alcuna frequentazione. Non credo neppure, onestamente, che sei una persona con cui potere passare qualche momento di divertimento, per i miei limiti intendo, non certo per i tuoi.

Se posso fare una osservazione, però, al tuo posto anziché mostrare solo arroganza e sicumera, io qualche segno, anche timido, di ravvedimento nella tua lettera l’avrei mostrato. Invece, nulla. La domanda vera, infatti, non è quanto è dura la ricerca della visibilità ma quanto è dura la verità? Pensi davvero di non dovere prendere sul serio quello che hai fatto?

Sì, caro Escheri, perché quelle che tu chiami mie riflessioni, non sono affatto mie riflessioni, sono fatti di cui tu sei stato protagonista e sui quali sicuramente avresti prima dovuto riflettere. A te, però, piace fare il protagonista, solo che pur di apparire hai però dimenticato la tua missione di Presidente dell’ordine dei commercialisti.

Io non ho mai visto il Presidente di un ordine non difendere l’indipendenza e la professionalità di persone che hanno fatto solo il loro dovere. Tanti anni fa un mio saggio amico mi ha insegnato, perché io ne facessi tesoro, questo antico proverbio arabo: “Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero”.

I tuoi servigi, comunque, la prossima volta, offrili a chi te li chiede, io non avrei avuto che farmene di ‘paciate’, ti posso garantire che sono profondamente in pace con la mia coscienza.

Diego Cammarata :

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